Più di 300 finlandesi discendenti da ebrei russi combatterono nelle fila naziste mettendosi agli ordini del nemico.
Nonostante abbia sempre negato di considerarsi come un alleato, ma al massimo un cobelligerante, la Finlandia ha combattuto a fianco della Germania e i suoi uomini hanno aiutato i tedeschi a raggiungere alcuni dei suoi obiettivi. E tra questi soldati, 300 erano di origine ebrea. Una storia, come detto, largamente dimenticata, il cui solo ricordo riapre molte cicatrici psicologiche e alcuni dei reduci si sono dati come giustificazione il fatto che si combattevano due guerre parallele.
Ha raccontato Aron Livson, che adesso ha 97 anni e che fu reclutato quando ne aveva 23: “Io non avevo nulla a che fare con i tedeschi, non ce ne erano dove io svolgevo il mio servizio. Loro stavano 200 chilometri a nord”. In realtà in molti casi questo è accaduto come in Karelia dove finlandesi e tedeschi hanno combattuto a fianco.
Gli ebrei originari della Finlandia discendevano da soldati russi che erano stati inviati in quella regione durante il servizio militare. Sotto il governo della Russia gli ebrei dovettero arruolarsi nell’esercito e rimanevano sotto le armi fino a 25 anni. Furono sempre visti con una certa diffidenza dagli altri finlandesi sia quando c’era al potere lo zar Alessandro I fino all’indipendenza del 1917. Ma quando nel 1939 la Finlandia combatté la cosiddetta Guerra d’inverno per controbattere l’invasione sovietica, gli ebrei discendenti dei russi dimostrarono la loro lealtà come cittadini finlandesi. E, come detto, si trovarono a fianco delle truppe naziste: un paradosso di cui si è taciuto a lungo.
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