Quanto segue http://www.613.org/rav-cat.htm è stato scritto a proposito del cattolicesimo e del cosiddetto “dialogo religioso” e riguardo a come l’ebraismo lo considera. L’autore è il Rosh Yeshivah di Yeshivah University in NY, nonchè uno degli studenti di Rav Soloveitchik, considerato il maggior esponente della cosiddetta ortodossia ebraica moderna.
Rabbi Hershel Reichman – Martedí 17 Febbraio 2004
È con grande rispetto per le persone coinvolte dal lato della Yeshiva University nella recente visita dei cardinali che scrivo questo articolo. Le buone intenzioni e la sincerità di coloro che sono coinvolti è chiara. Tuttavia, chiedo umilmente di presentare un altro punto di vista. La maggior parte di quanto scrivo si basa sulla mia comprensione dell’approccio del Rav (Rabbi Y.B.Soloveitchik) ztuq”l riguardo al dialogo con la Chiesa Cattolica, e spero e prego che sarò preciso riguardo agli insegnamenti del mio Rabbi — ai cui piedi ho studiato per oltre venticinque anni.
Il cristianesimo per gli ebrei
L’ebraismo, come è stato sempre interpretato dalla Torah e dalla Halakhà (Legge della Torah), proibisce il cristianesimo per gli ebrei come una forma di idolatria. Ci sono autorità halakhiche le quali affermano – per quanto riguarda i non ebrei – che la fede cristiana non è idolatra. Tuttavia, praticamente tutte le opinioni sono d’accordo che per gli ebrei il cristianesimo è idolatria. (vedi Shulchan Aruch Yore’ De’ah, Simanim 112-158, specialmente 147. Vedi anche Tosfoth Bekhoroth 2b d.h. Shemà, e la versione non censurata [dalla Chiesa] di RaMba”M (Maimonide) Hilkhoth Avodà Zarà, la sua Lettera alla Comunità in Yemen, e il Sefer Ha-Viquchim (libro delle dispute) di RaMba”N (Nachmanide). Numerose ingiounzioni halakhiche proibiscono agli ebrei di accettare lem pratiche e i credi cristiani, in particolar modo il concetto cristiano di trinità e Gesù, che violano il principio fondamentale della Torah dell’assoluta singolarità e unità non corporale e assoluta di D-io. Tutto ciò è affermato due volte al giorno, ogni giorno, dagli ebrei nel primo verso della lettura dello Shemagn, che proclama che Hashem EchaD — D-io è UNO.
Lo Psaq (Responsum) del Rav Contro il Dialogo Religioso
Subito dopo il Concilio Vaticano II, e il suo richiamo all’ecumenismo religioso, Il Rav promulgò il suo psaq (Tradition 1964) che ha definito la posizione dell’ebraismo ortodosso verso la Chiesa Cattolica per quarant’anni. Egli stabilì che: “Il dialogo religioso fra ebrei e cristiani è proibito. Il “dialogo sociale” su questioni umane e sociali, particolarmente l’antisemitismo, è permesso.
Lo psaq del Rav non fu emesso nel vuoto. Egli era un grande esperto di teologia cristiana e sapeva esattamente che cosa significasse il Vaticano II. Come leader halakhico del tempo, era consapevole delle considerazioni halakhiche che promuovono dialogo, come inimicizia, vie della pace e salvare vite, così come delle Halakhoth [leggi] che limitano tale dialogo. Tuttavia, egli promulgò il suo psaq storico, ancora mai messo in discussione. Per quanto io sappia, nulla è cambiato fondamentalmente da spingere a una rivalutazione di quella decisione.
Quindi, la sola questione halakhica da decidere per noi oggi, è se un certo evento sia da considerare “religioso” o “sociale”. Secondo me, dei preti che ascoltano dei bachure’ yeshivah (studenti di seminario rabbinico) in una Beth Midrash (casa di studio della Torah) è un evento religioso. Direi la stessa cosa se si trattasse di rabbini che si recassero nelle chiese ad ascoltare corsi religiosi cristiani.
Capisco che il termine “dialogo religioso” come era usato dal Rav, ztuq”l, comprendeva non solo discutere i vangeli, la loro teologia, con preti, ma anche, lehavdil [e c’è differenza!], discutervi la Torah, che è la nostra “teologia”. Il che proibirebbe anche la discussione di Torah u-Mad’ah (una scuola all’interno del mondo della Torah). Anche il modo in cui noi ebrei studiamo la Torah è parte della Torah stessa, come il Rav disse moltissime volte nelle sue lezioni, che sia il sistema di “chavrutha”, o il metodo di Brisk, eccetera. Quindi, tutti questi tipi di discussione devono essere evitati.
Passiamo ad una discussione più ampia delle relazioni ebraico-cristiane oggi.
La Spada e il Dialogo
L’approccio da tenere verso il dialogo con la Chiesa Cattolica deve essere estremamente cauto. Sappiamo che la Chiesa ha un’agenda che continua sin dal suo inizio che comprende la conversione degli ebrei, e rimpiazzare l’ebraismo con il cristianesimo come la verità universale. La Chiesa ha sempre usato due metodi per promuovere la conversione degli ebrei: 1) la spada; 2) il dialogo [vedi RaMba”M Lettera alla Comunità dello Yemen e il Beth Ha-LEvy all’inizio di Parashath Wayishlach, per una discussione più approfondita di queste due strategie). Milioni di ebrei sono stati assassinati da uomini di spada cristiani – dalle crociate all’inquisizione, dai massacri di Chmielnicki alla Shoah. Molte migliaia di altri ebrei sono stati convertiti attraverso il cosiddetto “dialogo ebraico cristiano” e altre attività missionarie — come per sfortuna accadde in Spagna prima dell’inquisizione (vedi “Maranos of Spain and The Origins of the Inquisition in XV Century Spain”, B. Netanyahu) e nel XIX e XX secolo in Europa Occidentale e in America.
La Spada
Fino ad oggi, la Chiesa Cattolica non ha mai rinunciato totalmente e inequivocabilmente al proprio credo di base che gli ebrei devono convertirsi al cattolicesimo per ottenere la vera salvezza. Infatti, questo credo è ancora parte attiva della loro agenda. Credo che l’equivalente dei tempi moderni della politica della spada sia il film cattolico “La Passione” che sta per essere distribuito. Secondo tutti i riferimenti obiettivi, tale film risveglierà la vecchia accusa del deicidio da parte degli ebrei e della loro colpevolezza, e provocherà un risentimento tremendo contro gli ebrei fra il cristiani di tutto il mondo. Che il Cielo ci aiuti dalle vere e pericolose minacce di antisemitismo violento e feroce da parte dei cristiani, col suo potenziale storico per pogrom terribili contro gli ebrei di tutto il mondo. Il Papa presente (Giovanni Paolo II) ha visto questo film e non lo ha denunciato per il suo potenziale pericolo. Con questo silenzio, ha di nuovo ripetuto il peccato imperdonabile di Papa Pio XII durante la Seconda Guerra Mondiale — il “papa del silenzio” che con poche parole da lui pronunciate avrebbe potuto salvare migliaia di ebrei dalla morte in Francia, Polonia, Italia, tutti paesi cattolici dove milioni di ebrei furono assassinati. Forse che gli ebrei di oggi si devono preoccupare di nuovo per tali pericoli con solo silenzio che viene dal presente papa? Infatti, i sette cardinali che hanno visitato Yeshiva University, hanno forse emesso un comunicato pubblico di denuncia dell’affermazione del film di colpevolezza ebraica di deicidio prima, durante o dopo la loro visita? O, al contrario, la loro visita non fu che un tentativo furbo da parte della Chiesa, indebolita dai recenti scandali [di pedofilia in cui sono stati implicati membri del clero, che ricevettero la protezione dello stesso cardinale Law, costretto a dimettersi, e che disse una delle tre messe dopo la morte di Wojtyla – nota del traduttore] e dalle critiche che le sono rivolte come conseguenza del film antisemita presto sugli schermi?
Dialogo
Credo che la visita dei cardinali stia usando il secondo approccio della Chiesa – il dialogo – per manipolare gli ebrei. Il primo passo è cominciare a parlare. Quindi sperano che gli ebrei facciano compromessi su certi principi. Alla fine, sperano che gli ebrei accettino in qualche modo il punto di vista cristiano su Gesù e diventino “ebrei per gesù”. Di certo, è un vecchio compromesso di antiche tradizioni ebraiche quando a un “meshumad”, un ebreo apostata, convertito al cristianesimo, viene concesso di entrare in una yeshivah e beth midrash (seminario e casa di studio), qualcosa che non è mai accaduto, che io sappia, per oltre 2000 anni.
Non dovremmo sminuire ingenuamente i pericoli di confusione religiosa nei nostri stessi ambienti ortodossi. Un conoscente di recente mi disse: “Rabbi Reichman, sono stato a un memoriale per Martin Luther King in una sinagoga ortodossa in cui il coro della chiesa battista vicina cantava salmi. Rabbi, i canti erano tale ispirazione! Erano veramente un’elevazione spirituale come lo erano le parole del loro pastore. Anche loro servono D-io!”. Passai più di un’ora a spiegargli che nonostante la spiritualità che aveva sentito, l’ebraismo e il cristianesimo sono drasticamente differenti in molti credi di base e filosofie, nonchè stili di vita, e che la nostra fede non può e non deve essere confusa con altre. Feci del mio meglio per aiutarlo. Ma, gli altri ebrei che presero parte con lui in tale programma e di certo ebbero simili reazioni? Chi aiuterà quelli?
Non è un caso che il meshumad Cardinal Lustiger era a capo della delegazione alla Yeshivah University. Lustiger stesso lo spiegò quando disse in precedenza: “Sono nato ebreo, e tale resto, anche se non è accettabile per molti. Per me, la vocazione di Israele è di portare luce ai goyim. Questa è la mia speranza e credo che il cristianesimo sia il modo per raggiungere tale fine.” (http://www.brainyquote.com/quotes/authors/j/jean_marie_cardinel_lusti.html). Quindi. il messaggio della Chiesa è chiarissimo: “Shmad (apostasia di un ebreo verso il cristianesimo) è qualcosa di accettabile. Un ebreo può diventare cristiano e dire Qaddish e fare “Qiddush Hashem” (santificare il Nome di D-io) nelle vesti di “ebreo cristiano”. Lustiger è un ebreo per gesù ed è accettabile per gli ebrei. Così lo sono tutti gli “ebrei per gesù”, il Cielo lo Proibisca! Non permettiamo alla Chiesa di manipolarci.
Atteggiamenti Ebraici Verso La Chiesa Cattolica
Voglio affermare con forza ciò che ho sentito dal Rav, ztuq”l. Con la Chiesa Cattolica, noi ebrei non dobbiamo applicare la massima: “Hewe’ dan col `adam le-khaf zekhuth” (giudica ogni uomo facendo oscillare il piatto della bilancia verso il suo merito). Al contrario, dobbiamo usare la massima” Khabdehu We-Chashdeu” (rispettalo ma sii estremamente sospettoso di lui). Milioni di martiri ebrei non obbligano a nulla di meno.
Perdono Per La Chiesa
Alcuni interpretano male la visita dei cardinali come se fosse una richiesta tacita di perdono da parte della Chiesa per i peccati passati contro gli ebrei. Allora, indirizziamo la questione. Primo, dobbiamo contemplare con serietà se gli ebrei di oggi hanno la licenza morale di perdonare la Chiesa per i peccati commessi contro gli ebrei del passato, dal momento che non siamo noi stessi le vittime di tali crimini. Perdippiù, anche se avessimo il diritto di perdonare, la Chiesa fino ad ora non ha elevato le proprie regole ad un livello che meriti il perdono degli ebrei.
Ci sono qui concetti errati molto importanti che meritano un chiarimento. Sia l’ebraismo sia il cristianesimo predicano il perdono. Tuttavia. i due concetti di perdono sono profondamente diversi. La differenza è nella base del perdono. Nell’ebrasimo è la teshuvah. Nel cristianesimo è la confessione [dei peccati].
Secondo l’ebraismo, la Teshuvah consiste di quattro elementi:
Haqarath Ha-Chet – riconoscere che si è agito contro la Torah;
Charathà Le-She’avar – espressione [esplicita, non implicita] di pentimento;
Tiqun Ha-Chet – riparare il peccato – per esempio, retsituire ciò che si è rubato o pagare per esso;
Qabalah Le-Ha-Ba – impegnarsi sinceramente di non peccare di nuovo e assumere uno stile di vita veramente nuovo.
Il cristianesimo, tuttavia, si soddisfa con la confessione del peccato e la fede in gesù. Propone che attraverso la fede il peccatore viene perdonato. Noi ebrei, tuttavia, non possiamo scambiare la nostra base del perdono con la loro… La Chiesa Cattolica magari ha ammesso molto in ritardo che degli ebrei innocenti hanno sofferto a causa della Chiesa. Essa quindi chiede il perdono ebraico. Tuttavia, la Chiesa non ha ancora detto che i vari papi e la Chiesa stessa avevano torto ed erano colpevoli di peccati per duemila anni di persecuzioni! Il che include anche l’istigazione da parte di preti, che fu una delle cause maggiori di tutti i pogrom, violenze carnali, assassinii, saccheggi, commessi contro di noi nel nome della Chiesa (vedi: “The History of Antisemitism”, di L. Poliakov, Schocken Books, pag. 47, 180, 330). Vogliamo sentire una piena Charathà Le-She’avar – [espressione esplicita, non implicita, di pentimento] – l’espressione completa di pentimento e l’assunzione delle colpe per i peccati commessi dalla Chiesa contro gli ebrei per 2000 anni.
Inoltre, non c’è nessun Tiqun Ha-Chet [riparazione del peccato]: i crimini del Vaticano contro il nostro Popolo continuano. Il Papa approva il film “La Passione”, che senza dubbio promuoverà l’incitamento all’antisemitismo. Perdippiú, il Papa e i suo Portavoce Vaticano aderiscono da sempre a una politica di equidistanza nel giudizio, paragonando il terrorismo arabo con l’autodifesa israeliana, al punto che ha dato il benvenuto al capo terrorista e arci-assassino Yasser Arafat [le cui foto mentre baciava il papa tappezzano in questi giorni i muri di Betlemme!!! – nota del traduttore] dopo la sua espulsione dal Libano da parte dell’Esercito Israeliano negli anni ’80.
Perdippiù, opere d’arte e manuscritti ebraici di valore inestimabile – fra cui si dice oggetti rubati dal Secondo Tempio e i Manuscritti di RaMba”M – sono tenuti nascosti nei sotterranei del Vaticano, e agli ebrei non è permesso di vederli e di certo non hanno nessuna intenzione di restituirli al nostro Popolo. Una vittima normale forse perdonerebbe un ladro che ammette di aver rubato e che il bottino è nelle sue mani, ma che rifiuta di restituirlo al legittimo proprietario? Secondo ogni tipo di contabilità, la Chiesa ha rubato miliardi di dollari di proprietà agli ebrei per secoli – tuttavia, neppure un centesimo viene offerto alle vittime, alle loro famiglie, o al loro posto allo Stato d’Israele.
Non possiamo perdonare la Chiesa anche se confessa e chiede perdono. La Chiesa Cattolica non è al livello richiesto dall’ebraismo per essere perdonati. Per noi, scambiare le nostre condizioni di perdono ebraiche tradizionali della Teshuvah con le loro, vuol dire compromettere la nostra fede con la loro – che è esattamente ciò che la Chiesa vorrebbe che facessimo seguendo la sua agenda di compromettere la religione ebraica.
Alcuni Punti Per Terminare
Dopo quanto di cui sopra, penso che possiamo ragionevolmente essere d’accordo che la natura pubblica dell’incontro coi cardinali ci impone di dispiacercene profondamente. Questi tipi di incontro dovrebbero essere privati, e in quel caso lo psaq del Rav sarebbe osservato con prudenza, così come è stata la regola generale nel passato, quando dignitari della Torah si sono incontrati coi capi della Chiesa quando ce ne’era bisogno.
Inoltre, la visita dei cardinali dà l’impressione sventurata di compromesso e debolezza da parte ebraica, come se noi ebrei avessimo da accomodare ogni richiesta e capriccio da parte del Vaticano nella nostra supposta ricerca dell’accettazione da parte loro. Al contrario, il fatto è che la nostra fede senza tempo non ha nessun bisogno di approvazione o accettazione da parte della Chiesa Cattolica. È vero che gli ebrei vivono in un mondo ostile, ma è sempre stato così durante i nostri duemila anni di esilio. La nostra sopravvivenza miracolosa in esilio e il ritorno recente alla Terra Santa d’Israele sono dovuti solo all’amore del Nostro Solo e Unico Padre che è nel Cielo, il D-io Onnipotente. La nostra fede e salvezza sono solo in Lui. “Hine E-l Yeshu’athi, evtach we-lo efchad” (Ecco: D-io è la mia salvezza, io avrò fiducia e non avrò paura) Isaia 12:2 .
Concludiamo con la frase eloquente e a proposito del Rav (Soloveitchik, Rav Yosef Dov, Confontation , Tradition 1964)
“Non siamo di certo autorizzati dalla nostra storia, santificata dal martirio di milioni, persino a suggerire ad un’altra comunità religiosa che siamo pronti a rivedere atteggiamenti storici, a scambiare favori rispetto a questioni che hanno a che fare con questioni fondamentali di fede, e riconciliare “certe” differenze. Tale suggerimento non sarebbe altro che il tradimento della nostra grande tradizione ed eredità e, perdippiú, non produrrebbe alcun beneficio pratico. Non dimentichiamoci che la comunità dei tanti non sarà soddisfatta con mezze misure e compromessi che indicano solo un sentimento di insicurezza e di vuoto interiore. Non possiamo ottenere il rispetto di chi ci confronta facendo mostra di un’attitudine servile.”
The writer is a Rosh Yeshiva at Yeshiva University and author of four volumes of Reshimos Shiurim of Harav Hagaon Yosef Dov Halevi Soloveichik.
Grazie per la traduzione a Sergio HaDaR “colono”, “fanatico”, “religioso” di Qiryat Arba