Emanuele Calò
Il Giorno della Memoria ricorda la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, avvenuta peraltro quando il mostro aveva portato a compimento la sua opera: l’eliminazione degli ebrei d’Europa. Da quel momento, gli ebrei nel mondo passammo da diciotto milioni a dodici e in gran parte d’Europa non vi è ormai che una presenza simbolica. Si dice sovente che non bisogna confondere ebrei e israeliani, e su questo non vi sono voci discordi, ma semmai interviene qualche giusta distinzione e precisazione.
Purtroppo, sono chiacchiere al vento e lo stesso Giorno della Memoria rischia di diventare una commemorazione inconcludente e, a mio avviso, dannosa. Infatti, quale senso può avere il ricordo dello sterminio di massa avvenuto ai nostri danni se oggi per lo più si tace sullo sterminio d’Israele programmato da alcuni leader islamici ed attuato con periodica implacabile cadenza da stragisti anch’essi islamici? Una Auschwitz col contagocce, a rate, uno stillicidio, tale da isolare Israele, così come venivano isolati gli ebrei da fascisti e nazisti, in attesa di sferrare il colpo finale.
Sarà pur nobile il tentativo di portare le scolaresche alle cerimonie, di parlarne sui mass media , di organizzare eventi e rievocazioni. Purtroppo, però, loro, i morti, non tornano, e nel ricordare loro rischiamo di farlo nel modo sbagliato, obliando cioè quelli che oggi vengono uccisi. E questa sarebbe una commemorazione?
L’uomo Sharon è diventato una sorta di grosso capro espiatorio, l’incarnazione del male, il bersaglio degli anatemi, l’alibi per sortite ignobili e al contempo ridicole. La parola “Sharon” è diventata un esorcismo per far chiudere occhi ed orecchie di fronte a quanto accade oggi, per non pensare alle membra dilaniate di una massa indistinta di israeliani, così come ai forni andava una massa indistinta di ebrei europei.
Ma qualcuno degli opinion leaders , qualcuno bravo a predicare e ammonire, si è mai domandato perché gli israeliani non facciano in Palestina le stragi che i palestinesi fanno in Israele? Qualcuno si è mai domandato per via di quale miracolo i congiunti delle vittime dilaniate dal terrorismo non abbiamo finora reso pan per focaccia? Si dice che Israele tratta i palestinesi come i nazisti trattarono gli ebrei: ecco, visto che così non è, vogliamo domandarci il perché? Come mai in Palestina non saltano i mercati, gli autobus, i ristoranti? Il taglione forse non vige? La civiltà israeliana è la stessa che dimostra ogni nazione civile dinanzi al terrorismo, si agisce con mezzi che non sono mai quelli propri degli assassini.
Israele però rischia la sparizione, di fronte ad un nemico che non offre alternative di pace, se non per celia, come ad esempio in Ginevra, laddove persone che non contano nulla hanno giocato a fare la pace. La pace però si fa fra rappresentati dei governi, non fra dilettanti che non rappresentano nessuno.
Un mondo che assiste in silenzio al continuo massacro di israeliani non è un credibile protagonista del Giorno della memoria; un Giorno della memoria che non condanni il tentativo di eliminare Israele è solo una tragica beffa, un’ulteriore offesa ai sei milioni morti. Dispiace dire – ma va detto – che non vi è peggior modo di commemorare una strage avvenuta che quello di chiudere gli occhi di fronte ad una in fieri. Capisco che non si voglia e che non si debba mescolare Europa e Medio Oriente, passato e presente, ma purtroppo è esattamente quanto sta avvenendo. Tanto vale collegare anche noi gli eventi e dire mai più, mai più in Europa, ma mai più anche in Medio Oriente, mai più in alcun luogo.
27 gennaio 2004