Una domanda che non ci rendiamo conto di fare spesso ai nostri interlocutori, e che alle volte non ci rendiamo conto che è fuori luogo, è contenuta nelle parole: “Non hai visto cosa stava per succedere? Non hai notato cosa avevi davanti agli occhi?” Questa domanda, se posta male o nel momento sbagliato, può provocare una reazione nervosa nel nostro interlocutore. La realtà delle cose è che tutte le prove del mondo non convinceranno mai chi preferisce ignorare. Tutti gli argomenti del mondo, per quanto razionali e convincenti, non possono persuadere una persona che si aggrappa alle sue convinzioni e che non è aperta alla logica e alla ragione.
Troviamo qualcosa di simile nella Parashà di questa settimana, Ki Tavò (Devarim 26:1-29:8). “Moshè convocò tutto il popolo d’Israele e disse loro: ‘Voi avete visto tutto ciò che il Signore ha fatto sotto i vostri occhi nel paese d’Egitto… Le cose meravigliose che avete visto con i vostri occhi, quei segni prodigiosi e quei prodigi. Eppure, fino a questo giorno, il Signore non vi ha dato una mente per comprendere, né occhi per vedere, né orecchi per udire'”. (Devarim 29:1-3). Parafrasando: “Hai visto, ma non hai visto. Hai udito, ma non hai udito. Tutto ciò che avevi bisogno di sapere era davanti a te, ma non hai avuto la mente per comprendere“.
Nei suoi scritti, un Rabbino contemporaneo in Israele, morto tragicamente in giovane età, più di cinquant’anni fa, nella raccolta postuma dei suoi scritti sulle Parashot pubblicata poco dopo la sua morte dal titolo Min HaBe’er, “Dal Pozzo” Rav Bar-Shaul riflette su questi versetti e sul fenomeno della cecità e della sordità alle immagini e ai suoni che sono predominanti nella nostra vita quotidiana. “C’è un magnifico insegnamento in questi versetti, valido per tutte le generazioni e per tutte le situazioni. Una persona può vedere cose meravigliose, vere rivelazioni, eppure, paradossalmente, non vederle… L’Onnipotente, benedetto Egli sia, dà alla persona occhi per vedere, orecchie per udire e un cuore per comprendere, ma è la persona stessa che deve scegliere di vedere, udire e comprendere. È la persona stessa che deve aprire bene gli occhi per vedere, e anche allora non può vedere se non apre anche il cuore per comprendere. Perché se una persona vede solo con i suoi occhi, può reagire emotivamente. Ma finché non dirige la sua mente verso ciò che ha visto, le sue reazioni emotive saranno inferiori alla comprensione, alla conoscenza… “Non spetta a noi avere pensieri critici sui nostri antenati che non sono riusciti a vedere. Ma la Torà qui ci fornisce sia una linea guida che un segnale di avvertimento. Quando Moshè dice al popolo d’Israele: “Avete visto… Ma non vi è stata data una mente per comprendere, né occhi per vedere, né orecchie per udire”, ci esorta, oggi, a riflettere profondamente e attentamente su queste parole e ad applicarle alle nostre circostanze.
Tante volte nella nostra storia non siamo riusciti a vedere fatti che erano evidenti a coloro che possedevano cuori comprensivi. La cosa più tragica è che tutti noi che leggiamo degli eventi, eventi come quelli che, usando un esempio molto comune, hanno portato alla Shoà, ci ritroviamo a porci le seguenti domande: Non avevano visto cosa stava succedendo? I nostri nemici non ci avevano avvertito molto chiaramente delle loro intenzioni di distruggerci? I segnali non erano sufficientemente evidenti? Perché così pochi hanno colto l’opportunità di fuggire anni prima che la fuga diventasse impossibile?
Queste ed altre domande ci tormentano oggi e continueranno a farlo per sempre. Forse, queste domande vanno oltre le nostre capacità di comprensione. Quello che possiamo imparare, però, anche in circostanze meno terribili e meno tragiche, è fare del nostro meglio per comprendere ciò che l’Onnipotente ci ha permesso di vedere. Ci ha permesso di vedere, ad esempio, uno stato ebraico fiorente. Dobbiamo comprenderne il significato. Ci ha permesso di sentire le voci dei bambini che studiano la Sua Torà e i suoni delle yeshivot più grandi nella storia. Ci ha permesso di vedere e di approfittare della facilità oggi, rispetto ai secoli scorsi, di studiare la Sua Torà. I nostri cuori devono celebrare queste conquiste.
Questo ci insegna che anche cose che diamo per scontate sono in realtà doni immensi che ci ha fatto D-o e di come di questi doni, spesso, non facciamo un uso adeguato. Tra pochi giorni, vedremo molti partecipare alle funzioni religiose nei nostri Bate haKenesset e sentiremo i suoni dello Shofar che ci invitano a diventare ebrei migliori e persone migliori. Se D-o vuole avremo la possibilità di vedere queste immagini e di sentire questi suoni. Dobbiamo aprire i nostri cuori e le nostre menti non solo per vederli e per sentirli, ma per comprendere, apprezzare e crescere.