Gli “ebrei contadini” d’Avignone e del Contado Venassino
Alan David Baumann
Avignone ed il Contado Venassino erano sudditi dello Stato Pontificio, visto che alcuni dei suoi nobili padroni si fregiavano di avere dei possedimenti in Terra Santa ed Italia, nonché alcune parentele con i Papi di Roma. Furono poi nove i “Papi di Avignone”: da Clemente V nel 1305, a Benedetto XIII (deposto nel 1409, nuovamente nel 1417 e che morì senza essersi rassegnato al potere della centralità ecclesiastica di Roma).
La rivoluzione del 1789 fu un momento storico che diede lustro ai valori di libertà, eguaglianza e fratellanza e indicò la fine della ghettizzazione degli ebrei ed il loro collocamento tra i “cittadini”. Ricordiamo però che non significò la fine dell’antisemitismo: basti citare l’affare Dreyfus che, iniziato nel 1894 si concluse solo nel 1906 nonostante il celebre “J’accuse” di Emile Zola e, di fresca memoria, quanto accaduto proprio in Provenza, a Carpentras, con la profanazione del cimitero nel maggio 1990.
La Provenza è posta fra il Rodano e la Druenza, vicino a Marsiglia ed alla Camargue e si parla tuttora la linguadoca come in Catalogna, in alcuni angoli calabresi e nel cosentino. Fra le prime presenze ebraiche la Comunità di Arles, che nel 449 intonò dei salmi in ebraico durante le esequie del vescovo St-Hilaire e collaborò attivamente nel 508 alla difesa della città dall’assedio del re di Borgogna.
Nel corso della storia francese, da Lione a Sens, da Narbonne a Limoges, gli ebrei furono accusati di stregoneria, di imporre ai gentili il festeggiamento dello Shabbat al posto della Domenica, di aver partecipato alla distruzione del Santo Sepolcro (perpetrato dai Musulmani). Ovunque vennero accusati e condannati, bruciati, convertiti, torturati, espulsi.
Nel 1274 Filippo II di Borgogna, detto L’Ardito, cedette il Contado Venassino alla Chiesa Romana.
Nel 1306 Filippo il Bello cacciò gli israeliti dalla Francia (molto prima dell’inquisizione spagnola). Trovarono rifugio in Provenza grazie al conte Carlo II. Così crebbero le preesistenti comunità. L’ebreo accettato perché “ebreo come Gesù” veniva anche represso, in quanto uccisore di Cristo. Vennero i ghetti e le apposite leggi, come quella varata durante il concilio di Avignone nel 1326, che in ricordo del concilio Lateranense IV del 1215, impose agli ebrei degli abiti o dei segni distintivi, come la barba per gli uomini, o cappelli con corna per le ragazze di almeno 12 anni, oppure segni distintivi di colore giallo.
A seconda del Papa, dei vescovi o dei nobili, gli ebrei vennero accettati o repressi anche brutalmente, come nel massacro di Tolone del 1348. Nel 1394, la Provenza si unì alla Francia di Carlo VI, che bandì definitivamente gli ebrei dal regno. Non aderirono 4 carrières (“strade” in provenzano) ossia Avignone, Carpentras, Cavaillon e L’Isle sur Sorgue (allora chiamata anche “Isle Venise” per i canali d’acqua nel cuore della cittadella); che raggrupparono le oltre 120 micro- identità ebraiche. Fra queste, a Saint-Rémy, nacque nel 1503 Nostradamus: un ebreo ammesso alla corte di Caterina de’Medici, reggente di Francia. Nel 1624 fu il cardinale Barberini a vanificare in “comunità” le 4 carrières.
Nel 1415 una bolla papale di Benedetto XIII autorizzò solo una sinagoga per città, purché questa non fosse stata prima una chiesa cattolica. Vennero costruiti i ghetti. Gli israeliti dovettero sottostare all’ascolto di tre sermoni l’anno, dove si discutevano i loro errori (ovviamente i predicatori dovettero essere pagati). I lavori furono limitati come le uscite dai ghetti. E questo sino al 1790.
Cavaillon non ha più ebrei dai primi anni del XX° secolo. E’ visitabile la particolare sinagoga – la più antica della Francia – che fu costruita nel XV° secolo, poi ricostruita nel 1772 con decorazioni in stile rococò seguendo architettonicamente la caratteristica liturgia. In un “balcone” sopra la “platea” è posta la Tevà (il “pulpito”) mentre l’Arón (l’”Armadio sacro” ove sono custoditi i rotoli della Torà) sta al piano terra, volto verso Gerusalemme. Murata nel muro in un angolo opposto al balcone, la sedia di Elia, perché “il profeta viene dal cielo”. Le donne stavano sotto la sinagoga, dove c’è il forno per le azzime, il pediluvio ed il bagno rituale. Ascoltavano quello che accadeva nel tempio attraverso il suo pavimento in travi di legno.
Anche nella grande sinagoga di Carpentras (ricostruita nel 1741 e funzionante con la capienza di 1200 persone), al primo piano stanno i rabbini e i membri dell’alta società. Esattamente come dai gentili.
Ad Avignone, una porta della città, la “porta ebraica” rappresenta il potere della Chiesa attraverso i simboli del Cristo Ebreo… e l’idea della conversione.
(I Cognomi ebraici presenti nella zona sono Bedarride, Haddad, Amar, Cavaillon, Salomon)
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