“È questa la ricompensa che date all’Eterno, o popolo insensato e privo di saggezza? Non è Egli il Padre tuo che ti ha creato? Non è Egli colui che ti ha fatto e ti ha reso stabile?” (Deuteronomio 32:6).
Nel brano di questa settimana, Mosè profetizza un tempo in cui il popolo ebraico tradirà il Signore e si chiede sconcertato come sia possibile questo tradimento. Nella versione aramaica, Onqelos afferma che con queste parole, Mosè allude al significato profondo nell’evento del dono della Torà sul Sinai.
Perché Onkelos collega l’evento del Sinai a questo contesto? Che rilevanza ha il dono della Torà rispetto alla domanda retorica di Mosè sulla disobbedienza dei figli d’Israele?
La possibile risposta a questo interrogativo, la troviamo nel Talmud dove si insegna che se una persona osserva correttamente lo Shabbat, anche se si fosse macchiato della grave colpa di idolatria, i suoi peccati sono perdonati.
Rabbì David HaLewy Segal (1586-1667) interpreta questo insegnamento nel senso che, anche se un peccatore si pente per il suo errore, non ottiene l’espiazione finché non osserva lo Shabbat. Nell’osservanza dello Shabbat c’è qualcosa di speciale che è necessario per guadagnare l’espiazione.
Questo principio si basa su un insegnamento dello Zohar secondo cui un ebreo si purifica riunendosi con i suoi fratelli ebrei. Quando ci si riunisce in un gran numero, ciò ha uno speciale effetto “purificante” sulle nostre anime. Come accade per un magnete: uno piccolo non verrà attratto da un altro magnete a meno che non sia molto vicino, ma se un magnete è molto grande, l’attrazione è molto più forte e il magnete verrà attratto dall’altro anche a distanza.
La stessa cosa accade alle nostre anime che hanno una parte nei cieli e una parte sulla terra.
Quando una persona pecca, disconnette la parte celeste della sua anima da quella terrena e data l’enorme distanza tra cielo e terra, non è facile riconnetterle. Ciò può essere realizzato solo quando ci uniamo collettivamente nella preghiera e nello studio. Tale assemblea crea una grande forza spirituale, come quella di un grande magnete, che ci permette di riconnetterci con le nostre anime celesti riparando così al danno che abbiamo causato a causa dei nostri peccati.
Questo è il motivo per cui l’esperienza dello Shabbat è una parte indispensabile per un serio percorso di Teshuvà.
Durante la settimana siamo preoccupati per la nostra carriera e per i nostri affari e abbiamo poco tempo per riunirci. Ma lo Shabbat è il giorno in cui abbiamo più tempo per la preghiera e lo studio e questo è uno degli scopi più importanti dello Shabbat. È il momento in cui ci possiamo riunire per essere “purificati”, per riconnetterci con le nostre anime celesti ed è per questo motivo che lo Shabbat è fondamentale per ottenere l’espiazione e il perdono.
Ora ritorniamo al versetto del brano della Torà di questa settimana.
Mosè quando si chiede “Ha-l’Hashem tigmelu zot/È questa la ricompensa che date all’Eterno”, intenderebbe che il popolo che si allontana dal Signore lo ripaga solo con “zot/questo”.
Cos’è “questo”?
Il termine ebraico Zot/questo ha il valore numerico di 408 che sarebbe la somma del valore numerico comune in tre parole (136×3=408) importantissime proprio nei dieci giorni di Teshuvà che stiamo trascorrendo: Tzom/Digiuno/צום, “Kol/Voce/קול/ (il suono della preghiera) e “Mamon/Denaro/ממון” (per fare tzedakà/beneficenza).
Mosè vuole insegnare che queste tre azioni, digiuno, preghiera e beneficenza, sono tutte necessarie ma anche insufficienti, perché, per la nostra Teshuvà, dobbiamo anche vivere adeguatamente lo Shabbat.
Questo è il motivo per cui Onkelos collega l’evento del dono della Torà sul Sinai alle parole di Mosè. Dio avrebbe dato la Torà di venerdì ma Mosè aggiunse un giorno di preparazione in modo che la Torà fosse data specificamente durante lo Shabbat. In questo modo Mosè avrebbe creato il precedente per tutti coloro che si riuniscono per pregare e studiare Torà durante lo Shabbat, proprio come i nostri antenati si riunirono ai piedi del Monte Sinai di Shabbat per ricevere la Torà.
Riunirci tra ebrei è una parte indispensabile del nostro processo Teshuvà – oltre al digiuno, alla preghiera e alla tzedakà.
Non dobbiamo sottovalutare l’importanza di riunirci nei nostri ambiti per la preghiera e lo studio, soprattutto durante lo Shabbat.
Uniamoci, osserviamo, studiamo, impariamo gli uni dagli altri, aiutiamoci e sperimentiamo collettivamente la bellezza della Torà e della Tefillà. Per crescere tutti insieme e raggiungere le grandi vette spirituali che possono essere raggiunte solo come un gruppo unificato, piccolo o grande che sia, Shabbat Shalom!