Come ci si comporta con un degente ebreo?
Rav Alessandro Meloni – A cura dell’Ufficio Rabbinico della Comunità Ebraica di Milano
La tradizione religiosa ebraica si richiama ad Abramo padre dei credenti e a Mosè legislatore di Israele. La Bibbia ebraica contiene la Torà scritta o Pentateuco rivelata a Mosè sul monte Sinai. Assieme alla Torà scritta, venne trasmessa sempre a Mosè la Torà orale che nel II secolo E.V. fu messa per iscritto da Rabbi Yehudà ha-Nassì sotto la denominazione di Mishnà. Il Giudaismo non è una religione dogmatica ma un modo di vita improntato ad una certa esigenza morale.
Pratiche religiose
Lettura quotidiana di preghiere, benedizioni e salmi.
Lettura settimanale (lunedì, giovedì, sabato) della Torà.
Il capo deve restare coperto per pregare e leggere i testi biblici. Da notare: gli uomini osservanti portano la Kippà (zucchetto) sul capo in permanenza. Le donne portano spesso sui loro capelli un foulard o una parrucca.
Gli uomini indossano ogni mattina i Teffilin (2 contenitori quadrati di cuoio) che contengono pezzi della Torà. Essi vengono legati, attraverso cinghie di cuoio nere, sul braccio sinistro e sul capo.
Lo Shabbat (sabato) è uno dei principi fondamentali della fede ebraica. Esso inizia il venerdì sera al calare del sole per finire il Sabato con la comparsa delle prime stelle.
Lo Shabbat aiuta l’ebreo a ritrovare sè stesso e il prossimo. Per realizzarlo pienamente, l’ebreo, cosciente dei valori morali, sociali e spirituali di quel giorno, si astiene da ogni attività e si libera da tutte le esigenze della vita quotidiana. Durante questo lasso di tempo, gli osservanti non utilizzano nessun metodo moderno di comfort e di comunicazione (macchina, telefono, elettricità, campanelli…)
Pensate ad accendere ed a spegnere voi stessi la luce della camera.
Tradizionalmente, alla vigilia dello Shabbat, la donna ebrea accende due candele che bruciano fino al loro esaurimento. Questa pratica è, purtroppo, impossibile in ospedale a causa dei rischi di incendio ed esplosione dovuti alla presenza di prese di ossigeno nelle camere.
Per quanto concerne l’uomo, egli procede al Kiddush (preghiera su un calice colmo di vino Kasher) prima della cena del venerdì sera e del pranzo del sabato.
Feste:
Rosh Ha-Shanà (Capodanno), Yom Kippur (giorno del Perdono), Pessa’h (Pasqua), Shavunot (Pentecoste), Succot (Festa delle Capanne), Simhat Torà (Festa della Torà).
Purim e Hannuccà sono delle semi-feste.
Per conoscere le date consultare il calendario ebraico.
Il cibo
Significati e precetti:
Il Giudaismo accorda una grande importanza al regime alimentare. L’ebreo, fedele ai precetti della Kasherut stabiliti dalla Torà, consuma:
1) la carne proveniente da animali ruminanti ed aventi lo zoccolo diviso in due (fesso), la carne dei volatili domestici, macellati e dissanguati secondo la norma rituale (sono vietati il maiale, il cavallo, il coniglio, la selvaggina e tutti gli animali, anche se permessi, non macellati e trattati secondo le norme rituali).
2) I pesci dotati sia di pinne che di squame (sono vietati i molluschi ed i crostacei).
3) Gli alimenti cotti (pane, torta, biscotti, cioccolata, dolciumi, gelati…..) che non contengono grassi animali e certi coloranti (su questi ultimi vedere elenco in “Le regole alimentari ebraiche” di Riccardo Di Segni ed. Lamed).
4) Il vino che porta la dicitura Kasher.
5) La frutta, le uova e le bibite analcoliche.
6) Formaggi e latticini non devono mai essere serviti durante pasti a base di carne.
Se il malato lo desidera e se il suo stato di salute lo permette (previo accordo del medico e del dietologo) si può consentire ai familiari di fornire pasti preparati in famiglia. Fate allora riscaldare i pasti provenienti dall’esterno senza mai travasarli in un contenitore non Kasher.
Potrete anche proporre al paziente dei pasti Kasher già cucinati messi a a disposizione da istituzioni ebraiche (riscaldarli obbligatoriamente in forno a Micro-onde).
Potrete autorizzare il malato ad avere le sue proprie stoviglie e le sue proprie posate. Le stoviglie riservate ai latticini devono essere sempre lavate separatamente da quelle riservate ai pasti a base di carne. Un’ottima alternativa è costituita da recipienti e posate monouso.
A Yom-Kippur – digiuno assoluto (nè cibo, nè bevande) – per la durata di 25 ore, salvo parere medico contrario.
A Pessa’h (Pasqua ebraica) data la complessività delle norme alimentari è consigliabile laddove non sia possibile la dimissione:
1) provvedersi di fornitura da istituzione ebraica locale o da famiglia.
2) alternativamente, contattare l’autorità rabbinica locale.
La nascita:
1) Interruzione di gravidanza:
Data la delicatezza e la rigorosità della materia, consultare sempre l’autorità rabbinica competente.
A puri fini indicativi, laddove la prosecuzione di una gravidanza comporta conseguenze di un reale pericolo di vita per la madre, può essere considerata lecita l’interruzione.
2) Riti:
Nel caso di un’unione mista, la religione della madre determina quella del bambino.
All’ottavo giorno i maschi sono circoncisi, se il loro stato di salute è precario l’atto è rinviato ad una data ulteriore.
Malattia – Sofferenza
Nel corso di una malattia e, in specie, prima di un intervento chirurgico, il paziente può chiedere che si chiami un rabbino per essere sostenuto spiritualmente.
La morte:
1) Comportamento da tenere durante l’agonia:
Avvisare immediatamente la famiglia (se nel periodo di Shabbat o solenne, vedere “Pratiche”, inviare un telegramma); essa si incaricherà di stargli vicino.
Favorire (quando possibile) la presenza di personale sanitario della stessa religione.
Le ultime parole che gli ebrei desiderano pronunciare o ascoltare sono quelle della professione della fede ebraica: “Shemà Israel….” (Ascolta Israele, Il Signore è nostro D-O, Il Signore è Uno).
2) Comportamento dopo il decesso:
Chiudere gli occhi e la bocca del defunto, staccarlo dalle apparecchiature, togliere gioielli e protesi.
Lasciare il corpo tale quale e chiamare il Rabbinato per il lavaggio rituale.
Esso si pratica prima di mettere la salma nella bara e in assenza della famiglia. Il corpo viene rivestito di abiti funebri e comunque sempre avvolto in un lenzuolo che copra tutta la salma.
Allineare le braccia lungo il corpo, mai incrociare le braccia!
Segnalare sempre che il defunto è ebreo. Nelle camere mortuarie verificare la possibilità di poter procedere al lavaggio rituale e asportare ogni simbolo religioso non ebraico.
Facilitare l’accesso della famiglia alla camera ardente in serata per la lettura dei salmi presso il defunto.
La sepoltura avvenga il più presto possibile.
La cremazione è vietata dalla normativa ebraica.
La presenza di un numero di 10 persone di sesso maschile può essere richiesta dalla famiglia durante le preghiere (salmi) nella camera ardente.
Autopsia e prelievo di organi
Il trapianto da un essere vivente ad un altro essere vivente è autorizzato a condizione che la cosa non metta in pericolo la vita del donatore e sempre con il mutuo consenso del donatore e del ricevente.
La messa a disposizione del corpo a favore della scienza è vietata dall’ebraismo.
La mutilazione del cadavere non è ammessa, ma il parere medico è da considerare secondo il caso.
L’autopsia o il prelievo di organi possono essere consentiti solo quando possono salvare un’altra persona in immediato pericolo di vita.
In caso di richiesta di autopsia da parte dell’autorità giudiziaria o sanitaria, chiedere sempre il parere motivato dell’autorità rabbinica.