“Prese Qorach, figlio di Ytzhar, figlio di Kehath, figlio di Levi, insieme con Dathan e Aviram, figlio di Eliav e On, figlio di Peleth, figli di Ruben. Si levarono davanti a Mosè, assieme ad alcuni altri dei figli d’Israele, duecentocinquanta principi dell’assemblea, membri nominati del consiglio, uomini in vista” (Numeri 16:1-2). Il primo verso del brano di sabato prossimo, in cui si racconta la tragica storia della rivolta guidata da Qorah contro Mosè, elenca i nomi delle altre figure di spicco di questa rivolta, uno dei quali era un certo On figlio di Peleth.
Il Talmud sottolinea che On figlio di Peleth, nominato in questo primo verso, poi non appare più da nessuna parte. A differenza delle altre persone citate, On figlio di Peleth scompare dal racconto di questo grave episodio. Il Talmud spiega questa curiosità svelando che, sebbene On fosse tra gli istigatori originali di questa ribellione, grazie all’intervento della moglie, alla fine si tirò indietro dalla disputa e per questo il suo nome non è stato più menzionato.
Non solo, il Talmud dice che il motivo per cui On è riuscito a tirarsi indietro è perché era “figlio di Peleth”, laddove il nome paterno “Peleth” alluderebbe alla parola Pele/meraviglia”. Quello che ha fatto On, è qualcosa di straordinario, quasi difficile da credere: tirarsi fuori da una disgragante disputa che lui stesso aveva contribuito a iniziare.
Di solito, una volta che qualcuno si lancia in una controversia, in qualche causa, è quasi impossibile per lui cambiare idea e fare dietrofront. Ma On si rese conto del suo errore e si ritirò dalla rivolta e fu ricordato come “figlio di Peleth”, come qualcuno che aveva fatto qualcosa di “meraviglioso”.
Ma perché la decisione di On di ritirarsi è stata considerata così “meravigliosa”. Dopotutto, la Torah dice che i seguaci di Qorach erano solo 250 persone. Il resto dei 600.000 uomini adulti dei figli d’Israele, più le donne e i bambini, circa 2 milioni di persone, rimasero fedeli a Mosè. Cosa c’era di così straordinario nel decidere di lasciare il piccolo gruppo di ribelli per unirsi alla maggioranza? Non era questa la scelta più semplice e naturale?
La risposta a queste domande sta nel fatto che quando una persona fa parte di un gruppo, vede solo quel gruppo. Tutti quelli al di fuori del gruppo non contano, quasi non esistono. Una volta che On figlio di Peleth fu coinvolto in questa ribellione, quei 250 furono tutte le persone che vide. Dal suo punto di vista, queste erano le uniche persone che contavano. Tutt’altro quindi, la sua decisione di lasciarli è stata, in effetti, a dir poco “meravigliosa”.
Se dovessimo domandare ad un ragazzo il perché che è coinvolto nel bere nelle feste o in altre cose negative in cui non dovrebbe essere coinvolto, risponderà: “Lo fanno tutti”.
“Tutti” sono le persone con cui ci si associa e tutti quelli fuori da quella cerchia non contano.
Il RaMBaM (Rabbì Moshe ben Maimon, 1138-1204), in un paragrafo sorprendente di Hilkhot Deot scrive: poiché siamo così influenzati da ciò che ci circonda, se una persona vivesse in un’epoca in cui tutti si comportano in modo improprio, dovrebbe vivere da sola. Se necessario, dovrebbe andare a vivere nei deserti e nelle caverne per evitare le influenze negative della società.
Chissà se oggi esista qualcuno che abbia fatto questa scelta. Lo stesso RaMBaM – nonostante abbia scritto che la sua generazione fosse malvagia – non si è isolato nel deserto o in una grotta. Ciò che RaMBaM intendeva, forse, è che una persona deve avere la risolutezza, la convinzione e la forza per “fare da sola” quando necessario. Naturalmente non vivremo in un deserto o in una grotta, ma dobbiamo vivere con il coraggio di fare ciò che gli altri non fanno e di non fare ciò che gli altri fanno. Dobbiamo dire a noi stessi e ai nostri figli che va bene essere diversi, che siamo abbastanza forti e indipendenti da fare ciò che sappiamo essere giusto anche se le persone, i popoli, le nazioni intorno a noi non lo fanno. Quando necessario, siamo capaci di vivere in una “caverna”, secondo i nostri principi e le nostre convinzioni che non si allineano con quelli degli altri.
È vero, potrebbe sembrare una “meraviglia” avere questa forza, questa convinzione, essere distinti dalle persone che ci circondano. Ma se On ben Peleth ha potuto farlo, allora possiamo farlo anche noi, e anche i nostri figli. È una sfida estremamente difficile, ma si può fare. Diamo potere a noi stessi e ai nostri giovani con la sicurezza di fare la cosa giusta anche quando non è la cosa popolare, Shabbat Shalom!