Rimini, 12 luglio 2015 – «That’s incredible! Incredibile! E vergognoso. Siamo offesi e choccati per quelle bottiglie di vino in vendita nei negozi con fotografie e citazioni da Hitler e Mussolini. Ma anche per la reazione aggressiva di un commerciante a cui abbiamo espresso la nostra contrarietà e che ci ha cacciato».
La denuncia viene da Yonatan e Michael Weinberg, turisti californiani di 27 e 32 anni, fratelli di origini ebraiche, in vacanza a Rimini, scelta come personale tappa di un tour nel vecchio continente, iniziato con una festa nuziale sul lago di Como. «Venerdì sera camminavamo sul lungomare – attaccano i due – quando in un negozio abbiamo visto un’esposizione di bottiglie di vino, sulle cui etichette c’erano i volti di Mussolini e di Hitler, con la scritta Mein Kampf, l’apologia antiebraica per eccellenza». «E’ stato uno choc – prosegue Michael, di professione regista – trovare in una città cosmopolita come Rimini, su una viale importante come il lungomare, trovare vetrine che propongono oggetti simili, con i volti dei più grandi criminali della storia».
«Non siamo gli unici a vendere queste bottiglie, lo fanno decine di negozi, è perfettamente legale, ci sono sentenze di tribunale a riguardo», sbotta uno dei commercianti, cui abbiamo chiesto spiegazioni. «Non ne facciamo una questione di legalità o meno – aggiunge Yonatan, che di professione fa lo scrittore – ma di sensibilità e opportunità. Mein Kampf è il manifesto antisemita, con tutto quello che ciò implica. Non parliamo da ebrei, ma da persone, esseri umani. E ci aspettiamo che altri, a partire dai riminesi, protestino contro questi vergognosi gadget che vengono venduti in tantissimi negozi». «E’ folclore, lasciateci lavorare, non avete niente da fare? Ma lasciate perdere», ci apostrofa con tono poco rassicurante un altro negoziante con la sua bella sfilza di vini ‘nazi’. «Le comprano tanto i tedeschi – continua –. E comunque vendiamo anche quelle con Che Guevara e Stalin».
«Alla richiesta di chiarimenti un commerciante ci ha preso a male parole – insiste Michael – spingendoci in pratica fuori dal negozio. Ci siamo spaventati. Fossiamo stati 70 anni indietro, cosa ci sarebbe successo? Ci dicono che Rimini è città Medaglia d’Oro al valor civile, e queste cose non dovrebbero accadere, anche se la normativa lo ammette. Non siamo in Giappone o Indonesia, qui nazisti e fascisti li avete conosciuti bene. Non crediamo che i commercianti siano vicini a queste ideologie. Ma l’indifferenza è pericolosa». Tre anni fa, su invito dell’Associazione partigiani, l’allora presidente di Aeradria Masini fece rimuovere gadget simili da un negozio allo scalo. Una scelta ‘interna’. «La legge permette quei gadget, starebbe alla sensibilità del commerciante rimuoverli – dicono dal Comune –. Nei prossimi giorni faremo verifiche legali».
di Mario Gradara
http://www.ilrestodelcarlino.it/rimini/vino-nazista-hitler-mussolini-ebrei-protesta-1.1139226