Oggi 13 Elul (mercoledì 2 settembre 2009) ricorre il centenario della scomparsa di R. Yossef Chayim di Baghdad, più noto come il Ben Ish Chay. Autore di un gran numero di libri su ogni aspetto del sapere rabbinico, è considerato uno dei massimi autori e leaders spirituali dell’Ebraismo Sefaradita dopo la stesura dello Shulchan ‘Arukh. Egli è soprattutto noto per il suo compendio di Halakhot del vivere quotidiano, divise in capitoli settimanali da studiarsi in corrispondenza delle Parashot nell’arco di due annate: l’opera detta Ben Ish Chay, appunto. Lo ricordiamo attraverso le prime pagine di una Sua biografia, adattata da: “Ben Ish Hai Anthology” –Yeshivat Ahavat Shalom Publications, Jerusalem.
La Comunità Ebraica di Babilonia è probabilmente la più antica fuori da Eretz Israel. Insieme con diecimila altri Ebrei del Regno di Yehudah, che comprendevano il re Yoyakhin e la sua corte, un’elite di studiosi di Torah, chiamati charàsh u-masghèr, furono esiliati in Babilonia da Nevukhadnetzàr (2Re 24, 13-14). Undici anni più tardi, dopo la distruzione del primo Bet ha-Miqdàsh, la seconda ondata di esuli trovò in Babilonia un centro spirituale: erano state poste le basi per la continuità dello studio della Torah. Settant’anni più tardi, quando agli Ebrei fu concesso il permesso di ritornare in Eretz Israel e ricostruire il Tempio non tutti fecero ritorno. Per tutta l’epoca del secondo Bet ha-Miqdash la Comunità di Babilonia fu grande quanto quella di Eretz Israel. Alcune città (Nehardea) erano popolate esclusivamente da Ebrei, che godevano di autonomia locale: l’Ebraismo Babilonese era retto dal Resh Galuta (esilarca) con poteri affidatigli dal re.
Allorché i Romani, con i loro decreti, colpirono duramente lo studio della Torah in Eretz Israel, fiorirono le Yeshivot in Babilonia. Nel III secolo Rav e Shemuel furono a capo delle famose accademie di Sura e Nehardea. Quest’ultima contava all’epoca 1.200 studenti. Due volte all’anno, nei mesi di Adar e Elul che precedevano le feste, venivano organizzati congressi di studio aperti anche agli esterni, chiamati Yarchè Kallah. Al tempo di Rabbah bar Nachmani vi partecipavano 12.000 persone. Nacque così il Talmud Babilonese, o Talmud per antonomasia. A partire dalla fine del V secolo fino all’anno 1028 le grandi Yeshivot di Sura e Pumbedita, con a capo i Gheonim, costituirono il centro spirituale di tutto il mondo ebraico. A seguito dell’emigrazione degli Ebrei verso l’Occidente e l’Europa dopo la conquista araba della Babilonia, cominciarono a sorgere locali Yeshivot in Nord Africa, Spagna, Italia e Germania e le tradizionali accademie babilonesi conobbero un declino a causa delle persecuzioni e del supporto economico ormai ridotto.
Nell’anno 762 Baghdad divenne la capitale amministrativa dell’Impero Abbaside e il luogo di residenza del Resh Galuta (esilarca). Nel 1070 vi fu fondata una grande Yeshivah, che lentamente prese il posto di quelle più antiche di Sura, Nehardea e Pumbedita. Un secolo più tardi, il famoso viaggiatore Beniamino da Tutela narrava che vivevano in pace a Baghdad 40.000 Ebrei, fra cui numerosi dotti e ricchi. Poco più tardi giunsero anche i rifugiati delle Crociate a rafforzare ulteriormente il livello degli studi. Poco è noto dei secoli successivi: la città fu teatro di numerose invasioni, guerre e rivolte che sconvolsero il suo territorio. All’inizio del XVII secolo i capi della Comunità fecero giungere da Mossul nel Kurdistan, dove aveva sede una grande Yeshivah, il Chakham Shemuel Balzani, che divenne Rabbino Capo di Baghdad. Questi fondò una dinastia di Rabbini che guidarono la Comunità fino al 1743, allorché fu decimata da un’epidemia. Molti fuggirono, ma il Rabbino Capo e il Bet Din rifiutarono di lasciare, dichiarando la propria disponibilità a morire per espiare le colpe di tutti gli altri. Quando l’epidemia s’arrestò e la popolazione potè far ritorno alle proprie case, si scoprì che effettivamente il Rabbino Capo e tutti i membri del Bet Din non avevano resistito alla malattia.
Il Chakham Moshe Chayim aveva solo trent’anni nel 1795, allorché gli fu offerto il posto di Av Bet Din, Rosh Yeshivah e Darshan a Baghdad, dopo essere già stato membro del Rabbinato della città da molti anni. Nel corso di cinquant’anni di leadership il Chakham continuò l’opera dei suoi predecessori nel ricostruire la vita religiosa della Comunità. Tale era la sua influenza da essere chiamato “al Chakham” per antonomasia. Resosi conto che i Tefillin scritti a Baghdad non erano di buona qualità, invitò esperti da altre città a dare lezione ai Soferim locali. Dopo aver appreso che in Europa gli Shochatim avevano adottato nuovi coltelli di alta qualità per la macellazione, ordinò agli Shochatim di Baghdad di fare altrettanto. Il Chakham Moshe Chayim ebbe molti discepoli, alcuni dei quali servirono nel suo Bet Din. Uno dei più importanti fu il Chakham Abdallah Somekh, che resse una Yeshivah per quasi cinquant’anni: era chiamato semplicemente Istayyi (il Maestro) ed ebbe a sua volta per discepoli la maggior parte dei Chakhamim di Baghdad.
Il figlio del Chakham Moshe, il Chakham Eliahu, ereditò il posto del padre come darshan, predicatore ufficiale della Comunità di Baghdad. La sua opinione in halakhah era spesso richiesta dai colleghi di Yerushalaim, Salonicco e Smirne. Non accettò mai di essere pagato dalla Comunità per i suoi servizi: per mantenere la famiglia dedicò del tempo agli affari. Il Chakham Eliahu si dedicò all’osservanza delle Mitzwòt in modo molto pratico. Si racconta che incaricò un amico di acquistare per suo conto un terreno in Eretz Israel perché potesse mettere in atto i precetti legati all’agricoltura. Acquistò una giovane asina per poter adempiere al riscatto del primogenito (peter chamòr). Era sempre alla ricerca di nidi per compiere la Mitzwah del shillùach ha-qèn. I suoi affari prosperarono e potè gestire un fondo di assistenza attraverso il quale distribuiva larghe somme ai poveri.Trovò persino un modo per fare Tzedaqah di Shabbat. Prima di Shabbat metteva da parte del denaro; durante lo Shabbat ne dichiarava la destinazione stando vicino al denaro e dopo Shabbat lo versava.
Per molti anni il Chakham Eliahu Chayim non riusciva ad avere figli. Un giorno ricevette una lettera dal famoso Chakham Yaaqov Abu Chatzeira del Marocco (1807-1880), che lo informava del fatto che presto avrebbe avuto un bambino che avrebbe illuminato tutto il mondo ebraico: La Berakhah si realizzò nel 1833, con la nascita di suo figlio Yossef Chayim. Dopo di lui, il Chakham Eliahu Chayim ebbe altri quattro figli maschi e una figlia. Il talento fenomenale del Chakham Yossef fu evidente fin da molto piccolo. All’età di quattro anni suo padre gli domandò: “Perché D. domandò ad Adam: ‘Dove sei?’ (Bereshit 3,9)”? Il bimbo rispose che le quattro lettere alef-yod-kaf-he formano le iniziali dell’espressione: anì yodea’ kol ha-sodòt (“Io conosco tutti i segreti”). In tal modo, H. volle far capire ad Adam di essere perfettamente al corrente dell’accaduto.
All’età di otto anni il padre udì Yossef Chayim litigare con la sorella perché voleva tenere in mano il lume della Havdalah. Il Chakham Eliahu gli disse: “Se lo vuoi tenere solo per divertimento, è opportuno che tu lo ceda a tua sorella. Ma se lo vuoi tenere perché tu comprendi il senso della Havdalah meglio di lei, allora tienilo pure”. Il bambino non perse tempo a difendersi. “I nostri Maestri dicono che il discernimento (havdalah, in ebraico) dipende dalla capacità cognitiva di ciascuno. Dato che io sono più vecchio, devo avere una capacità cognitiva maggiore della sua, e perciò mi deve essere consentito di tenere la candela”. Cionondimeno, il Chakham Eliahu pretese che suo figlio rispondesse ad un’altra domanda ancora per dimostrare la sua maturità, prima di avere il permesso di tenere il lume. “Per quale motivo recitiamo la Berakhah sui profumi e sulla candela fra la Berakhah del vino e quella della havdalah vera e propria?” La risposta del ragazzo gli valse la Mitzwah quella sera. “Mi hai insegnato –disse al padre- che un Ebreo deve sempre cercare di migliorare e di elevarsi. L’ordine delle barakhot della Havdalah lo illustra bene. Prima si recita la Berakhah sul vino, che si beve con la bocca. Poi la berakhah sui profumi, e il senso dell’olfatto è più raffinato del gusto. Quindi la Berakhah sul lume, e la vista è ancora più sottile dell’olfatto. Infine, la havdalah richiede intelletto e questa facolta è la più alta di tutte”.
Quando il Chakham Yossef Chayim aveva quattordici anni avvenne un episodio che lo rese famoso fino in Eretz Israel. Un giorno notò in casa sua la lettera con un quesito halakhico che i Rabbini di Yerushalaim avevano indirizzato a suo padre. Immediatamente comprese di cosa si trattava e quello stesso giorno inviò la sua risposta all’insaputa del padre. Quando i Rabbini la ricevettero furono concordi nell’accettarla e agirono di conseguenza. Alcuni giorni dopo giunse anche la lettera del padre con la medesima risposta. Solo a questo punto i Rabbini si resero conto dell’accaduto. Essi scrissero al padre immediatamente, esprimendo la propria meraviglia per le capacità fenomenali del figlio.
All’età di quindici anni, il Chakham Yossef entrò nella Yeshivah del più grande discepolo di suo nonno, il Chakham ‘Abdallah (‘Ovadyah Avraham) Somekh (1813-1889), che più tardi avrebbe considerato il suo principale Maestro. Tuttavia non si fermò a lungo nella Yeshivah. Dopo qualche tempo, infatti, si ritirò in una piccola stanza della casa di suo padre, dove si dedicò giorno e notte allo studio della Torah. Più tardi si fece costruire un Miqweh nel cortile di casa sua per poter fare la tevilah tutte le volte che avesse voluto senza che gli altri si accorgessero della sua austera disciplina. All’età di diciotto anni il Chakham Yosse Chayim sposò Rachel, la figlia di Yehudah Somekh, un parente del suo riverito Maestro, il Chakham ‘Abdallah.
Il nome del Chakham Yossef Chayyim divenne presto noto, specialmente presso i Rabbini di Salonicco, Costantinopoli e Smirne. Entrò in corrispondenza con studiosi di Torah in Europa Orientale, e Der Israelit pubblicò un articolo su di lui nel 1855. L’anno seguente, quando il Chakham Yossef aveva solo 23 anni, il Chakham Chayim Palagi di Smirne, autore di decine di libri di Halakhah e Aggadah, gli rivolgeva quesiti e lodava i suoi scritti. Nel 1859, alla morte di suo padre, venne offerta al Chakham Yossef la guida spirituale della Comunità di Baghdad, sebbene avesse solo 26 anni. Ma come suo padre prima di lui, egli accettò solo la posizione di darshàn (predicatore) senza essere pagato, preferendo guadagnarsi da vivere tramite una società d’affari con i suoi fratelli. In ogni caso, nulla veniva fatto nella Comunità senza il suo consenso. Aveva l’ultima parola su tutto e tutti, al punto che il suo discepolo Benzion Chazzan (più tardi Chakham della città vecchia di Yerushalaim fino al 1948) dichiarò: “Se gli Ebrei avessero seguito a suo tempo i Profeti come ora gli Ebrei di Baghdad seguivano il Chakham Yossef Chayim, il Tempio non sarebbe mai stato distrutto e non saremmo mai stati esiliati dalla nostra terra”!
(Traduzione italiana a cura di Rav Alberto Moshe Somekh)