1. Franchetti sulla manifestazione del 23 novembre a Milano
In genere non rispondo alle provocazioni e non mi piacciono i personalismi, ma stavolta penso che si debba fare chiarezza su un certo modo di spargere veleni. E’ dunque successo che l’ADI abbia deciso di tenere una manifestazione di solidarietà con Israele. Molte organizzazioni preparano manifestazioni di questo genere da sole e eventualmente invitano gli aderenti ad altre organizzazioni a intervenire all’evento. Contrariamente a quanto afferma David Piazza, la Federazione Sionista è ben lieta che vi sia questo genere di iniziative: la diffusione della coscienza sionista è infatti la grande vittoria dell’idea sionista, e la sua partecipazione non è certo necessaria. Degno di nota è il fatto che parlando della federazione il Piazza la definisca “sionista”, fra virgolette. Infatti è noto che i veri sionisti sono lui e suoi amici messianici e ultra-ortodossi.
Se invece si desidera coinvolgere altre organizzazioni, le si invita attorno a un tavolo, prima fra tutte la comunità, a tempo debito specialmente se non vi è motivo di urgenza, e si discute sul come, sul dove, sul quando.
La Federazione Sionistica Italiana invece ha ricevuto cinque giorni prima dell’evento un invito ad aderire a una manifestazione già programmata anche nei dettagli, non a contribuirne alla preparazione. A nostro avviso era programmata male, sia sul come che sul dove che sul quando. Non era dovuta a un’emergenza improvvisa, per cui non vi era alcun motivo di mettere la Federazione di fronte a un fatto compiuto.
O meglio, un motivo vi era: si faceva scattare la trappola del ricatto: se non ci stai vuol dire che non sei solidale con Israele.
Così, quando, a richiesta del consiglio della comunità, la Federazione e l’Associazione Italia-Israele, pur non avendo nulla in contrario a che la manifestazione si tenesse, dicevano di non essere disposti ad aderire per via del come del dove e del quando. Ad esempio, una manifestazione del genere non deve servire solo a dare sfogo al desiderio di giovani impazienti di sventolare le bandiere di Israele, ma deve rivolgersi alla cittadinanza esprimendo parole d’ordine quali le trattative, la pace, i due stati per due popoli. David Piazza scriveva malignamente che “invitavano il consiglio a votare contro”, e il provocatore, muscolo della destra, Yosef Tiles scriveva addirittura che la Federazione “intimava” al consiglio di votare contro. Dato che sono un fautore del culto della mia personalità, sono grato a Tiles di avermi dato l’autorità e il carisma di inviare delle intimazioni al consiglio della comunità.
Poi interveniva la pasionaria della destra, Deborah Fait: “perché il presidente Franchetti è contro Israele? Elementare.” Perché elementare? Ci pensava Chayiah Liv a specificare “Per i loro sporchi giochi di potere politico o per chissà quali altri interessi sono pronti anche ad affondare Israele… Sono peggio della mafia… Baciano il c… agli arabi e ai loro complici”.
Adesso diventa chiara la ragione del livore e degli insulti: la discussione sulla manifestazione dell’ADI è solo un pretesto per attaccare il Franchetti, e i suoi amici, rei di pensare che il diritto all’esistenza di Israele si coniuga con una pace attuata attraverso la comprensione fra i popoli, e rei di portare questa posizione in seno alla sinistra italiana, per convincerla che Israele non è solo quello della destra e che quindi dalla sinistra va compreso e appoggiato.
2. Il commento di Riccardo Pacifici, Comunità ebraica di Roma
Leggo solo ora la risposta del Presidente Franchetti e mi permetto d’intervenire.
Concordo con lui quando dice che se si vogliono fare manifestazioni tra varie associazioni è giusto e doveroso che ci si metta tutti intorno ad un tavolo e si concordi la linea, i tempi ed il luogo. Spesso succede che qualcuno preso dalla foga di scariacre la rabbia, e d-o solo sà quanta ne abbiamo, si promuova una manifestazione con il rischio di farci contare!! MI spiego meglio, visto che siamo pochi, secondo la mia umile visione, è sempre meglio fare poche cose ma fatte bene. Oppure si decide di fare una cosa a nome di una sola associazione, così se poi in piazza arrivano 50 persone possiamo sempre dire che era cosi che volevamo.
Rimane però alcuni dubbi su tutta l’impostazione del presidente Franchetti e che oltretutto mi preoccupano.
Come mai la FSI non è mai promotrice di eventi simili? che cosa è questo veleno caro Franchetti con David Piazza, reo agli occhi di chi la ha letta di essere un “messianico ultra ortodosso”? ma non si vergogna caro Franchetti di usare simili espressioni in momenti cos’ traumatici per il nostro Popolo? quando le i suicidi colpiscono non guardano in faccia nessuno, ne Lei, ne David Piazza, ne il sottoscritto e neanche quelli a cui non fotte nulla ne di Israele ne degli arabi. Uccidono quante più persone possibili e noi ebrei siamo il loro primo obiettivo.
Sono disgustato da questi toni ed ancora mi sembra di comprendere nel finale del suo intervento che siamo rimasti molto indietro nel dibattito.
Certamente non cioè solo la destra israeliana, ma di certo non esiste nemmeno solo la sinistra israeliana e le garantisco che con questi toni Lei la sta rappresentando molto male.
Se avessi potuto fare quella famosa riunione, dove ognuno avrebbe detto la sua, non avrei minimamente concordato sulla sua tesi, ma l’avrei rispettata, perchè ci sono ebrei ed israeliani che così pensano, così come Lei avrebbe dovuto rispettare la mia tesi o quella di personaggi come David Piazza. Questa è l’unita di AM ISRAEL, questo è lo spirito che ci deve guidare.
Debora Fait sarà stata pura pasionaria, ma almeno una scelta sionista l’ha fatta ed è andata a vivere in Israele, cosa la FSI in Italia per promuovere le aliot?
Credo caro Presidente Franchetti, si debba ricominciare dalle fondamenta delle regole della democrazia e della rappresentatività. Renda pubblico il sistema di iscrizione alla FSI, operate affinché ed in maniera trasparente ogni ebreo possa partecipare al voto del direttivo della sua associazione e poi vedrà che la prossima volta a rappresntarci ci saranno persone moto più moderate e rappresentative di Lei.
Un cordiale shalom
Riccardo Pacifici
3. Il commento di Deborah Fait, Israele
Visto che questa discussione continua allora mi permetto di fare alcune considerazioni.
Vi sono alcuni passi della missiva di Franchetti che farebbero vergognare un antisemita.
Il livore che si sente nelle sue parole contro altri ebrei e’ talmente pesante che basterebbe per richiederne subito le dimissioni.
Allora mi chiedo:
È lecito che un ebreo che occupa una posizione di “presidenza” di una federazione cosiddetta “sionista” parli con tanto disprezzo di altri ebrei?
È lecito che il presidente di una Federazione cosiddetta sionista si rifiuti di partecipare ad una manifestazione per Israele, minacciando altri di non andare, solo perche’ gli organizzatori lo hanno avvisato, secondo lui, pochi giorni prima? Cosa voleva Franchetti per andare alla manifestazione? Un invito ufficiale su vassoio d’argento portato a sua maesta’ da un valletto?
Per partecipare alla manifestazione bastava uscire di casa e andare, semplice! E’ questo che fanno sempre gli amici di Israele, Franchetti, non stanno a guardare la burocrazia “mi hanno avvistato, non mi hanno avvisato, mi hanno avvisato in ritardo”. Scuse, penose scuse e nient’altro.
Per concludere, considerando il tono di superiore disprezzo che Franchetti usa per tutti noi, vorrei sapere cosa ha fatto in tutti questi anni visto che non mi e’ mai capitato di leggere la sua onorevole firma sotto nessun documento in difesa di Israele o di solidarieta’ per i nostri morti.
Quando dovrete fare i bagagli, Franchetti, Israele sara’ per tutti, anche per quelli che la odiano come te, anche per quelli che discriminano gli ebrei a seconda di come si vestono come fai tu.
Shalom
Deborah Fait
pasionaria RADICALE
4. Il commento di Emanuele Calò, Roma
Leggo che taluni sarebbero “rei di pensare che il diritto all’esistenza di Israele si coniuga con una pace attuata attraverso la comprensione fra i popoli, e rei di portare questa posizione in seno alla sinistra italiana, per convincerla che Israele non è solo quello della destra e che quindi dalla sinistra va compreso e appoggiato”.
Non sapevo che il diritto all’esistenza di Israele fosse condizionato a un qualche cosa: prendo atto con rammarico che il diritto all’esistenza di Israele non e’ incondizionato. Se Israele si comporta bene, ha diritto d’esistere, altrimenti no. Peccato. Nessuno si e’ mai sognato di dire che il diritto all’esistenza del Giappone o della Germania si coniugasse con qualche cosa. Israele, come del resto il popolo ebraico, saremmo non in liberta’ condizionale bensi’ in esistenza condizionale. Certo che se a dire queste cose non si fa bella figura, a scriverle se ne fa ancor di meno.
Rimane solo una scappatoia: che chi ha scritto questo capolavoro non si sia espresso bene oppure che io capisca tutto alla rovescia. Spero proprio, per tutti, che si arrivi a dire che ho frainteso. Non sarebbe la soluzione più giusta ma quanto meno sarebbe quella più dignitosa. Salute.
Emanuele Calo’
5. Il commento di Giorgio Israel, Roma
Desidero manifestare il mio completo accordo con il messaggio di Riccardo Pacifici, ed inoltre con l’osservazione di Emanuele Calò secondo cui il diritto all’esistenza di Israele non si “coniuga” con nulla, essendo un diritto in sé e per sé.
E’ assolutamente sconcertante e doloroso leggere espressioni del genere – che sperabilmente sono sfuggite al Presidente Franchetti – ed assistere a simili diatribe in un momento così drammatico. Aggiungo soltanto che la storia dovrebbe insegnare anche a noi a non “ripetere” certi errori. “Ricordando” il passato – per esempio quello del periodo fascista – dovremmo sapere che la pressione antisemita mira sempre a spaccare l’ebraismo. Quel che sta accadendo nella comunità francese – una parte della quale spera di ammansire la sinistra antisionista facendo dipendere i diritti di Israele dalle scelte politiche dei suoi governi – mostra che la paura è cattiva consigliera. Difatti, quella parte della sinistra (fortunatamente non tutta) che pensa che la destra israeliana coniughi il diritto di Israele all’esistenza con la guerra e con l’incomprensione fra i popoli, non capirà mai Israele, tantomeno lo appoggerà, neppure se Israele si mostrasse disponibile a sciogliersi e imbarcarsi nel Mediterraneo.
Giorgio Israel
6. Il commento di Eyal Mizrahi, Associazione Amici d’Israele, Milano
Caro signor Franchetti, e’ molto facile buttare fango e criticare quello che fanno gli altri. E Lei, in questo, si e’ dimostrato un vero maestro.
Ma una cosa e’ criticare, un’altra e’ offendere. Mentre infatti noi non ci siamo mai neanche sognati di muovere critiche al vostro operato, Lei e la signora Mimi’ Navarro vi siete lasciati andare, anche durante la riunione di Consiglio della Comunita’ Ebraica milanese, ad un atteggiamento ipercritico nei nostri confronti, oltre che – ed e’ la cosa più grave – ad apprezzamenti molto poco appropriati in merito all’equilibrio mentale di chi scende in piazza a manifestare il proprio amore per Israele (e nella Sua lettera, si scorge ancora l’accento di cosa pensa di chi manifesta per Israele, quando parla di “giovani impazienti di sventolare le bandiere di Israele”. Certo un passo avanti rispetto ai termini ben piu’ coloriti che avete utilizzato nella riunione in Comunita’).
Se voi preferite svolgere le attivita’ al chiuso, o in altra maniera, per noi va benissimo. Anzi, quando ce n’e’ stato bisogno, non abbiamo mai negato la nostra disponibilita’ ad aiutarvi. Per noi l’importante e’ fare il bene di Israele. Quello che invece e’ inaccettabile e’ il continuo attacco a testa bassa di cui siamo oggetto da parte vostra. Quasi come se fare attivita’ all’esterno, scendere in piazza fosse di per se’ un male per Israele.
Su questo, lo sappiamo, abbiamo una divergenza. Ma vorremmo richiamarvi semplicemente ad un minimo di rispetto per chi la pensa diversamente da voi, e in piazza (ma non solo, visto che le nostre attivita’ si svolgono anche su internet con un sito quotidianamente aggiornato, settimanalmente con la nostra rubrica in radio e nei dibattiti pubblici cui partecipiamo, quando capita) non disdegna di andarci.
Per quanto riguarda le critiche, la signora Mimi’ Navarro, consigliere dell’associazione Italia Israele di Milano, un’associazione di cui anche Lei e’ consigliere, e’ stata avvertita piu’ di tre settimane prima della manifestazione, e si e’ offerta di fare da tramite fra l’associazione Amici d’Israele e Lei, come rappresentante della Federazione Sionistica e promotore del movimento “Sinistra per Israele”.
Se voi dell’associazione Italia Israele di Milano avete problemi di comunicazione all’interno del vostro direttivo, sono problemi vostri, noi dell’associazione Amici d’Israele abbiamo agito sempre con correttezza.
Per quanto riguarda le altre critiche, se Lei e Mimi’ Navarro foste venuti alla manifestazione, come ha fatto il Presidente della Comunita’ Ebraica Roberto Jarach (che ha anche fatto un bell’intervento dal palco) e come hanno fatto tanti consiglieri della Comunita’, compreso il portavoce Yasha Reibman, e come altre 150 persone che non hanno avuto paura ne’ vergogna di sventolare le bandiere israeliane in pubblico e non solo in luoghi chiusi e riservati ai pochi amici intimi, avreste visto che la sicurezza era garantita in maniera impeccabile, la manifestazione e’ stata organizzata in maniera professionale, con la presenza di diversi inviati di giornali, radio e televisioni, che hanno trasmesso il messaggio della manifestazione “Per Israele, contro il terrorismo e per la democrazia” al pubblico italiano.
Se Lei, signor Franchetti, e gli altri membri del direttivo della Federazione Sionistica e dell’associazione Italia Israele e della Sinistra per Israele (tanto siete sempre gli stessi) avete paura o non volete degnarvi di portare la bandiera israeliana in piazza “senza se e senza ma”, mi viene il dubbio che non siate voi le persone giuste per rappresentare Israele e l’amicizia per Israele in Italia. E a quanto pare non sono il solo a pensarla cosi’.
Vorrei aggiungere che ne’ Italia Israele di Milano, ne’ la Federazione Sionistica hanno mai aderito ne’ aiutato ad organizzare nessuna iniziativa pubblica per Israele organizzata dalle altre associazioni di amicizia. E non mi spiego come mai abbiamo avuto il patrocino della Federazione delle Associazioni Italia Israele e la partecipazione della Comunita’ Ebraica di Milano, che sono stati avvertiti nello stesso momento in cui sono state avvertite l’associazione Italia Israele di Milano e la Federazione Sionistica, e cioe’ piu’ di tre settimane prima della manifestazione.
Per quanto riguarda il luogo e il tempo: il luogo e’ stato deciso dalla Questura di Milano per garantire la massima sicurezza ai partecipanti. E per quel che riguarda il tempo: qual è il momento migliore per organizzare una manifestazione per Israele se non in seguito all’invito del Primo Ministro israeliano in visita in Italia alle Comunita’ Ebraiche e alle associazioni di amicizia con Israele ad uscire in piazza a manifestare la propria solidarieta’ con Israele in questi momenti difficili?
Senza rancore e con la speranza di una migliore collaborazione in futuro
Un Cordiale Saluto
Dott. Eyal Mizrahi
Presidente Amici d’Israele Onlus
7. Il commento di Chayah Liv
E’ assurdo che chi non si schiera apertamente dalla parte della sinistra venga immediatamente schedato come “di destra”. La democrazie non dovrebbe essere né di destra né di sinistra, dovrebbero essere democrazie e basta. Benché io non ami “appartenere” ad alcun partito ho sempre sostenuto anch’io il Partito Radicale, che mi pare sia sempre stato l’unico capace di fregarsene delle definizioni destra/sinistra e a combattere veramente contro le ingiustizie e per i diritti umani.
Non considero la “destra” amica di Israele, ma solo alleata del momento, pronta a cambiare bandiera a seconda dei propri interessi. Se la sinistra si fosse dimostrata alleata di Israele, avrei sostenuto la sinistra, con lo stesso identico sentimento di diffidenza che provo nei confronti della destra. Israele ha amici ed alleati, e non bisogna confondere le due cose. Gli amici ti sostengono e ti stanno vicini anche nei momenti peggiori e contro i loro stessi interessi, gli alleati possono trasformarsi in nemici da un momento all’altro. Gli amici di Israele intervengono alle manifestazioni, senza fare questioni di luogo o di ora e di chi sia stato ad organizzare. Gli amici vengono, anche se non sono d’accordo sui dettagli dell’organizzazione. Casomai ti danno consigli per la prossima volta, perché la manifestazione riesca anche meglio.
Gli amici non inventano scuse per non venire. Gli amici ti sostengono anche se sono iscritti al partito che non è il tuo. Gli amici di Israele, ed anche gli alleati, c’erano. Erano a Milano in largo Cairoli, nonostante la pioggia, nonostante la stazione centrale chiusa per disinnesco di bomba (sai che sforzo, scendere alla stazione precedente?!!). Gli amici -e gli alleati- di Milano c’erano, i nemici no. Semplice. Se non siete d’accordo sul luogo e sulla data potete dirlo prima, e dare consigli invece di limitarvi a non venire. Chi non c’è ha delle valide motivazioni, altrimenti non viene perché non vuole farlo, perché mette al primo posto i propri interessi politici, o perché fa i capricci da poppante (“Non l’ho organizzata io, allora non ci vado!”) o perché non glie ne frega niente di Israele. Domenica c’erano anche persone di sinistra, come Emanuele Fiano, che pur avendo in tasca la tessera del suo partito (di sinistra) ha affermato “… come ebreo devo essere qui…un ebreo deve essere qui..e sostenere Israele…” aggiungendo che, come sostengo anche io da una vita, si deve essere al fianco di Israele al di là degli schieramenti politici.
Comunque chi è più bravo di noi ad organizzare manifestazioni in sostegno di Israele, allora perché non ne organizza un’altra al più presto? Noi non facciamo questioni di partito e verremo tutti, di destra, di sinistra, dal centro, dal davanti e dal dietro, dal sopra e dal sotto… perché noi Israele la amiamo, la amiamo davvero…e non solo a parole.
Shalom
Chayiah Liv
Grazie a Ester Moscati per la paziente raccolta.