Nella parashà che leggeremo questa settimana, viene narrata la storia di Korach.
Korach nonostante appartenesse alla tribù dei Leviti e sebbene avesse un incarico di prestigio in quella famiglia, non si accontentò e scatenò contro Mosè ed Aaron, una ribellione di massa.
Ma cosa realmente fece Korach nei confronti di Mosè e del popolo?
Il traduttore per eccellenza del testo biblico Onkelos, traduce il termine “va – ikkach – e prese” con il termine “va itpelag – si separò” , cioè, anche secondo l’opinione di Rashì, prese se stesso, Datan e Aviram e si allontanò dal resto del popolo che riconosceva in Mosè ed Aaron rispettivamente l’ autorità rabbinica e quella politica.
Nel trattato talmudico di Sanedrin (pag. 109 b) troviamo un’ interpretazione data al nome di Korach da un famoso Maestro Resh Lakish : sostiene il Maestro che il termine Korach abbia origine dalla parola korchà che vuol dire vuoto ( in realtà la korchà è la chierica che hanno i preti sulla loro testa, cosa assolutamente proibita al popolo, ma soprattutto alla casta sacerdotale).
Il Maestro spiega inoltre che Korach fu chiamato così perché produsse un vuoto in mezzo al popolo di Israele.
Da qui si impara anche un’ importante massima del pirkè avot in cui è detto:
“al tifrosh min ha zibbur – non staccarti dal pubblico” ossia: non è dato a nessun ebreo il diritto di staccarsi dalla sua Comunità e di fare da solo, alienandosi dalle responsabilità collettive che ha come ebreo.
Il Talmud sottolinea ancora qualcosa di più forte e profondo, che è poi il prospetto del nostro destino di ebrei: “Israel ‘arevim ze ba ze – ogni ebreo è garante dell’altro”.
Nella tradizione ebraica non ha effetto l’azione del singolo, ma quella collettiva, per cui l’operato dell’uno ricade, in positivo o in negativo, su tutta la società.
Ecco perché l’operato di Korach si trascina dietro la responsabilità di una gran parte del popolo di Israele, che allora viveva nel deserto e che venne gravemente punita per questa azione voluta da un solo elemento.