“ויקח קרח בן יצהר בן קהת בן לוי E si prese (da parte) Qorach, figlio di Itzhar, (a sua volta) figlio di Qehat, (a sua volta) figlio di Levì” (Bemidbar 16,1
Domanda Rashì: Perché mai il versetto non va fino in fondo alla genealogia aggiungendo alla fine: “(a sua volta) figlio di Ya’aqov-Israel” e si ferma invece a Levì? La risposta è affascinante. Quando tanto tempo addietro Ya’aqov prima di morire si congedò dai suoi figli fissandone il destino futuro, ebbe per Levì parole piuttosto dure. “ובקהלם אל תחד כבדי Nella loro congrega non si identifichi il mio onore!” (Bereshit 49,6).
La motivazione è legata a vecchie ruggini. Levì, insieme a Shim’on, era stato protagonista di un atto punitivo esageratamente violento nei confronti dei Sichemiti che il padre aveva stigmatizzato. Ma il Midrash, come al solito, allarga l’orizzonte. La visione del Patriarca sul letto di morte abbracciava ora anche il futuro. Egli sapeva che i problemi non erano finiti. Fra i discendenti di Levì era annoverato anche Qorach. “Disse Ya’aqov al S.B.: Padrone del mondo, non voglio che il mio nome sia ricordato in relazione a quel malvagio che in futuro desterà l’ira divina” (Tanchumà Yashan 7), ribellandosi contro l’autorità di Moshe e Aharon e, in definitiva, contro l’autorità della Torah stessa.
Il Midrash e Rashì non si fermano qui. Esiste infatti un altro versetto in cui Qorach è menzionato con la sua genealogia questa volta completa. Il contesto è completamente mutato. Dice il brano delle Cronache: “Questi furono coloro che David incaricò dei canti nella casa di H. dopo che l’arca ebbe una dimora stabile. Essi prestarono il loro servizio di cantori davanti alla sede della tenda di riunione, fino a che Shelomoh costruì la Casa di H. a Yerushalaim. Essi eseguirono il lavoro secondo le prescrizioni. Questi e i loro figli furono gli incaricati: fra i discendenti di Qehat, Heman il cantore figlio di Yoel, figlio di Shemuel, figlio di Elqanah, figlio di Yerocham, figlio di Eliel, figlio di Toach… figlio di Evyassaf, figlio di Qorach, figlio di Itzhar, (a sua volta) figlio di Qehat, (a sua volta) figlio di Levì, (a sua volta) figlio di Israel” (1Divrè ha-Yamim, 6, 16.23). I versetti successivi nominano anche Assaf e Eytan, fratelli di Heman, responsabili come lui del servizio di canto presso l’Aròn: i tre nomi si trovano effettivamente nei titoli di alcuni capitoli dei Tehillim.
Una genealogia di tutto rispetto. Alla lunga Qorach avrebbe dato i natali anche al grande Shemuel! Si dice che Qorach stesso ne fosse consapevole e che quandò sfidò Moshe e Aharon sia partito dal presupposto che non sarebbe stato punito in grazia dell’illustre discendente. Egli forse già sapeva che secondo una fonte i nostri Maestri arrivano addirittura a collocare Shemuel sullo stesso piano di Moshe e Aharon messi assieme. E’ proprio un versetto dei Tehillim a fornire la base: “Moshe e Aharon fra i Suoi sacerdoti e Shemuel fra coloro che invocano il Suo Nome!” (99,6; Berakhot 31b). Le cose peraltro andarono un po’ diversamente. In punto di morte i figli di Qorach, che inizialmente avevano sostenuto l’atto di ribellione del padre, fecero Teshuvah e furono risparmiati. Ma quello che qui ci interessa non sono i discendenti di Qorach, bensì i suoi antenati. Dove si tratta del servizio divino presso l’Aròn anche Ya’aqov-Israel torna a essere menzionato! Il No’am Elimelekh pone a questo punto un interrogativo interessante: che ragione c’è di nominare Ya’aqov-Israel a tutti i costi in questo contesto? Perché non ometterlo del tutto?
Il Midrash e Rashì vogliono trasmetterci un insegnamento importante. La menzione dei Padri ci riporta a un concetto fondamentale: la Zekhut Avot (il “merito dei Padri”). E’ un concetto antichissimo, che risale al capitolo della ‘Aqedat Itzchaq. L’obbedienza di Avraham ad un comando Divino così impegnativo come la richiesta di sacrificare il proprio figlio costituisce un merito per tutte le generazioni successive. Da quel momento chi non ha al proprio attivo meriti personali sufficienti può contare sui meriti dei Padri, come se fosse una sorta di deposito titoli ereditario. Il chiddush che qui ci viene insegnato è un’importante puntualizzazione. Il merito dei Padri ci assiste solo per integrare i nostri meriti, affinché possiamo compiere le Mitzwòt in modo completo. Non possiamo servircene per i nostri fini personali. Ecco perché il nome di Ya’aqov Avinu compare nel testo a proposito di Qorach solo in funzione della ‘Avodat ha-Shem (“Servizio Divino”) e non a proposito della Machloqet (“controversia”). Nel momento in cui la persona sfrutta il proprio lignaggio per fini contrari alla Torah, ecco che il lignaggio… si cancella!
Noi Ebrei italiani abbiamo una grande Zekhut Avot. Il passato delle nostre Comunità costituisce una fonte di merito inestimabile. Spesso ce ne gloriamo, a ragione! Ma inestimabile non significa inestinguibile. Come tutti i titoli depositati che si rispettano richiedono un’attività continua di verifica. E soprattutto di reinvestimento. A sua volta, non ogni reinvestimento dà frutti. Decisioni sbagliate possono giungere a dissipare l’intero capitale, accumulato dai nostri Padri con il sudore della loro fronte. Occorre saper reinvestire nel modo giusto e allora vivremo anche delle giuste rendite. Determinanti sono le guide che sapremo sceglierci. La rivolta di Qorach lo dimostra.