La guerra
«Ricordati di ciò che ti fece Amalèk (vedi Esodo 17, vv. 8-16) quando eri in viaggio, allorché uscisti dall’Egitto, che ti assalì sulla strada e colpì tutti coloro che affranti erano rimasti indietro mentre tu eri stanco e sfinito, e non temette Iddio. E quando il Signore tuo Dio, ti darà tregua da tutti i tuoi nemici all’intorno nella terra che sta per darti in eredità perché tu ne prenda possesso, cancellerai il ricordo di Amalèk al di sotto del cielo, non dimenticarlo».
Deuteronomio 25, 17-19
C’è una parola nel testo «karechà» che, secondo la spiegazione comune, vorrebbe dire: «t’incontrò», nel senso di assalì.
Prescindendo dal contesto, il seguente Midràsh, la interpreta dalla radice «Kor=freddo».
«I Maestri dicono che ‘Karechà’ è da intendere come ‘ti ha reso freddo’ (vulnerabile) dinnanzi agli altri.
Disse Rabbì Chunjà: «A che cosa è paragonabile ciò? A un bagno bollente, dove nessuno osava entrare, fino a che venne questo malvagio e si buttò dentro; egli si bruciò, però rese l’acqua meno bollente e quindi accessibile a tutti.
Così, quando uscì il popolo ebraico dall’Egitto, Iddio aprì le acque del Mar Rosso e gli egizi vi furono sommersi; la paura cadde su tutte le nazioni come è detto: ‘alla lor volta i capi dell’Idumea sbigottirono, i padri di Moàv furono presi dal terrore…’ (Esodo 15, 15); dal momento che venne Amalèk e li attaccò, anche se fu sconfitto, li ‘raffreddò’ (cioè li rese più vulnerabili) di fronte a altre nazioni».
Midràsh Tanchumà, Ki Tetzè 9
Si è visto nel capitolo precedente, quanto la Torà aspiri alla pace: «Le sue vie sono vie soavi e tutti i suoi sentieri conducono alla pace» (Proverbi 3, 17).
Tuttavia leggendo i versi riguardanti Amalèk: «Cancellerai il nome di Amalek di sotto al cielo» si resta stupefatti.
Per quale motivo la Torà si accanisce crudelmente contro Amalèk? Lo si può capire esaminando a fondo l’espressione «non temette Iddio», riferita a Amalèk (vedi Gen. 20, 11; 42, 18; Es. 1, 17). Infatti nella Torà tale espressione si riferisce a persone che hanno una particolare attenzione verso il debole e lo straniero; per esempio riguardo alle levatrici egizie, che avevano salvato i bambini ebrei, è detto che non lo fecero perché «temevano Iddio».
In questo caso la colpa di Amalèk consiste nell’aver assalito un popolo debole e stanco, e in particolare tutti «gli affranti», senza alcun motivo e quindi dice il testo «egli non temette Iddio».
Il Midràsh spiega in modo figurativo, come sua consuetudine, ciò che fece Amalèk, con la similitudine del bagno bollente.
Dopo l’uscita dall’Egitto i popoli si stavano avvicinando all’idea del Dio unico, cioè alla strada della verità e della giustizia.
Il bagno bollente simboleggia la paura dei popoli di fronte all’Ente Supremo, del quale anche se non si ha ancora una conoscenza precisa, c’è almeno l’inizio di una presa di coscienza.
Ma interviene Amalèk per dimostrare che quello, che è successo non è poi così eccezionale. Perché aver paura? Quindi attacca il popolo. £ vero che Amalèk è stato vinto, però il suo tentativo è stato sufficiente per raffreddare l’acqua e far retrocedere il mondo nell’idolatria.
L’atmosfera messianica è stata allontanata da Amalèk, come da tutti quelli che si identificano con lui attaccano i deboli, gli innocenti, contribuendo così ad aumentare l’ingiustizia e la crudeltà nel mondo.