Il roveto ardente
«Un inviato del Signore apparve e morì attraverso una fiamma di fuoco di mezzo a un roveto e osservando si avvide che il roveto ardeva per il fuoco ma non si consumava». «E il Signore disse: «Ho considerato la condizione di avvilimento del Mio popolo in Egitto… 0. ‘Voglio scendere a salvarlo dalla mano degli egizi e a trarlo da quel paese per farlo salire in una terra fertile…’».
Esodo 3, 2-7-8
Grande è la pace, in quanto Iddio non si è rivelato mediante i Cherubini… ma attraverso una cosa che rappresenta la pace, come è detto: «E apparve a lui il Signore attraverso una fiamma di fuoco»; gli mostrò il fuoco che arde nel verde e non lo consuma e esso non consuma lui.
Mishnà Derabbì Elièzer, parashà 4
Da qui impariamo la misericordia divina per ciò che concerne i malvagi, come è scritto: «E ecco il roveto ardeva per il fuoco» per fare giustizia dei malvagi, ma il roveto non si consumava; analogamente essi nonostante tutto non sono soggetti alla distruzione.
Zohar, 11, 21
E perché Dio ha fatto vedere a Mosè questo fenomeno?
In quanto Mosè pensava: «Forse gli egizi distruggeranno Israele?» Perciò Dio gli mostrò un fuoco che arde ma non consuma. Gli disse: «Come il roveto arde di fuoco e non si consuma, così gli egizi non possono distruggere Israele».
Scemòt Rabbà 2, 10
Dio si rivela a Mosè, per la prima volta, attraverso un roveto ardente.
Tale rivelazione ha occupato i Maestri del Midràsh che si sono chiesti: qual è il significato che racchiude tale apparizione?
Secondo il primo midràsh il roveto richiama il grande concetto della pace.
Infatti due elementi fisicamente contrastanti vivono in simbiosi: il fuoco e il legno. Da una parte c’è il fuoco che brucia il roveto che non si consuma, dall’altra il fuoco che non si spegne perché il roveto non si . consuma: così la pace.
Secondo il midràsh dello Zohar il roveto rappresenta i malvagi, mentre il fuoco rappresenta la giustizia divina; dal momento che il fuoco non distrugge il roveto, il Midràsh richiama alla mente uno dei concetti base dell’ebraismo: la misericordia divina.
Questo è il metro con il quale Dio giudica il mondo.
Un giudice obiettivo, vedendo che la bilancia del bene e del male propende verso un solo lato, quello del male, probabilmente non esiterebbe a infliggere una severa punizione.
Viceversa, insegna il Midràsh, Dio cerca sempre di non esaminare obiettivamente la bilancia, facendo in modo che i malvagi siano puniti, come il fuoco arde il roveto, ma non distrutti.
Vediamo in sintesi come i primi due midrashìm riportati contengano due concetti fondamentali: la pace e la misericordia divina.
Questi concetti sono estraniati al concetto riportato nel testo biblico, come si parla della futura libertà del popolo ebraico.
Il terzo midràsh si avvicina di più al testo, anche se non completamente (per il fatto che il fuoco secondo il Midràsh rappresenta simbolicamente gli egizi, mentre nel testo il fuoco è simbolo di Dio (ved. Cap. 3, 2); in secondo luogo, nel testo Dio non comunica a Mosè che gli egizi non riusciranno a distruggere Israele, bensì che Egli porrà fine alla schiavitù).
Secondo il Midràsh il fuoco rappresenterebbe gli egizi, il roveto invece gli ebrei; come il fuoco non consuma il roveto, così gli egizi non riusciranno a distruggere Israele: tema molto attuale questo, che suggerisce l’idea che ha dominato sempre la storia ebraica, e che viene ricordato nell’Haggadà di Pèsach: «In ogni generazione si leva qualcuno contro di noi per distruggerci, ma il Santo Benedetto Iddio ci salva dalle loro mani».