Il comunismo è stato sconfitto per la sua crudeltà – “Per Marx non ci doveva essere misericordia”. Ismail Kadaré, poeta e romanziere albanese, sulla fine del comunismo: “E’ stato sconfitto per la sua crudeltà. Per Marx non ci doveva essere misericordia o pietà per i vinti”.
Silvana Palazzo
La rivoluzione ha perso per un eccesso di crudeltà: nella lotta di classe insita nel concetto marxiano di lotta di classe non c’era misericordia. Lo ha spiegato Ismail Kadaré, che ha parlato della rivoluzione d’ottobre, fase decisiva della rivoluzione russa che segnò il crollo dell’Impero russo e l’instaurazione della Repubblica sovietica. «Marx fonda la sua dottrina economica e sociale sull’idea che non ci debba essere pietà per i vinti», ha spiegato lo scrittore e sceneggiatore albanese, secondo cui «il comunismo è stato abbattuto perché l’umanità non poteva accettare tutta quella crudeltà». Lo stesso Kadaré ha creduto nel comunismo, fino a quando ne ha constatato la «ferocia spirituale». In Europa ora ci si chiede se non sia stato prematuro l’allargamento a quei Paesi dell’Est che esprimono oggi governi autoritari, forse perché non ancora pronti alla democrazia liberale, ma l’Albania deve andare verso questa direzione per Ismael Kadaré. «La tendenza c’è, il popolo vuole esplicitamente l’Europa. Questo cammino può essere frenato solo dal nostro retaggio culturale. Ma andiamo avanti», ha dichiarato il romanziere nell’intervista rilasciata a La Stampa.
IL RISVEGLIO ISLAMICO E L’ANTISEMITISMO ALBANESE
Una delle conseguenze della caduta della grande dittatura comunista in Albania è il risveglio religioso, in particolare islamico: per Ismail Kadaré la spiegazione è da ricercare anche nell’ateismo di Stato imposto dal regime. Comunque non ritiene che la turbolenza balcanica sia pericolosa: «In Albania poi il comunismo non ha mai davvero attecchito, è stato recepito in modo freddo perché la morale tradizionale era diversa, non era il nostro modo di essere». La famiglia tradizionale in Albania ha avuto sempre un’importanza maggiore rispetto al collettivismo. Questo Paese tra l’altro rappresenta un’eccezione nel rapporto con gli ebrei, risparmiati dalle deportazioni. L’antisemitismo è sempre rimasto lontano: «L’Albania aveva una pessima fama nel mondo ma almeno non eravamo antisemiti. Stare con gli ebrei per noi è una cosa popolare», ha spiegato Ismael Kadaré nell’intervista a La Stampa. Neppure un reazionario come re Zog era antisemita, così Hoxha, «che aveva il cuore di pietra».
IL DESIDERIO DELL’ALBANIA DI ENTRARE IN EUROPA
Ismail Kadaré è convinto che il popolo albanese sia il più europeo tra i popoli balcanici, per questo ritiene che l’Europa debba appoggiare questa nazione per emancipare la penisola balcanica. Il desiderio dell’Albania di entrare in Europa proprio in un momento nel quale l’Unione europea sembra in crisi sembra quasi paradossale, ma per il romanziere «una crisi continentale è una cosa diversa da una crisi dei Paesi più piccoli». Il problema invece è che il proselitismo dell’estremismo islamico possa esercitare un’influenza sui giovani del Kosovo e dell’Albania, ma per Ismail Kadaré sarà «un’influenza limitata e per un periodo di tempo limitato». Solo un’ondata di passaggio per un accumulo di incomprensioni: «Alcuni offrono la spiegazione del disagio sociale ma io non credo a questo perché le cause sociali vengono ingigantite là dove non si vuole vedere la verità», aveva dichiarato in una recente intervista a Repubblica.
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