Conclusioni
Al termine di un percorso che ha attraversato il pensiero di Emmanuel Levinas per seguire lo sviluppo del “femminile” è necessario capire se gli obiettivi proposti all’inizio della ricerca sono stati raggiunti e, inoltre, se sono possibili ulteriori spunti di riflessione.
L’obiettivo principale del lavoro, ovvero la possibilità di dimostrare che il femminile levinassiano è un concetto complesso, ricco di sensi può dirsi sicuramente raggiunto. Il femminile non è emerso, durante il corso dell’analisi, come un concetto unidimensionale, quanto piuttosto in una pluralità di significati che, nel corso dell’evoluzione del pensiero di Levinas, hanno trovato ampia espressione e che è opportuno ricordare brevemente.
Originariamente, il femminile è indicato da Levinas come modo di Altri che si incontra nell’erotismo, dove quest’ultimo contesto è da intendersi in modo molto diverso dal comune modo di pensare l’erotico come mera differenza fra il sesso maschile e femminile. Si evince, sin dalle opere degli anni Quaranta, uno sforzo continuo di rintracciare nel rapporto fra i sessi una categoria propriamente “filosofica”, più che biologica: l’erotico è il luogo nel quale avviene il vero incontro con l’alterità, un altro che ha l’alterità come contenuto, caratteristica propria ed irriducibile all’orizzonte del soggetto con il quale entra in rapporto.
La visione del femminile quale emerge sia nella produzione filosofica che nel contesto letterario, sotto forma di commento di romanzi o scrittura creativa, è quella di un’alterità che si ritrae nel suo mistero, nel pudore che reca sempre con sé. È un altro che rimane inaccessibile anche nelle manifestazioni più fisiche dell’erotismo, dischiudendo per il soggetto virile, saldo nel proprio presente e nella propria coscienza, l’autentico significato dell’avvenire come incontro con chi si sottrae, con chi è inanticipabile e, pertanto, autenticamente futuro.
Si tratta di elementi che, nel contesto più maturo di Totalità e Infinito hanno trovato non solo grande espressione, ma anche un’ulteriore evoluzione alla luce del nuovo quadro di riflessioni nel quale si inseriscono: quello della relazione etica e della rivelazione del Visage. Il femminile, significativamente, si colloca esattamente prima e dopo la relazione con il Volto e diventa un elemento fondamentale per l’etica stessa.
Il femminile è “prima del Volto”, in quanto presenza che abita la dimora e la rende abitabile, un altri come accogliente in sé che fonda l’intimità grazie alla sua presenza discreta, ritirata che consente all’io una dimensione di interiorità. Questa non può realizzarsi nei vuoti spazi dell’essere, ma richiede una relazione con qualcuno. Solo a partire dalla dimora sarà possibile un io con una propria intimità e, dunque, capace di entrare nella relazione etica. È proprio in questo contesto che, come si è visto, si ritrova un ulteriore elemento del concetto, ovvero l’ ispirazione ebraica del femminile come essenza della dimora, giacché nel Talmud “la donna è la casa”.
Tuttavia, il femminile è anche dopo, o meglio, al di là del Volto. Il femminile ritorna a presentarsi nelle vesti dell’erotico, assumendo rispetto al passato ulteriori caratteristiche: debolezza e fragilità, ma anche un “non-significato”, concetto che conduce il femminile a sdoppiarsi ulteriormente: da un certo punto di vista, il non-significato, l’allusivo è una “sfigurazione del Volto”, un appesantimento di pelle fino all’osceno, un invito all’indecenza e alla voluttà. Dall’altra, però, il non-significato del femminile si realizza come profanazione, verginità, ovvero avvenire che la carezza erotica non afferra, un sempre futuro che fa evadere dall’eros come godimento a due e chiusura. Si realizza, dunque, una “comunione del soggetto e di Altri-femminile” nell’avvenire assoluto del figlio che realizza un senso oltre la morte per il soggetto e un tempo infinito perché l’etica possa realizzarsi. È interessante ricordare che, proprio in rapporto all’al di là del possibile offerto dalla realizzazione dell’erotismo nella filialità, si aggiunge un ulteriore elemento al femminile: il soggetto raggiunge il punto massimo punto di deposizione della “virilità” e assuma una effeminatezza che diventerà il nucleo centrale della svolta successiva dell’altrimenti che essere.
Infine, nelle opere maggiori degli anni Settanta, se il femminile come modo di Altri riceve poca trattazione e viene rappresentato come avente in sé una possibilità di degradarsi nel non-senso, nello sghignazzamento e nell’allusione che costituisce la pratica “magica”, dall’altra la “femminilità” diventa costitutiva di un soggetto responsabile, che viene completamente deposto dall’egoismo “virile”. La matrice stessa dell’umanità è l’accoglienza, un io aperto in quanto responsabilità pre-originaria per Altri fino alla sostituzione, fino al corpo materno che, sensibile, soffre per altri e fino a darsi in modo gratuito e totale. Il femminile, dunque, si innesta nel cuore stesso del soggetto etico nonostante la differenza sessuale venga, ormai, riconosciuta come del tutto secondaria rispetto all’umanità dell’uomo.
Appare chiaro che, dunque, i sentieri del femminile in Levinas sono molteplici e, come si è già visto, caratterizzati da tensioni ed ambiguità interne. Le posizioni di Levinas sono molto spesso ambivalenti. Da una parte chiamano direttamente in causa figure di donne in svariati contesti: dall’Albertine di Proust, alle grandi figure bibliche di Eva, della maga e delle matriarche dell’ebraismo come Rebecca o Lea; dal ferino femminile di Baudelaire, evocato per rafforzare l’ambiguità dell’erotico, fino alla dolcezza di Suzanne, il personaggio de La signora di casa Wepler che rappresenta l’emblema dell’altro che, con la sua sola presenza, sconvolge tutte le forme convenzionali di relazione sociale per restituire l’inquietudine di una pura presenza altra. Dall’altra parte, però, il femminile non si sovrappone mai del tutto alla donna empirica e, fin dall’inizio, sembra voler sconvolgere tutte le aspettative e distanziarsi da ogni tradizionale modo di pensare. Levinas, sin dalla forma più embrionale delle riflessioni sul concetto, non intende affatto parlarne come di una “donna-altro”, “altro rispetto all’uomo”, ma di un altro in quanto altro, un Autrui, un altro “in quanto femminile”. Il femminile rompe con le categorie della logica, non ha un genere comune al maschile, non è una specie che si diversifichi rispetto ad un’essenza comune al soggetto e non è neanche il contrario o contraddittorio dell’uomo.
Questo lavoro di estrema rielaborazione delle modalità tradizionali di pensare il rapporto fra l’Io e l’alterità coinvolge il femminile in ogni sua accezione: che si parli del pudore, della dolcezza, della verginità, della discrezione, del seducente e del lascivo nell’erotico o della maternità, i “sensi” della femminilità conducono al di là del movimento “intenzionale” del soggetto, della pretesa della coscienza di dare senso all’altro.
Inoltre, come si è a lungo sottolineato nel corso della tesi, il binomio donna empirica/femminile è attraversato da una tensione interna evidente, da un tentativo di “allentamento” di questa identificazione proprio attraverso l’analisi, apparentemente paradossale, di tratti costitutivi dello stereotipo socio-culturale della donna (la madre, la verginità, il pudore, la dolcezza ecc.). Certo, non si può negare che una “matrice maschile” sia inevitabilmente coinvolta nel modo di Levinas di affrontare il femminile e questo per due ragioni. La prima considerazione riguarda un problema già a lungo discusso nel corso della tesi, ma essenziale e riguarda l’esercizio del metodo fenomenologico, un modo di filosofare che parte da esperienze concrete e che rende impossibile a Levinas decentrarsi completamente dal proprio punto di vista, che è anche una prospettiva di un uomo oltreché di un pensatore. Dunque i riferimenti alla “donna” o a figure di donne sono più facilmente comprensibili, relativamente alle riflessioni sull’eros e sulla dimora, senza dimenticare la grande influenza delle figure femminili dell’Antico Testamento, testo che rappresenta insieme alla letteratura talmudica un grande riferimento per Levinas.
Tuttavia, come dicevo, se il femminile ha dei legami con la “donna” viene condotto, proprio attraverso dei significati apparentemente “tradizionali”, oltre i confini di genere. Esiste la possibilità di non ridurre la femminilità al modo di essere della donna per restituirle un significato più complesso, un modo di essere dell’alterità, ma anche della soggettività che ha diversi significati ed estensioni possibili oltre l’erotico e la differenza sessuale.
Infatti, il termine “femminile” non solo non indica più un insieme di caratteristiche proprie di un genere sessuale specifico, come molte espressioni di Levinas (“il femminile in altri”, “Altri in quanto femminile”, “Amato che è amata”) suggeriscono, ma non è più propriamente neanche un termine riferito solamente all’erotismo. Piuttosto, comprende una vasta gamma di significati che spazia dal rapporto erotico, all’accoglienza nell’intimità e fino al senso etico più profondo del soggetto.
Alla fine di un percorso così complesso, non resta che chiedersi se il discorso sul “femminile” possa dirsi esaurito o se si siano aperte, durante il corso della tesi, alcune questioni che i limiti della stessa non possono esaurire. Credo che il femminile levinassiano abbia ancora almeno altri tre elementi che potrebbero fungere da spunto per ricerche ulteriori e che non mi è stato possibile compiere per i ristretti limiti della tesi stessa.
In primo luogo, vorrei ritornare agli inediti letterari. Si tratta di materiali nuovi ed interessanti, che permettono di confrontarsi con un aspetto del lavoro intellettuale di Levinas non approfondito a livello specialistico. Soprattutto le poesie e i racconti giovanili inediti potrebbero fornire lo spunto per un’indagine più approfondita sul tema del femminile nella scrittura creativa di Levinas, andando oltre il tentativo, che questa tesi ha fatto proprio, di rintracciare nei due abbozzi di romanzi iniziati negli anni Quaranta legami più ampi con la sua riflessione filosofica sul femminile di quegli anni. Le immagini femminili presenti nelle poesie e nei racconti sono diverse e una loro attenta analisi, unitamente a possibili indagini che rintraccino dei legami fra la scrittura letteraria di Levinas e la sua più nota riflessione teorica sul senso della letteratura stessa, potrebbero dare nuovi elementi ad un concetto sul quale molto è già stato scritto.
Un’altra questione “aperta” riguarda la possibilità, alla quale accennavo precedentemente, di partire da Levinas e dal suo tentativo di ripensare il femminile, ma lo stesso vale anche per il virile, come caratteristiche che non significano immediatamente “donna” e “uomo”, che cioè non si riducono a differenze di natura meramente biologica. Trattare da un punto di vista che non comprende un riferimento univoco al sesso di espressione come virile e femminile, che nel senso comune hanno un legame molto forte con la differenza di sesso, significa poter aprire nuovi orizzonti di riflessione sul senso di questi termini. Infatti, separare i binomi “uomo-virile” e “donna-femminile” significa poter riproporre, da nuovi punti di vista che non si riducano a differenze biologiche, questioni tanto antiche quanto complesse: “che cosa significa essere donna?” e “che cosa significa essere uomo?”
Inoltre, se la differenza sessuale per Levinas non è una differenza di “genere”, si potrebbe giungere a discutere su temi molto attuali, come il binomio sesso/genere che molti studi nell’ambito delle scienze umane hanno fatto proprio per spiegare la distanza fra il sesso biologico e il “genere culturale”, espressione questa che intende l’identità maschile e femminile come avente forti legami con standard comportamentali condivisi dalla cultura di riferimento. A partire dal modo di Levinas di pensare, si potrebbe mettere in questione il concetto stesso del gender come categoria esplicativa più adeguata a riferirsi al “femminililità” e alla “virilità”.
Tuttavia, il pensiero di Emmanuel Levinas permette anche, soprattutto nella sua più tarda elaborazione del “femminile” come modo del soggetto di proporre una terza domanda, che riguarda una questione ancora più antica e fondamentale: “che cosa significa essere umani?”
Il modo in cui Levinas pensa il nucleo più profondo del soggetto potrebbe dare ulteriori spunti di riflessione, soprattutto nella realtà attuale. Il soggetto oggi è fortemente centrato sull’individualità e, anzi, caratterizzato dalla sempre crescente incapacità di farsi “sconvolgere” dall’altro, complice anche un contesto di spersonalizzazione dei rapporti favorito da una molteplicità di fattori, non ultimo l’abuso delle nuove tecnologie degli spazi virtuali. Di fronte al soggetto chiuso nell’egoismo dell’“io sono”, Levinas propone un io accogliente, aperto, responsabile fino all’estremo, materno e vulnerabile, un “io per gli altri”, proponendo una prospettiva che, pur richiedendo delle “correzioni” per via del proprio essere estrema, fornisce nuovi elementi per pensare il senso dell’umano.
Appare chiaro, a partire da queste considerazioni, che il concetto del “femminile” non ha esaurito tutte le sue possibilità. A partire dal femminile nel pensiero di Emmanuel Levinas sono ancora possibili nuovi “sensi”.
Bibliografia
Opere di Emmanuel Levinas
Alcune riflessioni sulla filosofia dell’hitlerismo [1934], trad. it. di A. Cavalletti, Quodlibet, Macerata 1996.
Altrimenti che essere o al di là dell’essenza [1974], trad. it. di M. T. Aiello e S. Petrosino, Jaca Book, Milano 2006.
Dal sacro al santo. Cinque nuove letture talmudiche [1977], trad. it. di O. M. Nobile Ventura, Città nuova, Roma 1985.
Dall’altro all’io, trad. it. di J. Ponzio, Meltemi, Roma 2002.
Dall’esistenza all’esistente [1947], trad. it. di F. Sossi, Marietti, Casale Monferrato 1986.
De l’Évasion [1935-36], Fata Morgana, Montpellier 1982.
Di Dio che viene all’Idea [1982], trad. it. di G. Zennaro, Jaca Book, Milano 1983.
Dieu, la mort et le temps [1975-76], Grasset & Fasquelle, Parigi 1993.
Difficile liberté. Essais sur le judaisme [1963], Albin Michel, Parigi 1976.
Eros, littérature et philosophie (inédits, oeuvres 3), a cura di D. Cohen-Levinas e J. L. Nancy, IMEC/Grasset & Fasquelle, Parigi 2013.
Etica e infinito. Dialoghi con Philippe Nemo [1982], trad. it. di M. Pastrello, Città Aperta, Troina 2008.
Fraterniser sans se convertir, in «Paix et Droit», 16/8 (1935), p. 12.
Hour sujet, Fata Morgana, Montpellier 1987.
Il Tempo e l’Altro [1948], trad. it. di F. P. Ciglia, Il Melangolo, Genova 1993.
Il y a, in «Deucalion», 1 (1946), pp. 141-154.
L’actualité de Maïmonide, in «Paix et Droit», 4 (1935), pp. 6-7.
L’inspiration religieuse de l’Alliance, in «Paix et Droit», 8 (1935), p. 4.
La teoria dell’intuizione nella fenomenologia di Husserl [1930], trad. it. di V. Perego, Jaca Book, Milano 2002.
Nomi propri [1976], trad. it. di F. P. Ciglia, Marietti, Casale Monferrato 1984.
Parola e silenzio e altre conferenze inedite [2009], ed. it. a cura di S. Facioni, Bompiani, Milano 2012.
Quaderni di prigionia e altri inediti [2009], ed. it. a cura di S. Facioni, Bompiani, Milano 2011.
Quattro letture talmudiche [1968], trad. it. di A. Moscato, Il melangolo, Genova 1982.
Scoprire l’esistenza con Husserl e Heidegger [1949], trad. it. di F. Sossi, Raffaello Cortina, Milano 1998.
Su Blanchot [1975], trad. it. di A. Ponzio, Palomar, Bari 1994.
Totalità e infinito. Saggio sull’esteriorità [1961], trad. it. di A. Dell’Asta, Jaca Book, Milano 2016.
Tra noi. Saggi sul pensare all’altro [1991], trad. it. di E. Baccarini, Jaca Book, Milano 2002.
Umanesimo dell’altro uomo [1972], trad. it. di A. Moscato, Il melangolo, Genova 1985.
Opere su Emmanuel Levinas
M. Adamiak, The Grey Zone of Subjectivity. Phenomenology of the feminine body in Emmanuel Levinas’s thought, in «Avant», VI/1 (2015), pp. 81-104.
P. Birtolo, La nuova concezione della soggettività in Emmanuel Levinas, in «Idee», 42 (1999), pp. 141-156.
M. Bradley, Levinas, the feminine and maternity, in «Critical theory and social justice journal of undergraduate research», 6 (2016), pp. 33-51.
D. Brody, Levinas’s Maternal Method from “Time and the Other” Through Otherwise Than Being: No Woman’s Land?, in T. Chanter (a cura di), Feminist interpretations of Emmanuel Levinas, The Pennsylvania State University Press, University Park 2001, pp. 53-77.
R. Burggraeve, Violence and the Vulnerable Face of the Other: The Vision of Emmanuel Levinas on Moral Evil and Our Responsibility, in «Journal of social philosophy», 30/1 (1999), pp. 29-45.
P. Cafelato, Ebraismo e orizzonti del femminile, in «Idee», 9/10 (1988), pp. 183-189.
C. Chalier, Éthique et féminin, in «Les Cahiers du GRIF», 32 (1985), pp. 120-131.
T. Chanter, Ethics of Eros: Irigaray’s Rewriting of the Philosophers, Routledge, Londra & New York 1995.
– Id., Feminism and the Other, in R. Bernasconi e D. Wood (a cura di), The provocation of Levinas. Rethinking the Other, Routledge, Londra & New York 1988, pp. 32-56.
– Id., Ontological difference, sexual difference, and time, in C. E. Kats e L. Trout (a cura di), Emmanuel Levinas. Critical assessments of leading Philosophers (Vol. IV – Beyond Levinas), Routledge, Londra & New York 2005, pp. 101-135.
J. Derrida, Addio a Emmanuel Levinas [1997], trad. it. di M. Odorici e S. Petrosino, Jaca Book, Milano 2011.
– Id., Violenza e metafisica [1964], in J. Derrida, La scrittura e la differenza [1967], trad. it. di G. Pozzi, Einaudi, Milano 1990, pp. 99-198.
M. Dubost, Féminin et phénoménalité selon Emmanuel Levinas, in «Les Études philosophiques» 3/78 (2006), pp. 317-334.
G. Gambino, Il moderno diritto al figlio. Riflessioni biogiuridiche a partire dal Giudizio delle due madri di Re Salomone, in «Medicina e morale», 2 (2013), pp. 311-328.
A. Gibson, Postmodernity, ethics and the novel. From Leavis to Levinas, Routledge, Londra & New York 1999.
B. Hofmeyr, Radical Passivity: Ethical Problem or Solution?, in B. Hofmeyr (a cura di), Radical Passivity. Rethinking Ethical Agency in Levinas, Springer, Berlino 2009, pp. 15-30.
L. Irigaray, Fecondità della carezza. Lettura di Lévinas, Totalità e Infinito, “Fenomenologia dell’eros”, in L. Irigaray, Etica della differenza sessuale [1982], Feltrinelli, Milano 1990, pp. 142-163.
C. E. Kats, Levinas between Agape and Eros, in «Symposium», 11/2 (2007) pp. 333-350.
– Id., Levinas, Judaism, and the Feminine. The silent footsteps of Rebecca, Indiana University Press, Bloomington 2003.
S. Labate, La nascita latente del soggetto. Uno studio su Altrimenti che essere, in «Teoria», XXVI/ 2 (2006), pp. 171-202.
S. LaChance Adams, MAD MOTHERS, BAD MOTHERS & WHAT A “GOOD” MOTHER WOULD DO, Columbia University Press, New York 2014.
S. Malka, Emmanuel Levinas. La vita e la traccia [2002], trad. it. di C. Polledri, Jaca Book, Milano 2003.
F. Nodari, Il pensiero incarnato in Emmanuel Levinas, Morcelliana, Brescia 2011.
K. Oliver, Fatherhood and the promise of ethics, in C. E. Kats e L. Trout (a cura di), Emmanuel Levinas. Critical assessments of leading Philosophers (Vol. IV – Beyond Levinas), Routledge, Londra & New York 2005, pp. 307-324.
– Id., Paternal Election and the Absent Father, in T. Chanter (a cura di), Feminist interpretations of Emmanuel Levinas, The Pennsylvania State University Press, University Park 2001, pp. 224-240 .
O. Ombrosi, L’umano ritrovato. Saggio su Emmanuel Levinas, Marietti, Genova e Milano 2010.
A. Peperzak, To the Other. An Introduction to the Philosophy of Emmanuel Levinas, Purdue University Press, West Lafayette 1993.
S. Petrosino, La verità nomade: introduzione a Emmanuel Levinas, Jaca Book, Milano 1979.
P. Ricoeur, Autrement. Lecture d’Autrement qu’être ou au de là de l’essence d’Emmanuel Levinas, Presses Universitaires de France, Parigi 1997.
P. Ruminelli, L’io nella relazione metafisica di Levinas, in «Idee», 16 (1991), pp. 95-100.
S. Sandford, The Metaphysics of Love. Gender and Transcendence in Levinas, The Athlone press, Londra 2000.
F. D. Sebbah, Levinas: Father/Mother/Son/Daughter, in «Studia phaenomenologyca. Romanian journal for phenomenology», VI (2006), pp. 261-276.
T. Sessler, Levinas and Camus. Humanism for the Twenty-First Century, Continuum, Londra 2008.
T. Staehler, Plato and Levinas. The ambiguous out-side of ethics, Routledge, Londra & New York 2009.
A. M. Verna, Alterità. Le metamorfosi del femminile da Platone a Levinas, Giappichelli, Torino 1990.
Altre opere consultate
M. Buber, Io e Tu [1923], in M. Buber, Il principio dialogico e altri saggi, a cura di A. Poma, San Paolo, Milano 2003, pp. 59-157.
S. de Beauvoir, Le deuxième sexe [1949], Gallimard, Parigi 1976.
X. Ducos, Histoire de la littérature française, Hachette, Parigi 1992.
A. Fabris (a cura di), Il pensiero ebraico nel Novecento, Carocci, Roma 2015.
G. Garbini (a cura di), Cantico dei Cantici, Paideia, Brescia 1992.
M. Heidegger, Essere e tempo [1927], trad. it. di A. Marini, Mondadori, Milano 2008.
F. Livi, Albert Camus. Alla ricerca della verità sull’uomo, Leonardo da Vinci, Roma 2013.
G. Pacini, Fëdor Dostoevskij, Mondadori, Milano 2002.
A. Rimbaud, Poésies, Une saison en enfer, Illuminations, Gallimard, Parigi 1984.
F. Rosenzweig, La stella della redenzione [1921], trad. it. di G. Bonola, Marietti, Casale Monferrato 1985.
Sitografia
M. di Bernardo, Emmanuel Levinas: la metamorfosi del femminile come via che conduce all’«altrimenti che essere»?, in «Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia».
[https://mondodomani.org/dialegesthai/mdb01.htm#top ]
T. Bettini, Amore e rivelazione in Franz Rosenzweig, in «Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia».
[ https://mondodomani.org/dialegesthai/tb01.htm]
J. Hansel, L’asimmetria del volto. Un’intervista, in «Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia».
[ https://mondodomani.org/dialegesthai/el01.htm]
G. Salmeri, L’altro e la misericordia. L’itinerario del femminile in Levinas, in «Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia».
[https://mondodomani.org/dialegesthai/gs03.htm]
Voce “Ecumene”, in Garzanti Linguistica online.
[http://wwwgarzantilinguistica.it/ricerca/?q=ecumene]
Voce “Existentialism” in Encyclopedia Britannica Online.
[ https://www.britannica.com/topic/existentialism]
Voce “Femminile” in Treccani Vocabolario Online.
[http://www.treccani.it/vocabolario/femminile/]