All’ Ambasciata d’Italia
Al Ministero degli Affari Esteri
All’attenzione del Minsitro per gli Affari Esteri, dr. F. Frattini
All’Ambasciata di Giordania in Italia
To the Jordan Embassy
Oggetto: Perquisizione invasiva al Confine Israelo-Giordano Nahar Jarden – Sheik Hussein
Buongiorno,
Mi chiamo Paolo (Shaul) Pozzi, titolare di passaporto Italiano ed Israeliano, Direttore della filale di una ditta multinazionale in Israele.
Il giorno 19 Gennaio 2011 ho attraversato il confine Israelo-Giordano a Nahar Jarden – Sheik Hussein, munito di entrambi i passaporti (visti d’uscita allegati) e con lettera d’invito personale scritta dal mio collega Giordano risiedente in Amman,
Scopo della visita in Giordania era una riunione di lavoro ad Amman, organizzata dalla ditta stessa, della durata di tre giorni (dal 19 al 21 gennaio).
Ho regolarmente pagato il visto d’ingresso (20 JD) ed ho ottenuto il visto d’ingresso sul passaporto Israeliano. Successivamente al controllo passaporti sono stato accompagnato al controllo doganale. La perquisizione del poco bagaglio personale si e’ immediatamente concentrata su breviario di preghiere ebraico, scialle di preghiera e filatteri: il tutto e’ stato immediatamente sequestrato da un poliziotto, insieme al passaporto, mentre in Inglese mi e’ stato sbrigativanente detto che “e’ proibito portarli in Giordania”.
La rapidita’ e la sicurezza nell’identificazione degli oggetti non lasciano alcun dubbio in merito alle finalita’ stesse della perquisizione !
Sono stato riaccompagnato ad un ufficio di polizia adiacente al controllo passaporti, ed un altro poliziotto mi ha ribadito la proibizione a portare in Giordania libri ed oggetti di culto ebraico.
Alla mia osservazione che era per uso strettamente personale e ne avrei avuto bisogno, come Ebreo, per pregare durante la mia permanenza, mi e’ stato risposto: “lo so; e’ comunque proibito portarli in Giordania. E’ per la tua sicurezza”
Il tono non ammetteva repliche, ne’ il poliziotto, su mia richiesta, ha acconsentito a parlarere, perlomeno, con il mio collega Giordano.
La sbrigativa scelta era lasciare tutto li’alla stazione di polizia o di uscire dalla Giordania.
Ho scelto di uscire dalla Giordania; il visto e’ stato annullato, la tassa non rimborsata, e sono immediatamente ritornato al posto di confine Israeliano
Viaggio regolarmente all’estero per lavoro e non ho mai avuto alcun “prolema di sicurezza” legato al mio essere Ebreo, oltre che cittadino Italiano (o Israeliano), ed alla mia privata pratica dell’Ebraismo.
Il mio collega Giordano visita regolarmente Israele, su mia specifica lettera d’invito, e durante le sue visite, se lo richiede, viene accompagnato a Gerusalemme ad Al Aksa a pregare. Nessuno in Israele si e’ mai minimamente permesso di avanzare problemi di “sicurezza” per la sua privata pratica religiosa, una volta ottenuto un regolare visto d’ingresso.
INOLTRO CON LA PRESENTE UNA FORMALE PROTESTA CONTRO IL TRATTAMENTO SUBITO DALLE AUTORITA’ DEL REGNO DI GIORDIANIA, TRATTAMENTO CHE NON PUO’ DEFINIRSI ALTRO CHE INTOLLERANTE E APERTAMENTE ANTISEMITA !
Ritengo il trattamento subito oltraggioso, vergognoso e, non da ultimo, disonorevole da parte del Regno di Giordania..
Mi rivolgo all’Ambasciata d’Italia in Israele, a tutela dei cittadini Italo-Israeliani di religione Ebraica, ed al Ministero degli Affari Esteri d’Italia, affinche siano ufficialmente a conoscenza della potenziale situazione di discriminazione cui sono soggetti i cittadini, anche Italiani, di religione Ebraica qualora visitino, per turismo o lavoro, il Regno di Giordania.
Distinti saluti
Dr. Paolo Pozzi