Uno dei massimi esponenti della Fotografia del Novecento è il protagonista della nuova grande mostra di Palazzo Reale a Milano
In occasione del centenario dalla sua nascita, Milano celebra Helmut Newton con un’esposizione inizialmente concepita per il 2020 ma, poi, posticipata a causa della pandemia da Covid-19. Curata da Matthias Harder e Denis Curti, la mostra è promossa da Comune di Milano e prodotta da Palazzo Reale e Marsilio Arte. Dal 24 marzo al 25 giugno 2023, nelle sale al piano nobile del palazzo di Piazza Duomo, sono ospitate alcune delle massime prove del maestro tedesco che ha avuto il grande merito di affrancare la fotografia di Moda dalla mera rappresentazione pubblicitaria del soggetto e della modella trasformandola in parte attiva di un processo che la cala nella vita di tutti i giorni, a stretto contatto con la quotidianità e le sue dinamiche sociali e politiche. Newton è stato, per questo, uno dei massimi esponenti di una fotografia che esalta la figura femminile nella società del suo tempo, quasi a farne un simbolo di potenza, soprattutto in relazione alle grandi rivoluzioni culturali e di costume del ‘68.
La mostra si muove attraverso sezioni biografiche e cronologiche, miranti a mettere in relazione la sua lunga vita con la sua opera. Si parte, non a caso, dalle prime prove di Newton, il cui vero nome era Helmut Neustädter e che nacque a Berlino nel 1920 in una famiglia borghese di origine ebraica. I suoi esordi fotografici furono, ancora ragazzino, con la casa di moda Yva, grazie alle quale scattò i suoi primi autoritratti. Costretto a fuggire dalla Germania per le persecuzioni naziste, si rifugiò prima a Singapore e, poi, in Australia, dove conobbe June Brunell, che sarebbe diventata sua moglie. Nel 1956 tornò in Europa insieme a June e, tra Londra e Parigi, iniziò a frequentare quel mondo “fashion” che lo avrebbe reso famoso. Intraprese una collaborazione con Voguedestinata a grande fortuna. Grandiose prove di questa fase sono il suo autoritratto, ma anche quello della moglie come Hedda Gabler, fantastica prova di primo piano, e il fotoromanzo eseguito sul confine tra Francia e Belgio nei primi anni ‘60, in cui si nota già l’attenzione al quotidiano, che sarebbe emersa di lì a pochi anni, evidente nelle pose stupite degli agenti di frontiera.
Segue una parte dedicata agli anni Sessanta, in cui, a Parigi, Helmut sviluppò il suo stile personale, ricco di creatività ma anche di riferimenti alla Cultura contemporanea, specie al Cinema di Fellini, Hitchcock e Truffaut. Divenne, così, uno dei fotografi di Moda più ambiti, iniziando a lavorare anche per altre riviste che contribuirono a diffondere il suo stile presso un pubblico più vasto. Furono questi gli anni in cui la figura femminile ritratta da Newton iniziò a divenire icona e simbolo di quei cambiamenti in atto nella società, a partire dalla Rivoluzione Sessuale del ‘68. Verso la fine del decennio, le foto di Helmut iniziarono a sviluppare tematiche relative allo sdoppiamento della figura, con giochi allo specchio, e a curiosi accostamenti tra manichini e modelle nelle quali erano evidenti richiami all’Arte di inizio secolo, soprattutto a De Chirico. Degne di nota sono anche le prove fotografiche per Mary Quant, in cui è evidente l’omaggio alle grandi Avanguardie storiche, a conferma della vastità culturale del fotografo.
Gli anni Settanta furono, per Newton, il decennio di approdo negli Stati Uniti. Dopo un attacco cardiaco nel 1971, a New York, il fotografo cambiò metodo di lavoro, utilizzando sempre di più il set e meno il plein-air. Nel 1976 uscì il suo primo libro di fotografia, nel quale convogliò queste prove e quelle di fine anni ‘60. Gli scatti degli anni ‘70 sono caratterizzati da una notevole audacia, che, a tratti, sfocia nell’erotismo, ma anche da una scelta di ambientazione suddivisa tra set e interni sfarzosi e signorili e da influenze tematiche legate al Surrealismo e al Cinema espressionista tedesco. Molti scatti, infatti, sembrano rievocare il gioco tra soggetto rappresentato e metafora onirica sperimentato da Man Ray. Gli anni ‘70 furono, anche, una cesura dal punto di vista del soggetto rappresentato: infatti Newton scelse, sempre più spesso, di ritrarre personalità dell’Arte, della Musica e del Cinema, da Andy Warhol a Mick Jagger fino a Catherine Deneuve, con uno stile audace ma, nello stesso tempo, quotidiano. Iconica è la bellissima immagine di Elsa Peretti vestita da coniglio, del 1975, in cui la bellezza femminile diviene tutt’uno con un panorama di grattacieli che sembrano evocare le città futuriste.
Gli anni Ottanta furono, per Newton, l’occasione per approfondire la verve erotica della sua fotografia, con l’obiettivo di esaltare l’emancipazione femminile e la figura della donna nella società contemporanea, lavorando con uno stile diretto e provocatorio mirante a irridere il bigottismo di certa società. Il corpo nudo femminile diviene lo strumento di tutto ciò e Newton lo sceglie come base per un nuovo modo di lavorare: il fotografo realizza, in questo modo, curiosi dittici in cui le modelle, prima, vengono ritratte vestite e, poi, nelle stesse pose, successivamente, sono immortalate nude. Il servizio, che destò un enorme scandalo, si chiama Naked and Dressed. Da questa esperienza nacque il successivo lavoro sui Big Nudes, grandiose immagini di modelle nude che ci appaiono nella loro bellezza in riproduzioni a grandezza naturale, destinate a un successo planetario: per questo lavoro, Newton si ispirò notevolmente alla statuaria classica ma anche alla Pittura del Rinascimento italiano, quasi a volerle attualizzare in chiave fotografica e a proporre un nuovo canone di Bellezza. I Newton, in questi anni, vissero tra Montecarlo e gli Stati Uniti, mentre Helmut alternò il lavoro sul nudo a celebri ritratti di celebrità, tra cui spicca quello, iconico, in bianco e nero, di un giovane David Bowie e un altro, a colori, della mitica Liz Taylor. Di questi anni è notevole un’altra prova come Dopo Velazquez, del 1981, omaggio al grande artista spagnolo del ‘600, in cui due modelle nude giocano di nuovo con il tema dello sdoppiamento, di ascendenza surrealista, evidente nel monitor.
Gli ultimi dieci anni di carriera di Newton furono segnati, sempre più, da commissioni dirette degli stilisti senza mediazione delle riviste, per campagne pubblicitarie su larga scala, a riprova di un radicale cambiamento della Fotografia di Moda, ormai emancipata dalla pubblicazione per la stampa specializzata. Furono, inoltre, anni di fiorente attività per mostre e per il mercato dell’Arte, che confermava, ormai, come Helmut Newton fosse diventato quasi un brand a sé. Le sue immagini continuarono a immortalare soggetti celebri, da Monica Bellucci a Gianni Versace fino ai ritratti di Arthur Miller e di Ettore Sottsass, ma ebbero, come soggetti, anche le top model che, proprio in quegli anni, iniziarono a divenire vere icone di stile, come Carla Bruni, Carré Otis ed Eva Herzigova. Non mancano anche straordinarie prove stilistiche, come la serie per Mugler del 1998, in cui il contrasto fortissimo, quasi shocking, tra bianco e nero, costituisce un omaggio al passato, soprattutto, di nuovo, a quel Cinema espressionista tanto amato dal fotografo, che sarebbe morto di lì a poco, nel 2004, a Los Angeles.
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