Tre aggressioni ad Amburgo, Berlino e Düsseldorf
Il mese scorso Felix Klein, delegato del governo tedesco per la lotta all’antisemitismo, ha scioccato la Germania con queste parole: “Gli ebrei farebbero bene a non indossare la kippah in qualsiasi momento”. Il ministro dell’Interno bavarese, Joachim Herrmann, aveva risposto: “Tutti dovrebbero potere indossare la kippah, ovunque”. Poi è stata la volta del ministro dell’Interno federale, Horst Seehofer: “Lo stato deve garantire l’esercizio della propria fede in ogni luogo”. Infine, il ministro degli Esteri Heiko Maas: “Nessuno dovrebbe mai più nascondere le proprie origini ebraiche”. Dure critiche erano arrivate a Klein anche da Israele tramite il suo presidente, Reuven Rivlin, che ha parlato di “resa” all’antisemitismo.
Pochi giorni fa il presidente, Frank-Walter Steinmeier, aveva dichiarato al Collegio degli studi ebraici di Heidelberg che il paese doveva fare di più per far sentire al sicuro la propria comunità ebraica. Purtroppo, la cronaca tedesca delle ultime 24 ore sembra dare ragione al pessimista Klein.
La polizia tedesca ha arrestato un marocchino accusato di avere minacciato, insultato e sputato a due ebrei nella città settentrionale di Amburgo. Shlomo Bistritzky, il rabbino capo di Amburgo e il membro della comunità ebraica locale Eliezer Noe, erano appena usciti da un incontro con il sindaco Peter Tschentscher nel municipio. Bistritzky ha dichiarato al quotidiano Abendblatt di Amburgo che l’uomo aveva detto loro “shalom”. “Poi ha detto qualcosa che sembrava minaccioso. Lo abbiamo affrontato e gli abbiamo chiesto cosa avesse detto. Da sotto la maglietta ha tirato fuori qualcosa e ha iniziato a minacciarci verbalmente”. Bistritzky ha spiegato ad Abendblatt che “non avrebbe mai pensato che una cosa del genere potesse accadere ad Amburgo, figuriamoci in questo posto. E’ un brutto segno che l’aggressore sia stato rilasciato dopo due ore”. Poco dopo un turista americano veniva picchiato in un parco nel distretto dì Steglitz, a Berlino. Un uomo ha chiesto al ragazzo quale fosse la sua religione. Quando ha risposto che era ebreo è stato colpito con un pugno in faccia. Un anno fa, nella capitale tedesca, erano stati segnalati 951 episodi antisemiti. Quello nel parco di Steglìtz arriva pochi giorni dopo che un altro ragazzo è stato attaccato nel distretto di Prenzlauer Berg, sempre a Berlino, per avere indossato la kippah.
Due giorni fa, il rabbino Chaim Barkahn è stato vittima di un simile attacco antisemita a Düsseldorf dove indossava la kippah. Barkahn ha detto alla Bild: “Finora ero sempre stato orgoglioso della mia città, Düsseldorf. Qui è tranquillo, è tutto a posto. Ma, domenica sera, un uomo sulla Collenbachstrasse mi ha chiamato ‘merda ebrea’, ha detto qualcosa su Israele e la Palestina. E’ la prima volta che mi succede una cosa del genere”. L’uomo ha cominciato a rincorrere il rabbino, che ha trovato riparo dentro al centro comunitario ebraico.
Parlando con la Welt, Barkahn ha spiegato: “Ho stretti legami con il dipartimento di polizia di Düsseldorf e apprezzo molto quello che fanno. Ma posso anche dire ad alta voce: non è abbastanza. Abbiamo bisogno di più protezione. Gli ebrei che vanno in sinagoga hanno paura”.
Su questo sfondo angosciante di aggressioni antiebraiche fuori controllo non si placano le polemiche per le dimissioni del direttore dei Museo ebraico di Berlino, Peter Schafer, reo di avere invitato a parlare ufficiali iraniani e di avere appoggiato il boicottaggio di Israele, tanto da spingere Gerald Steinberg, direttore in Israele di Ngo Monitor, a ribattezzare “museo antiebraico” l’istituzione creata dal celebre architetto Daniel Libeskind. Tira nuovamente una brutta aria per gli ebrei in Germania.
(Il Foglio, 25 giugno 2019)