Cinema. Morto a 89 anni l’attore americano diventato celebre grazie alle serie tv «Mission Impossible» e «Spazio 1999». Al cinema ruoli con Hitchcok, Coppola, Allen e un Oscar come attore non protagonista in «Ed Wood» di Tim Burton
Antonello Catacchio
Martin Landau ha lasciato questo mondo all’età di 89 anni. Ha recitato per una vita, ma non è mai stato un protagonista, è uno di quegli attori che tutti abbiamo visto anche se talvolta qualcuno potrebbe faticare a ricordarlo. Nato a Brooklyn da una famiglia di origine ebraica proveniente dall’Austria, alla fine degli anni quaranta comincia a lavorare al New York Daily News come vignettista. Ci rimane quattro anni, ma il suo sogno è quello di calcare le scene. Infatti tenta di entrare al prestigioso Actors Studio. E, a suo dire, su duemila aspiranti solo due vengono accettati. Uno è lui, l’altro è Steve McQueen.
E nel corso degli anni Landau diventerà poi uno dei rappresentanti ufficiali dell’Actors Studio. Dopo qualche ruolo a teatro (tra cui una tournée di Nel mezzo della notte di Paddy Chayefsky) e un matrimonio con l’attrice Barbara Bain (che gli darà due figlie) arriva il cinema. Una piccola parte in 38 parallelo di Milestone, poi arriva quella di Intrigo internazionale di Alfred Hitchcock che essendo un capolavoro lo mette comunque in evidenza. Qualche tempo dopo partecipa al kolossal Cleopatra di Mankiewicz, dove interpreta il Rufio. Ma quando il film esce scopre che il suo ruolo è stato pesantemente ridimensionato in montaggio. Se ne fa una ragione affermando “cosa potevo farci? Mica potevano tagliare Burton o la Taylor”. Appare anche in Rosolino Paternò di Nanni Loy, a riprova del fatto che comunque non riesce a sfondare sul grande schermo hollywoodiano.
Riesce invece a farlo con la tv dove è tra gli interpreti di moltissime serie, ma saranno le diverse stagioni di Missione Impossibile e Spazio 1999, a renderlo davvero famoso, un’icona accanto alla moglie coprotagonista, anche se di lì a poco divorzieranno. Martin Landau è ormai sulla cresta dell’onda e si aspetterebbe di avere ruoli adeguati anche al cinema. Invece nulla, sempre lavori modesti. Almeno sino a quando Francis Ford Coppola lo sceglie (1989) per Tucker un uomo e il suo sogno accanto a Jeff Bridges. Per l’occasione ricorda a un giornalista come sia stata la prima volta per lui, ebreo di Brooklyn, chiamato finalmente a interpretare un personaggio di origine ebraica. Viene nominato all’Oscar come miglior attore, non lo vince, si deve accontentare del Golden Globe. L’anno dopo è Woody Allen che gli affida il ruolo di un oftalmologo, naturalmente ebreo, in Crimini e misfatti, seconda nomination consecutiva, ma ancora niente Oscar. L’appuntamento è solo rimandato di qualche anno quando Tim Burton lo recluta per Ed Wood (1994) interpretato da Johnny Depp, mentre lui deve reinventare lo scostante Bela Lugosi. Terza nomination, ma questa volta è fatta, Landau brandisce finalmente la statuetta e il suo nome è ormai conosciuto e riconosciuto.
Da quel momento non ha più smesso di lavorare, e molto, al cinema (da ricordare il suo giudice in City Hall), anche come doppiatore nei film d’animazione, sino al recente Remember di Atom Egoyan, in tv in molte serie, compresa una parentesi coi Simpson.Il suo sorriso è un tratto distintivo perché ha qualcosa di sinistro, di indefinibile e poco tranquillizzante, per fortuna è soprattutto il suo talento a rimanere nei cuori degli spettatori.
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