Shavuoth 5759
Quando fu data la Torà al popolo d’Israele? E in particolare, quando furono promulgati i Dieci Comandamenti? Molti risponderebbero subito: il 6 di Siwan, ossia il giorno di Shavuoth. E in effetti questa festa è chiamata tradizionalmente zeman matan toratenu, il tempo del dono della nostra Torà. Però, se si legge attentamente il testo della Torà, nei numerosi passi dedicati alle varie feste non c’è mai un collegamento diretto fra Shavuoth e il dono della Torà o i Dieci Comandamenti. Ciò risulta tanto più strano se si considera che riguardo alla festa di Pesach è indicato chiaramente che essa ricorda l’uscita dall’Egitto, e che per Succoth è detto che ricorda la permanenza nel deserto sotto le capanne. Perché, dunque, non è associato un significato storico anche a Shavuoth?
Poniamoci ora un’altra domanda. E’ forse indicato nella Torà il giorno in cui il popolo d’Israele ricevette i Dieci Comandamenti? Il testo dell’Esodo (cap. 19) afferma che all’inizio del terzo mese (ossia il mese di Siwan) gli ebrei arrivarono ai piedi del Monte Sinai e dopo pochi giorni ricevettero i Dieci Comandamenti. La Torà non dice in che giorno preciso avvenne la promulgazione del Decalogo: tuttavia, se si contano le volte che Mosè, per far da tramite fra D-o e il popolo, salì dall’accampamento al Monte Sinai e ne ridiscese, si deduce che D-o si rivelò ai figli di Israele il 6° giorno del terzo mese. Su questa base i nostri antichi maestri del Talmud affermarono che il 6 di Siwan è il giorno in cui fu data la Torà e definirono quindi Shavuoth come zeman matan toratenu.
Possiamo quindi riformulare la domanda in questi termini: perché la Torà non dice esplicitamente che i Dieci Comandamenti furono dati il 6° giorno del terzo mese? La domanda è legittima, se si considera che la Torà fornisce la data di molti altri eventi accaduti durante i 40 anni di peregrinazioni nel deserto: eventi non tutti apparentemente così memorabili quanto, potremmo pensare, il giorno della rivelazione divina a tutto il popolo e della promulgazione del Decalogo.
La risposta a queste domande forse si trova nel modo in cui la Torà stessa è considerata dai nostri Maestri. E’ scritto all’inizio del cap. 19 dell’Esodo: “in questo giorno i figli di Israele giunsero nel deserto del Sinai”. Rashì, il più importante commentatore della Torà, fa notare che il testo avrebbe dovuto dire “in quel giorno”, non “in questo”; Rashì risponde, riprendendo le parole dei Maestri, che la Torà deve essere nuova per noi come se oggistesso, in questo giorno, venisse data. La Torà non viene data in un giorno particolare dell’anno, ma ogni giorno. La Torà quindi non specifica in che giorno avvenne la promulgazione del Decalogo, né collega direttamente la festa di Shavuoth con la rivelazione divina, per non circoscrivere in un solo giorno dell’anno il dono della Torà. Lo stesso motivo per cui, secondo i Maestri, la Torà venne data nel deserto, in una terra di nessuno: non solo la Torà non è limitata a un determinato tempo, ma neanche a un determinato luogo.
La tradizione orale, d’altra parte, ha associato Shavuoth al dono della Torà. In realtà la tradizione orale stessa non è affatto univoca. Il Talmud (Shabbath 86b) riporta infatti una discussione assai interessante. Rabbi Yossè sostiene che i Dieci Comandamenti furono dati il 7 di Siwan, mentre gli altri Saggi dicono il 6 di Siwan. Rabbi Yossè sostiene quindi che il giorno in cui furono dati i Dieci Comandamenti era il giorno dopo Shavuoth. L’opinione di Rabbi Yossè si basa sull’assunto che Mosè, di sua iniziativa, posticipò di un giorno la promulgazione del Decalogo da parte di D-o (questa fu una delle tre cose, o secondo altre opinioni quattro, che Mosè fece spontaneamente senza aver ricevuto un esplicito ordine divino al riguardo e che D-o approvò: un’altra fu la rottura delle Tavole della Legge alla vista del popolo che danzava attorno al vitello d’oro.
. Rabbi Yossè deduce che Mosè rimandò di un giorno il dono della Torà basandosi su un’apparente discrepanza nel testo della Torà stessa. Infatti D-o, a un certo momento, ordinò a Mosè di dire ai figli di Israele di purificarsi e di essere pronti per il terzo giorno, nel quale giorno D-o si sarebbe rivelato (Esodo 19:10-11): invece Mosè riferì agli ebrei di essere pronti per tre giorni (Esodo 19:14-15, con il commento di Rashì). Secondo le parole di Mosè, come sono interpretate da Rabbi Yossè, ci volevano tre giorni interi di purificazione, e solo dopo di ciò la rivelazione divina poteva avvenire. Ciò causò l’aggiunta di un giorno e il rinvio dal 6 di Siwan al 7. Gli altri Saggi ritengono invece che le due espressioni della Torà “terzo giorno” e “tre giorni” siano equivalenti, e quindi la Torà fu in effetti donata il 6 di Siwan.
L’opinione di Rabbi Yossè secondo cui Mosè ritardò di un giorno il dono della Torà appare quanto mai audace, in particolare alla luce di un altro passo del Talmud (Shabbath 88a). In questo brano ci si chiede perché all’inizio della Genesi (1:31) è scritto “e fu sera e fu mattino, il sesto giorno”, con l’articolo determinativo, mentre per gli altri giorni è detto semplicemente “quinto giorno”, “quarto giorno” e così via. Resh Laqish risponde a questa domanda affermando che il vero sesto giorno in cui l’opera della creazione si sarebbe conclusa, il sesto giorno per antonomasia, sarebbe stato il 6 di Siwan, giorno in cui la Torà sarebbe stata donata agli uomini. In altre parole, solo con la Torà la creazione del mondo poteva considerarsi ultimata. Mosè, quindi, posponendo il dono della Torà dal 6 al 7 di Siwan causò un ritardo nel completamento della creazione e addirittura provocò che il mondo rischiasse di precipitare di nuovo, come dice Resh Laqish, nel tohu wa-vohu, nel caos primordiale.
Nonostante ciò, Mosè reputò che il popolo avesse bisogno di un ulteriore giorno di purificazione e preparazione per potere ricevere la Torà: se i figli di Israele non erano ancora pronti, si poteva e si doveva aspettare prima di consegnare loro la Torà. E D-o, secondo Rabbi Yossè, fu d’accordo: infatti si rivelò il giorno dopo.
Racconta il Midrash (Pirqè de-Rabbi Eli’ezer cap. 41; Yalqut Shim’oni 279) che il Santo benedetto Egli sia, dopo la decisone di Mosè di rimandare il dono della Torà al giorno dopo, disse: Mosè, quante anime di Israele sarebbero venute quella notte! Ma ormai, ciò che hai fatto è fatto. Stia bene così.
David Gianfranco Di Segni
(originalmente pubblicato su Shalom)