Erano stati inventati da un ebreo. Vennero espropriati dal regime per una cifra risibile. Cartoncini per i timidi: «Vorrei una scatola di Fromm»
Ancora dopo il ’68. In farmacia in Germania si chiedeva discretamente «ein Frommie», un pacchetto di preservativi con i tradizionali colori giallo e rosso. Le generazioni passano, e i nomi scompaiono, ma sono sempre in vendita con il nome «Mapa». E’ un paradosso del III Reich: i Fromm erano un’invenzione ebrea, un prodotto immorale che minava la società tedesca, e sabotava l’ordine di Hitler di produrre figli maschi per l’esercito che avrebbe conquistato il mondo, ma era un’azienda che guadagnava milioni di marchi, e la espropriarono. Una piccola storia nella grande storia raccontata dallo storico Gütz Galy con il giornalista Michael
Sontheimer nel saggio Fromms.Wie der jüdische Kondomfabrikant Juius F. unter die deutschen Raüber fiel, «Come il fabbricante ebreo di preservativi Juiu F. cadde vittima dei predoni tedeschi» (Fischer Verlag; 224 pag.; 19,90 euro).
Julius Fromm era nato il 17 agosto del 1883 a Konin, una cittadina (oggi 75mila abitanti) nella Polonia centrale, all’epoca parte della Russia zarista. Entrambi i genitori erano ebrei, quando Julius aveva 10 anni decisero di trasferirsi a Berlino, dove speravano di ottenere condizioni di vita migliori. Trovarono lavoro in una fabbrica di sigarette, che venivano ancora rollate a mano, morirono giovani. Julius rimase orfano a 15 anni è dovette badare ai sei fratelli e sorelle. Riuscì a studiare chimica nei corsi serali.
I preservativi erano ancora simili a quelli usati dagli antichi romani, scomodi e poco sicuri. Si usava la vescica dei pesci, o gi intestini di pecora. Anche i primi in gomma vulcanizzata erano rudimentali e si rompevano facilmente. Nel 1912, il giovane polacco comincia a sperimentare una sua formula, crea i primi Fromm con il lattice. Durante la Grande Guerra si registra un’esplosione di malattie veneree, dilaga al sifilide. Nel 1916, Julius brevetta il suo Kondom, un anno dopo produce già 150mila pezzi al giorno, una confezione costa 72 centesimi. Nel 1920 ottiene la cittadinanza tedesca. I Fromm vengono brevettati in trenta paesi. Nel 1922, Julius possiede un’impresa internazionale, con succursali in Danimarca, Gran Breatgana, Polonia, Olanda.
La chiesa cattolica e quella luterana condannano Fromm, i suoi prodotti sono uno strumento di lussuria. iI preservativi sono immorali anche per gli ebrei, ma Julius dà lavoro a centinaia di persone durante a crisi seguita alla guerra. Ed è anche uno psicologo: distribuisce gratuitamente migliaia di cartoncini su cui è scritto «Vorrei una scatola di Fromm», i timidi li possono comprare senza parlare. Nel 1928, Julius mette sul mercato il primo distributore automatico, e le vendite aumentano.
Arriva Hitler, Julius si illude di riuscire a continuare l’attività. Alcuni suoi direttori sono nazisti, nella pubblicitá si ricorda che «i Fromm sono un prodotto di alta qualità tipicamente tedesca». Ma non basta. Nel 1936, la rivista Der Stürmer pubblica un violento attacco alla Fromm, impresa giudaica e immorale. Anche Julius non sfugge al processo di arianizzazione, gli ebrei sono costretti a cedere le loro imprese. Comprende che non può resistere a lungo, e trova un compratore che gli offe un buon prezzo, ma il regime interviene e gli impone di vendere alla baronessa Elisabeth von Epenstein, che é una parente di Göring.
Il prezzo è imposto 116mila Reichsmark, neanche un decimo del valore dell’azienda, che ha un bilancio superiore ai due milioni di marchi all’anno. Julius cede e riesce a ottenere che la somma gli sia pagata in franchi svizzeri. La baronessa si sdebita regalando a Göring due castelli. Julius subito dopo ottiene di lasciare il Reich, andrà a Londra con la moglie e i tre figli. Anche la sua proprietà privata, la villa su un lago alla periferia di Berlino, quadri e mobili, viene messa all’asta per poche migliaia di marchi, benché valga oltre trenta milioni. La Fromm fu restituita alla famiglia dagli occupanti sovietici ma fu subito espropriata dal regime della Germania comunista. Julius Fromm morì per infarto il 12 maggio del ’45. I figli raccontano che non gli resse il cuore per la gioia nell’apprendere la fine di Hitler
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