La contestazione (1)
«E disse Mosè ai figli d’Israele: ‘Vedete, il Signore ha designato Bezalèl’. Questo riflette ciò che è scritto: «E così incontrerai favore e buona considerazione agli occhi di Dio e degli uomini»» (Prov. 3, 4).
Quando Dio parlò a Mosè sul monte Sinai riguardo all’opera del Tabernacolo, gli mostrò come dovesse essere fatto ogni strumento, come è detto: «Abbi cura di fare secondo i modelli che ti furono indicati sul monte» (Esodo 25, 40). Mosè pensava di dover egli stesso realizzare il lavoro del Tabernacolo, perché Dio gli aveva detto: «Farai le stanghe, farai il tavolo, farai l’altare, farai la cortina, farai la conca di rame», e così Dio si è espresso per tutta l’opera del Tabernacolo. Dopo che Dio gli ebbe mostrato ogni cosa, Mosè disse: «Creatore del mondo, chi farà tutto ciò?» Gli disse: «Vedi, ho designato Bezalèl».
Quando Mosè scese e riferì le parole di Dio, di erigergli cioè un Tabernacolo composto da stanghe, altare, un tavolo, ecc. gli dissero: «E chi farà tutto ciò?».
Il popolo incominciò a fare pettegolezzi su Mosè dicendo: «Iddio non disse a Mosè di fare il Tabernacolo tramite Bezalè1, ma è Mosè stesso che lo ha nominato in quanto è suo parente».
Disse loro: «Bezalèl».
Mosè è re, Aronne suo fratello è Gran Sacerdote, i suoi figli (di Aronne) aiutanti nel Sacerdozio, Elazàr è capo dei Leviti, i figli di Kehàt sono partoriti del Tabernacolo, ora abbiamo anche costui che presiede l’opera del Tabernacolo.
Tutta questa, è potenza che Mosè cerca di accaparrare per sé!
Disse loro Mosè: «Io non ho deciso niente di testa mia, bensì è stato Iddio a decidere tutto ciò» E riferì loro: «Vedete, Iddio ha designato Bezalèl…».
Per realizzare ciò che è detto: «E così incontrerai favore e buona considerazione agli occhi di Dio», questo è Bezalè1, in quanto Dio, disse: «Vedete, ho designato Bezalèl», «e degli uomini», questi sono il popolo ebraico, come è detto: «E voi siete il mio gregge, il gregge del Mio pascolo uomini voi siete…» (Ezechiele 34, 31).
Tanchumà Vayakèl 3
Nel Midràsh precedente il verbo “vedere” aveva il significato di “acconsentire”. Dio e Mosè chiedono il consenso del popolo per la nomina di Bezalèl.
Qui, invece, «vedere’ è inteso come prova, che tende a dimostrare che la nomina e stata fatta da Dio stesso; in altre parole è come se Mosè dicesse: «Fate attenzione, prestate bene ascolto: Iddio ha designato…».
Mosè chiede a Dio chi farà tutto il lavoro del Tabernacolo, preoccupato della grande mole di lavoro; quindi Dio gli risponde: ‘Bezalèl’. Viceversa quando Mosè riferisce al popolo del grande lavoro, la loro domanda: «chi farà tutto questo?» rivela sospetto nei confronti della persona designata, in quanto è appartenente alla famiglia di Mosè.
Mosè, che secondo il Midràsh non pensava a questo, inizialmente non porta una prova che era stato Dio a designare Bezalèl. Ma si creano sospetti, si diffondono pettegolezzi forieri di ribellione.
Bisogna in questo caso tener conto delle debolezze umane, anche se si è sicuri, che tutto ciò che si realizza è giusto e onesto nei minimi particolari?
Il Midràsh, attenendosi al testo biblico, risponde affermativamente. Mosè infatti alla fine porta una prova, dando così un insegnamento ai posteri: bisogna educare il popolo e quindi, ogni volta che si riscontrano dubbi sul proprio operato, anche se si ha la coscienza tranquilla di fronte a Dio non si può rimanere insensibili alle obiezioni della gente, perché è scritto: «E così incontrerai favore e buona considerazione agli occhi di Dio e degli uomini» (Prov. 3, 4).
A completamento dell’argomento è opportuno citare un altro Midràsh relativo al Tabernacolo.
Il Midràsh parla della contabilità.
La Torà riferisce che Mosè presenta un bilancio con le entrate e le uscite attinenti al Tabernacolo.
Il Midràsh si domanda che necessità ne abbia avuto Mosè.
«Ecco il computo fatto per ordine di Mosè del Tabernacolo che conteneva l’Arca della Testimonianza» (Esodo 38, 21).
Perché ha fatto i conti? Iddio crede, ha fiducia in lui, in quanto è detto: «il Mio servo Mosè è fedele in tutta la Mia casa» (Numeri 12, 7).
E Mosè viene a dare al popolo il conteggio?
Ma è perché aveva sentito alcune persone, che di solito amano sparlare degli altri, confabulare su di lui, come è detto: «Ogni volta che Mosè si ritirava verso la tenda, tutto il popolo si alzava in piedi fermandosi alla soglia della propria tenda e lo seguiva con lo sguardo finché fosse entrato» (Esodo 33, 8).
E che cosa dicevano? Ammiccavano tra loro dicendo: «Guarda che collo! Guarda che gambe! Mangia dei nostri soldi e il compagno gli rispondeva: «Ignorante! un uomo che è stato nominato responsabile del Tabernacolo, dell’argento, dell’oro, tutte cose che non sono soggette ad indagini, vuoi che non sia ricco?».
Dal momento che Mosè sentì ciò, disse: «Giuro che, appena sarà terminato il lavoro del Tabernacolo, vi presenterò la contabilità». Appena terminato il lavoro, disse loro: «Ecco il computo del Tabernacolo».
Tanchumà Pekudè 7
Questo Midràsh vuol fornire un quadro nitido, vicino alle figure e alle conversazioni di ogni giorno. Per allontanare i sospetti e evitare che chiacchiere senza base si dfflondano diventando il centro dell’attenzione e il problema principale dell’attività giornaliera, Mosè presenta la contabilità nei minimi dettagli.
Notiamo quindi come neppure Mosè riuscirà a sottrarsi alle accuse del popolo.
I Rabbini in questo Midràsh proiettavano sulla figura di Mosè le accuse che altri mormoravano nei loro confronti. Così essi alternavano il valore di talune maligne dicerie dimostrando che esse riflettono una costante umana.