Gli specchi della bellezza
«E fece la conca di rame e il piedistallo pure di rame, servendosi degli specchi delle donne che si assembravano alla porta della tenda della radunanza».
Esodo 3, 8
Difficile chiarire cosa voglia intendere il testo con l’espressione «specchi delle donne» o «specchi delle schiere».
Secondo alcuni si tratta degli specchi coi quali le donne curano la loro bellezza; volendo mostrare quanto sia caduca la bellezza fisica e che quel che conta è la bellezza interiore, le donne li consegnano a Mosè perché ne faccia uso per il Tabernacolo.
Diversa è la spiegazione del Midràsh.
Quando i figli d’Israele lavoravano duramente in Egitto, il faraone emanò un decreto per il quale non potevano dormire nelle loro case e non potevano avere rapporti sessuali con le loro mogli.
Disse Rabbì Scimon ben Chalaftà: «Che cosa fecero le figlie d’Israele? Quando scendevano per attingere acqua al Nilo, Iddio metteva nelle loro brocche dei piccoli pesci, una parte ne vendevano e una parte ne cucinavano; poi prendevano quelli cucinati, del vino e andavano nei campi per dar da mangiare ai loro mariti. Dopo aver mangiato e bevuto, prendevano gli specchi e si specchiavano con i propri mariti.
Lei diceva: «Io sono più bella di te», e lui: «Io sono più bello di te»; così, suscitandoli al desiderio, prolificarono e aumentarono. Iddio li ricordò in bene, come è detto: «E i figli d’Israele prolificarono … moltissimo» (Es. 1, 7).
E è scritto ancora: «E la terra si riempi di loro … più li opprimevano e più aumentavano» (Es. I – 7, 12).
Per merito di quegli specchi che mostravano ai mariti, le donne n’uscirono a far sopravvivere malgrado la dura schiavitù tutte le schiere, come è detto: «uscirono tutte le schiere di Dio dalla terra d’Egitto» (Es. 12, 4 l); e è detto: «Fece uscire il Signore i figli d’Israele dalla terra d’Egitto secondo le loro schiere» (ivi, 51).
Quando Iddio disse a Mosè di costruire il Tabernacolo, vennero tutti gli ebrei e fecero le loro offerte: chi portò argento, chi portò oro o bronzo, chi pietre d’onice e chi pietre da incastonare; tutti offrirono con diligenza.
Le donne dissero fra loro: che cosa abbiamo da portare come offerta per il Tabernacolo?
Presero gli specchi e andarono da Mosè. Quando Mosè li vide si adirò e disse al popolo: «Prendete i bastoni e spezzate le gambe a queste donne.
A cosa servono gli specchi?».
Disse Iddio a Mosè: «Mosè! tu disprezzi questi specchi? Eppure sono proprio questi che hanno fatto stare in piedi tutte le schiere in Egitto. Prendili e fa di essi la conca di rame e il piedistallo per i sacerdoti, affinché da essi si santifichino». Come è detto: «E fece la conca di rame e il piedistallo pure di rame servendosi degli specchi delle donne che si assembravano…» (38, 8), con quegli specchi che dettero vita a tutte quelle schiere.
Midràsh Tanchumà, Pekudè 9
Il Midràsh spiega l’espressione Maròt atzovèot=«specchi delle schiere» intendendo specchi che dettero vita alle schiere del popolo ebraico quando era in Egitto.
Il Midràsh vuol far notare come anche una cosa materiale ‘specchio per la bellezza’ possa essere utilizzata a fini spirituali. Ciò dipende naturalmente dall’uso che se ne fa.
Ne emerge un insegnamento: l’ebraismo non disprezza ciò che è strettamente materiale, come la bellezza fisica o altro. Anche questi valori sono naturali e vanno presi nella giusta considerazione.
L’insegnamento del Midràsh tende a indirizzare tali beni naturali verso la mèta giusta: così la bellezza, non deve essere lo scopo della vita, bensì un mezzo per arrivare a fini spirituali.
Solo così un bene materiale riesce a acquisire un’importanza fondamentale, a dar vita nel nostro caso, ad un nuovo popolo che, oppresso com’era, sembrava spegnersi invece, proprio grazie agli specchi della bellezza, questo popolo risorge e si dirige verso la terra promessa[1].
[1] Il richiamo dei pesci e della prolificazione vengono associati dal Midràsh probabilmente per questa ragione. Nel racconto della creazione dei pesci è scritto che questi ricevettero una speciale benedizione: «Dio li benedisse dicendo: ‘prolificate, moltiplicatevi, riempite le acque dei mari’…» (Gen. 1, 25). Analoga espressione è usata nello stesso resoconto della creazione dell’uomo: «Dio creò l’uomo a sua immagine, creò maschio e femmina. Dio li benedisse e disse loro: ‘prolificate, moltiplicatevi e riempite la terra’» (Gen. 1, 28).