“Quanto a te, parla ai figli d’Israele e di loro: Badate bene d’osservare i miei sabati, perché il sabato è un segno fra Me e voi per tutte le vostre generazioni, ladaat ki Ani Hashem Mekadishchem/affinché sappiate che io sono l’Eterno che vi santifica” (Esodo 31:13). In base a quanto il Signore dice a Mosè in questo versetto, l’osservanza dello Shabbat ci fa realizzare quella dimensione sacra nella quale possiamo manifestare che il Signore ci ha reso un popolo santificato. Ma in che modo lo Shabbat mostra la nostra santità?
Rabbì Chayym ben Attar (Or Hachayym, 1696-1743) risponde così a questa domanda: la Torah, quando ribadisce l’importanza dell’osservanza dello Shabbat subito dopo aver dato tutte le istruzioni per la costruzione del Mishkan/Tabernacolo, vuole insegnare che tutti i lavori per costruirlo, dovranno essere sospesi durante lo Shabbat.
Per quanto sia di vitale importanza il Tabernacolo e per quanto i figli d’Israele debbano lavorare a questo progetto con abnegazione ed efficienza, lo Shabbat prevale sulla costruzione del Tabernacolo, pertanto il lavoro dovrà interrompersi.
Il Tabernacolo è un “luogo” estremamente sacro, ma lo Shabbat è un “tempo” ancora più sacro. E sebbene lo Shabbat sia eccezionalmente sacro – più del Tabernacolo – c’è qualcosa di ancora più sacro dello Shabbat: l’essere umano. Infatti, e questo è noto a tutti, i divieti dello Shabbat vengono sospesi per salvare la vita anche di una sola persona, indipendentemente da chi sia. Quando la vita è potenzialmente minacciata, possiamo – e dobbiamo – trasgredire lo Shabbat per proteggere quella vita.
Il Tabernacolo è molto sacro, lo Shabbat è più sacro del Tabernacolo e una vita è ancora più sacra dello Shabbat.
Questo, scrive Rabbì Chayym, è il significato dell’espressione “affinché sappiate che Io sono l’Eterno che vi santifica”.
Dopo aver comandato ai figli d’Israele di costruire il Tabernacolo, il Signore ci ricorda che per quanto santo sia questo edificio che diverrà la dimora della Presenza divina sulla terra, la vita di ogni individuo è considerevolmente più santa del Tabernacolo, come evidenziato dal fatto che essa prevale sullo Shabbat che, a sua volta, prevale sulla costruzione del Tabernacolo.
Si racconta di un maestro chassidico che quando partecipava ai matrimoni, aveva l’abitudine dove tutti danzano per festeggiare gli sposi, di allargare le braccia e inchinarsi. Quando gli fu chiesto di questo gesto apparentemente singolare, il maestro rispose che lui non si inchinava, piuttosto si “immergeva”. Diceva che ogni ebreo è sacro e quando gli ebrei si uniscono, creano un’entità così incontaminata e pura tanto da diventare un Mikvè che restaura la purità. E così in mezzo ad una comunità che balla unita, questo maestro si “immergeva” per assorbire la purità da questa entità sacra.
Ogni volta che vediamo l’altro, dobbiamo riconoscere che stiamo contemplando un’entità sacra, che siamo in presenza di qualcosa di più sacro del Tempio e più sacro dello Shabbat.
Possiamo anche essere molto diversi e possiamo anche avere forti contrasti o dissapori, o potremmo persino avere motivo di essere in lite, tuttavia, dobbiamo riuscire a rilevare la santità all’interno di quell’individuo e all’interno di ogni persona.
Questa capacità potrebbe aiutarci a trascendere le differenze e i disaccordi e magari riuscire a vivere finalmente in completa armonia come il Creatore vorrebbe facessimo.
Ma un tale processo, una tale elevazione spirituale, può iniziare solo dal nostro “badar bene” d’osservare i sabati del Signore.
Sarebbe interessante poi approfondire la questione per cui questo concetto si trovi nel racconto della Torah, quasi come una profezia, prima del disastro provocato da una unità di intenti tra persone basata su presupposti completamente estranei e che non fanno emergere il lato della santità ma il dominio del lato dell’impurità, Shabbat Shalom!