Parla Riccardo Pacifici, portavoce della Comunità ebraica di Roma
Dimitri Buffa
“Gli ebrei non hanno virato a destra, se Gad Lerner sostiene il contrario è perché non conosce le dinamiche interne alle nostre comunità e ragiona con le categorie mentali dell’Unione Sovietica”. Riccardo Pacifici, portavoce della Comunità ebraica di Roma, replica senza mezzi termini all’intervento dell'”amico” Lerner pubblicato ieri su “Repubblica”. E precisa: “l’ebraismo italiano non è formato da persone che su temi come quelli dell’etica hanno la stessa posizione”.
Gad Lerner è un giornalista di granitiche certezze: la sinistra per lui ha sempre ragione. E se i suoi correligionari non
condividono, in Italia come in Israele, l'”equivicinanza” di D’Alema tra Hamas e lo stato ebraico, così come non amano che il
partito del Presidente della Camera sia sempre in prima fila in manifestazioni in cui si brucia la bandiera con la stella di Davide,
allora questo significa che “gli ebrei virano a destra”, citando il titolo del suo intervento di ieri a “Repubblica”. E i
rappresentanti delle comunità di Roma e Milano, sempre critici contro l’anti semitismo di sinistra, vengono rappresentati da Lerner
come esponenti di “gruppi di pressione” (ci mancava solo l’accusa di essere una lobby ebraica, ndr) tipo “Confcommercio o la
Coldiretti”.
Uno dei due, il romano Riccardo Pacifici, in questa intervista gli risponde per le rime.
Pacifici lei cosa risponde all’affermazione di Lerner secondo cui gli ebrei hanno virato a destra e si sono buttati in politica a
dispensare patenti di amicizia e di inimicizia verso Israele?
Sono certo che Gad sia distratto dagli impegni di lavoro e poco conosca quali siano le dinamiche interne alle nostre comunità, che
proprio negli ultimi anni hanno scelto di non fare da portavoce di alcuno schieramento politico ma solo dei valori dell’ebraismo.
Lui dice che c’è una tentazione, per convenienza momentanea, di iscrivere l’ebraismo al fronte clericale. E’ così?
Se lui avesse letto il comunicato che abbiamo fatto sulla vicenda dell’articolo sui Dico del rabbino capo di Roma su “Shalom”,
avrebbe notato che noi abbiamo chiesto rispetto per le sue idee pur essendo consapevoli che esistono due piani del ragionamento che sono quello della dottrina e quello della posizione politica.
Voi comunque al “Family day” non ci andrete?
Infatti. E il ragionamento dell’amico Lerner non tiene conto che l’ebraismo italiano non è formato da coloro che su temi come quelli
dell’etica hanno la stessa posizione. Ed è per questo che quando si parla di Dico, eutanasia, procreazione assistita noi come ebrei
abbiamo il dovere di assumere posizioni che rappresentino i sentimenti degli iscritti alle nostre comunità. Sul “family day” abbiamo
scientemente deciso di lasciare ai nostri iscritti piena libertà di coscienza. Così sabato c’è chi andrà al family day e chi alla
giornata dell’orgoglio laico promossa dai Radicali di Marco Pannella. Noi non siamo etichettabili, come vorrebbe Lerner, come un
ebraismo che va a destra e averlo fatto vuol dire assumere un modello che ricalca una visione bulgaro bolscevica estranea alla nostra tradizione.
Il sospetto è che Lerner abbia dato questa etichetta per giustificare il risentimento degli ebrei di Israele conto Bertinotti e
D’Alema. Lei come giudica l’episodio che c’è stato in Israele tre giorni fa?
Non mi permetto di giudicare che cosa fanno i nostri fratelli ebrei italiani che vivono in Israele. Loro vivono ogni giorno una
guerra asimmetrica con il terrorismo islamico e hanno diritto a lamentarsi se qualche politico considera i guerriglieri di Hamas
equivicini ai cittadini di Israele. Bertinotti è stato contestato a mio avviso più per errori passati che per posizioni recenti.
Anzi ultimamente ha detto cose molto più condivisibili di quelle di altri esponenti della sinistra e ha avuto anche il coraggio di
andare nel Parlamento dell’Anp a parlare di riconoscimento dello stato ebraico. D’Alema è ancora prigioniero di una visione distorta
del conflitto in Medio Oriente in cui Israele è sempre colpevole, Bertinotti sembra avere superato questo pregiudizio e con grande
onestà intellettuale ha detto ai palestinesi che la barriera difensiva gli israeliani non vedono l’ora di smantellarla il giorno che
ci sarà pace tra i due popoli.