Giulio Tedeschi risponde a Giorgio Israel (Kolot del 22 settembre)
Forse potremmo davvero smetterla con questo stile delle accuse iperboliche e delle scarponate in faccia. Anche perchè Amos Luzzatto ha una tale storia personale che leggerlo “schierato con l’intolleranza” fa rotolare dalle risate. Ma cosa ha veramente detto Amos ? Che se un Papa, sotto gli occhi di tutto il mondo, in mezzo a una lezione sui rapporti tra fede e ragione, butta lì la citazione di una becera polemica medioevale antiislamica (tutto ciò che di nuovo ha portato Maometto sono solo cose cattive e disumane), forse poi può rifletterci meglio e chiedere scusa. Sembra puro buonsenso.
Chiedere scusa, a differenza di quanto crede Giorgio Israel, non è umiliante e non significa convertirsi. Chiedere scusa è una pratica civile semplice e abbastanza diffusa tra le persone garbate, e tra noi Ebrei tipicamente in questi giorni dell’anno. Significa che se si è detto o fatto qualcosa che involontariamente è andato al di là dei nostri pensieri ed intenzioni, basta dirlo apertamente e fare qualche gesto di amicizia. Benedetto XVI è persona garbata, ha spiegato garbatamente che la citazione non corrispondeva al suo pensiero, ha fatto gesti di amicizia, e la cosa finisce qui. Perchè allora invece la cosa continua ?
Continua perchè molte persone terrorizzate purtroppo sono state felicissime che il Papa abbia detto ciò che sinceramente non pensa, ma che loro invece pensano. E tra queste pare anche Giorgio Israel.
Israel ci ricorda le dispute di Nachmanide. Deve citare una disputa del 1200, come il Papa, perchè nel frattempo da secoli le dispute per far vincere a colpi di presunta logica la propria verità sulle verità altrui sembrerebbero terminate, anche se non si nega che forse in altre sedi, a voce ben più bassa, è probabilmente lecito entrare marginalmente nella dottrina teologica altrui e proporre proprie riflessioni. E’ invece proprio la politica, che non è “mediocre pragmatismo” ma altissima arte del discutere tra diversi restando diversi, ed è anche arte dei giusti gesti, dei giusti modi, dei giusti tempi, che può dare ad ogni campo la forza di espellere da dentro di sè i violenti, anche quelli che fanno credere di richiamarsi alla dottrina.
Immaginiamo per un attimo che al Papa fosse distrattamente sfuggita una citazione medioevale antiebraica altrettanto becera. Immaginiamolo, è solo un gioco. No, è un gioco troppo enorme, non riusciamo a immaginarlo. Sarebbero esplosi il Parlamento, i giornali, le televisioni, il mondo; nessuna scusa sarebbe bastata, forse qualche chiesa a Brooklyn o in Israele sarebbe pure stata bruciata e qualche ambasciatore ritirato. Perchè questo non riusciamo neppure a immaginarlo e invece una sbadataggine sull’Islam oggi riusciamo a immaginarla benissimo e infatti è accaduta ? Fermiamoci e pensiamoci un attimo. Perchè è questa la domanda delle domande.
A cui qualcuno velocemente risponderà: perche sono proprio gli Islamici che si dimostrano ogni giorno intrinsecamente violenti. Brutta risposta. E falsa. Ma quella vera è assai peggiore: è così perchè noi Ebrei abbiamo imparato a nasconderci.
Ce lo spiega involontariamente Igor Man sulla Stampa del 26 settembre. Con i “Fratelli maggiori”, dice, il dialogo è facile, mentre nell’Islam “non esistono strutture religiose che facciano capo a un centro”; “nell’Islam il religioso si fonde con il politico, con il sociale”. E noi ci guardiamo bene dallo spiegargli che anche nell’ebraismo è esattamente così (dico nell’ebraismo, non tra gli Ebrei. Così come lui, giustamente, parla di Islam, non di Islamici). “Noi non confonderemo mai la sharia col Corano”. E neppure l’alachah con la Torah, credo, se gli spiegassimo che l’alachah esiste, e che è per questo che siamo fratelli maggiori tanto poco rassomiglianti.
Così va che noi Ebrei (europei !) siamo catalogati tra i buoni, i moderati, i saggi. Parliamo di shoah, di cultura perfettamente europea, mai delle differenze vere. Così ci amano: comodo starsene al calduccio. E quando il Rabbino Capo di Roma, in piena tempesta di vignette, va in moschea, magari qualcuno si aspetta che vada a rabbonirli, come l’ennesimo occidentale avveduto. E invece Riccardo Disegni, che ha saggezza e coraggio, va a dirgli: vi capiamo, siamo come voi.
L’antisemitismo esiste sempre e va combattuto. Però forse a noi non guasterebbe ammettere che in questo momento, almeno in Italia, chi ha qualche problema di accettazione, di conoscenza, di diffidenza non sono precisamente gli Ebrei. Almeno non al primo posto. Così combattiamo pure naturalmente gli eccessi, le violenze, e i regimi orrendi che le hanno orchestrate. Ma poi, quando per la cruna di una distratta citazione c’è qualcuno che vuole far passare molti cammelli, magari alcuni si pongono la domanda se per noi Ebrei tutti i pregiudizi, gli stereotipi, gli ostacoli al dialogo vanno denunciati e combattuti o solo quelli che riguardano gli Ebrei. Meno male che tra le risposte trovano anche quella di Amos Luzzatto.
Altre reazioni all’articolo di Giorgio Israel
Shana Tova
Sottoscrivo questo bel articolo. Complimenti
doron
Sono assolutamente d’accordo col Dott. Israel.
Il Papa non ha nessun motivo di scusarsi con i musulmani per quello che ha detto. Non solo, ma a mio parere non avrebbe dovuto neanche piegarsi a fornire chiarimenti sulle sue parole giacché è più che evidente l’intento di certa parte dell’islam di cogliere al volo le più insignificanti occasioni per aggredire il mondo non islamico.
Si tratta piuttosto di affermare con massimo vigore uno dei principi fondanti delle nostre democrazie liberali: il principio della libertà di parola.
Se gli islamisti non erano d’accordo con le parole del Papa potevano invitarlo a una tavola rotonda e discutere con lui di teologia, di islam e di cattolicesimo. Invece abbiamo dovuto subire le ennesime minacce di morte e distruzione. E tutto questo solo per una parola o una frase che a loro non garbava. E allora come avrebbero dovuto reagire milioni di buddisti nel mondo dopo che i talebani avevano preso a cannonate le statue di Buddha in Afganistan ? Due pesi e due misure non sono accettabili ed è giunto il momento che si faccia sentire con forza e vigore il peso dei nostri principi laici di libertà e democrazia.
Shanà Tovà
Guy-Edouard Lévy – Roma
Caro Giorgio Israel,
contesto che Luzzatto si sia schierato dalla parte della “intolleranza e del fanatismo” e trovo deplorevole il Tuo attacco.
Distinguerei le posizioni teologiche da quelle politiche.
Il teologo Ratzinger fa i discorsi che crede. Se però si dà il caso che nel frattempo è diventato anche capo di una organizzazione politica che vuole dialogare con i diversi sull’arena politica mondiale, dove abbiamo l’Islam infiammato dagli estremisti, penso che bisogna mettere in conto le porevedibili reazioni politiche al discorso teologico fatto da siffatta cattedra…
E’ su questo piano che mi sembra si muovesse Amos.
Shanà Tovà
Giorgio Sacerdoti