Elena Lattes
Gli ebrei in India non hanno mai subito rilevanti atti di antisemitismo durante il lungo soggiorno nel Paese (ad eccezione delle oppressioni da parte degli invasori portoghesi nel 16esimo secolo). È perciò un’amara novità la caccia all’ebreo perpetrata dai terroristi che hanno assaltato Mumbai nei giorni scorsi.
I residenti della Casa Habad non erano autoctoni. La Nariman House, il nome di questa base, agiva come centro di accoglienza per i turisti israeliani, per gli uomini d’affari in cerca di un pasto caldo kasher (che segue le regole alimentari ebraiche) o di un gruppo di 10 uomini con cui pregare o ancora per gente rimasta senza soldi.
I Chabad sono un fenomeno relativamente recente e mentre hanno attratto migliaia di seguaci nella parte settentrionale dell’India dove i viaggiatori israeliani tendono ad andare per praticare trekking, il centro di Mumbai era di natura completamente differente. Fu stabilito cinque anni fa e soltanto ultimamente si sono cominciati a sentire gli effetti della sua presenza.
Oggigiorno ci sono oltre 4000 ebrei in India, la maggior parte dei quali vive a Mumbai. I coniugi Holtzberg si occupavano dei visitatori stranieri, ma si dedicavano anche agli indigeni.
Forse la comunità d’India più famosa è quella degli ebrei Cochin. Non contava più di 2400 anime nel 1947 e soltanto trenta ne rimangono oggi sulla costa Malabar. Ma la comunità più grande è quella dei Bné Israel, di cui 60mila vivono attualmente in Israele, mentre meno di 200 ebrei “baghdadi” rimangono in India.
I primi ebrei di quest’ultimo gruppo, si insediarono a Bombay, conosciuta oggi come Mumbai, nel 18esimo secolo. Il primo ebreo “Baghdadi”, Joseph Semah arrivò nel 1730 da Surat (regione nordoccidentale del Paese). Il primo membro dei Bné Israel giunse invece nella città cosmopolita dai villaggi Konkan a sud di Bombay, nel 1749. Questi ultimi si ritengono di antica origine: secondo la loro tradizione, arrivarono via mare sulla costa Konkan dal regno di Israele, probabilmente nel 175 prima dell’Era Cristiana.
La fiorente città di Bombay offriva agli ebrei una nuova economia e opportunità di commerci. Nel 1796 la prima sinagoga dei Bné Israel, conosciuta come “Shaar Rahamim” fu aperta da Samuel Ezekiel Divekar, prova evidente dell’esistenza di almeno un minyan (10 uomini) nella città. Altre sinagoghe Bné Israel e luoghi di preghiera sorsero velocemente a Bombay e nei dintorni.
Nel 1832 il Principe di Exilarco, David Sassun (!792-1864), sfuggì con un largo seguito ai pogrom di Daud Pasha di Baghdad. In pochi anni i “baghdadis” come divennero poi conosciuti, furono chiamati i “mercanti ebrei di Arabia, abitanti e residenti a Bombay”.
I Sassun commerciavano in cotone e filati con la Cina e misero su un cotonificio e altre industrie, sempre nella grande città. Divennero i “Rotschild dell’est” e donarono grandi somme per cause filantropiche.
Molte strutture importanti di oggi possono essere attribuite a David Sassun e ai suoi discendenti. A metà del diciannovesimo secolo, egli fece costruire l’Istituto Meccanico, la biblioteca e la sala di lettura, l’Istituto industriale intitolati a suo nome e la Torre dell’orologio nei Giardini Vittoria (conosciuti oggi come Veermata Jijimata Udyan) e la statua del Principe Consorte al Museo Vittoria e Alberto (noto ora come il Bhau Daji Lad Museum).
Nel 1875, il figlio di David, Alberto, costruì il primo porto, intitolato sempre alla famiglia, a Colaba, vicino al punto in cui sono arrivati i terroristi con i gommoni. Nel 1884, Sir Jacob Sassun costruì la sinagoga Kneset Eliyahiu a Fort, in prossimità degli attuali alberghi Oberoi e Taj Mahal.
Fino al 2006, quando il movimento Lubavitch ha acquistato la Nariman House costruendo al civico 5 di Hormusji Street, a Colaba, la Knesseth Eliyahu era la sinagoga più vicina frequentata dagli ebrei aristocratici e dai visitatori israeliani che soggiornavano nei prestigiosi alberghi.
Un fatto significante, ma poco noto, è che nel 1924 Sir Jacob Sassun fu il contribuente maggiore alla costruzione del Gateway of India, arco in basalto, principale monumento della città, simbolo del Paese che è solo a pochi passi dall’albergo Taj Mahal e che fu costruito per commemorare la visita del Re Giorgio V e della Regina Maria avvenuta nel 1911. Secondo le cronache dei giorni scorsi, i terroristi potrebbero essere sbarcati proprio in quella zona e aver attraversato a piedi l’arco, dirigendosi verso gli alberghi.
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