Manila Alfano – Titolo originale: “Così gli ebrei ripopolano la Valsesia”
La nuova Terra Promessa è in provincia di Vercelli, incastonata tra le Alpi, tra il Sacro Monte e Alagna. Qui, sparsi tra le frazioni di Borgosesia fin su a Rimasco in Alto Sermenza, hanno già comprato casa e si sono trasferiti in molti
Undicimila israeliani stanno cullando l’idea di trasferirsi in Valsesia. La nuova Terra Promessa è in provincia di Vercelli, incastonata tra le Alpi, tra il Sacro Monte e Alagna. Qui, sparsi tra le frazioni di Borgosesia fin su a Rimasco in Alto Sermenza, hanno già comprato casa e si sono trasferiti, oltre ottanta famiglie e quattrocento sono già soci del progetto che li aiuta a trasferirsi da Israele al Piemonte. Si portano dietro tutto, i nonni e il lavoro in smart working per vivere in mezzo alla natura con un aeroporto non troppo lontano. E la Valsesia sembra perfetta. A pensarlo per primo è stato Ugo Luzzati, fondatore e apripista della rilocation, nato a Genova sessantaquattro anni fa, poi trasferito in Israele dove si è sposato e ha avuto cinque figli.
“Venivo con la famiglia in Valsesia per le vacanze. Ma ad un certo punto ho iniziato a passarci sempre più tempo, fino a trasferirmi un paio di anni fa. Il mio paese è cambiato, si è rotto qualcosa. E’ finita un’epoca. La riforma giudiziaria del ‘23 ha spaccato Israele che per metà è sceso in piazza a protestare contro la destra ultraortodossa. L’idea di portare altri connazionali è nato da una lunga chiacchierata con la maestra del paese. Si lamentava che le classi erano semi vuote, e che negli ultimi decenni i bambini erano sempre meno. Mi è come venuta una illuminazione: portiamo le famiglie israeliane in Valsesia”. Progetto Baita nasce così, “Bait perchè in ebraico significa casa”, spiega Ugo, diventato il presidente dell’associazione senza scopo di lucro. Dopo di me mi ha seguito una coppia che ha comprato casa a Rimasco, poi sono arrivate altre famiglie la maggior parte numerose con bambini. Anche una famiglia araba israeliana di farmacisti”.
Scegliere di partire non è facile, e per farlo occorre un percorso ben definito. “Abbiamo costituito una onlus riconosciuta”, spiega Ugo. “Anche per poter parlare con le istituzioni, con la regione, con l’unione montana Valsesia , i comuni, la prefettura, la questura, le scuole. Si perché intanto sono già una quarantina i bambini e i ragazzi iscritti a scuola”. Così si ripopolano i piccoli borghi. “Classi così affollate non si vedevano dagli anni ’60”, dice il sindaco di Varallo Sesia, Pietro Bondetti. “Ad arrivare tanti israeliani ma anche diversi olandesi. Tutte persone con un grado alto di istruzione, professionisti, manager, diplomatici che vogliono integrarsi e trovano l’accoglienza delle persone che li hanno presi a ben volere. Sono benestanti e fanno girare l’economia che certo non guasta. Prima del loro arrivo era una zona a rischio desertificazione demografica. Oggi siamo rinati.
Faccio un esempio concreto: la fibra. La maggior parte di loro lavora da casa e dunque internet è una priorità, un servizio fondamentale di cui beneficiano tutti gli abitanti, anche i nostri giovani. Oramai chi ha una casa vuota dice: chiediamo se gli israeliani ce la comprano. Qui le case hanno riacquistano un valore che nessuno osava più dargli”. Ne sa qualcosa Gianni Tognotti, vicepresidente del progetto e immobiliarista. “Ho richieste continue. Si innamorano del posto, del verde e della vita tranquilla, le piste da sci sono una sorpresa inaspettata. Cercano preferibilmente case indipendenti con un bel terreno intorno, meglio se lontane da altre proprietà. E qui c’è l’imbarazzo della scelta”.
Trasferirsi e non vivere l’esperienza da soli certamente aiuta, “anche se si rischia di avere a che fare con una comunità chiusa”, fa notare don Roberto Collarini, il parroco di Varallo Sesia. I bambini in questo sono molto più facilitati, racconta. “Imparano presto la lingua e la scuola serve molto a unirli con gli altri compagni. Per gli adulti invece è più complicato, spesso lavorano da casa e con la lingua faticano di più. Hanno le loro tradizioni e si trovano tra loro perché sono molto uniti. Qui, nella realtà montana c’è maggiore circospezione, e occorrerà tempo per legare”. Intanto il progetto si sta sviluppando in molte direzioni. “Cerchiamo di rendere il trasferimento meno complicato possibile”, spiega Ugo. I progetti sono tanti, le idee non mancano.
A partire da una scuola di italiano on line. “A Varallo la pronipote del premio Nobel per la letteratura Shmuel Yosef Agnon insegna ebraico a 30 italiani. Stiamo aprendo la prima succursale italiana di liceo per nomadi digitali, già funzionante negli Stati Uniti, e in molti altri paesi europei. Pensiamo a un polo accademico che si occupi di cyber security e Intelligenza artificiale in cui noi israeliani siamo fortissimi. Stiamo facendo arrivare i primi medici israeliani. Molto spesso negli ultimi anni qui i concorsi sono andati deserti e ci sono diversi posti vacanti negli ospedali della zona. Insieme, penso che possiamo rendere ancora più bella la Valsesia”.