Un rapporto choc (Con molte riserve NdR)
Giulio Meotti
Alan Dershowitz, il giurista ebreo di Harvard, il principe del foro, lo strenuo difensore dei diritti civili, aveva intitolato un suo libro “The Vanishing American Jew”. L’ebreo americano in via di estinzione. Un libro nato da una ferita tutta personale, il matrimonio del figlio dell’avvocato con una ragazza cattolica e il disagio di pensare che i propri nipoti non sarebbero più stati ebrei, almeno secondo la legge ebraica. Adesso un rapporto del prestigioso Pew Forum americano getta una luce sinistra sul futuro della grande diaspora americana.
Si tratta, come scrive il New York Times, del “primo sondaggio in dieci anni” sullo stato di salute dell’ebraismo statunitense. Dati choc per un fenomeno conosciuto ma mai davvero analizzato scientificamente. Il matrimonio interreligioso è salito al 58 per cento (l’ultimo, eclatante, quello del re di Facebook Mark Zuckerberg con Priscilla Chan), e arriva addirittura al 71 per cento per gli ebrei non ortodossi (negli anni Settanta il tasso era appena al diciassette per cento).
Quando l’ebreo americano Marc Mezvinsky si è sposato con Chelsea Clinton, figlia di Bill e Hillary, Yated Neeman, uno dei giornali degli ebrei più ortodossi d’Israele, ha parlato di “genocidio spirituale” del popolo eletto e di “annichili-mento del popolo ebraico, della sua identità e della sua eredità”. Il Pew Forum dice anche che due terzi degli ebrei non appartiene a una sinagoga, un quarto non crede in Dio e un terzo ha un albero di Natale in casa durante le feste. La secolarizzazione riguarda anche l’educazione: due terzi degli ebrei americani non impartisce ai figli una educazione ebraica. La percentuale di chi si dice “non religioso”, salita a quota ventidue per cento, è la pia alta di sempre.
L’ultimo sondaggio di questo tipo lo aveva realizzato nel 2000 la Jewish Federations of North America. I risultati, fra mille polemiche, erano stati deprimenti. Da qui la decisione di non compiere un nuovo progetto demoscopico. Il Pew Forum ha riempito il vuoto, sondando 70 mila persone in tutto il paese. Già alcuni anni fa il rabbino Ephraim Buchwald, fondatore del National Jewish Outreach Program, aveva parlato del “paradosso ebraico americano”, simbolico più in generale del confronto fra tradizione e secolarismo nelle democrazie avanzate. La sopravvivenza è sempre stata vista dagli ebrei come difesa contro l’antisemitismo.
Così gli ebrei sono diventati dei liberal convinti, favorendo “la separazione dello stato dalla chiesa”. Ma in questo modo, disse Buchwald, “la laicità è diventata parte integrante dell’ebraismo” e ha provocato questa crisi per la sopravvivenza. Così oggi in America crescono soltanto gli ebrei ortodossi. Già nel 1997 l’Unione dei rabbini ortodossi aveva sconfessato le correnti riformista e conservatrice, cui appartiene il novanta per cento circa dei quasi sei milioni di ebrei americani, adducendo che queste ormai “non sono più ebraismo ma un’altra religione”. L’ex rabbino capo del Regno Unito, Jonathan Sacks, ci ha scritto anche un libro, dal titolo emblematico: “Avremo ancora nipotini ebrei?”. Gli ebrei potrebbero sparire, assimilati ai non ebrei.
La domanda posta da Sacks è terrificante: “Riuscirà l’assimilazione a ottenere ciò che a Hitler non riuscì?”. Invece della Shoah, la dissoluzione. Anche il premio Pulitzer Charles Krauthammer, forse l’editorialista ebreo più rispettato e influente d’America, ha commentato i dati del Pew Forum. “Come fa una comunità a decimarsi nelle condizioni benigne degli Stati Uniti? Facile: bassa fertilità e matrimoni misti. In tre generazioni, la popolazione sarà dimezzata. Negli Stati Uniti oggi gli ebrei si sposano più con i cristiani che con altri ebrei”. Forse più importante per la continuità ebraica è proprio l’identità. “Due terzi dei matrimoni ebraici stanno producendo bambini che per tre quarti sono persi al popolo ebraico”. A rischio anche lo storico e vitale legame fra gli ebrei d’Israele, che invece diventano sempre più religiosi, e la diaspora statunitense, ricca e influente ma sempre più distante dai legami identitari. Hagai Segal, columnist di Yedioth Ahronoth, nel commentare i nuovi dati americani, ha usato la definizione di Maimonide di “Olocausto non violento”.
Più dei sanguinari pogrom riuscirà l’attraente secolarizzazione? C’è persino chi paragona l’attuale secolarizzazione della comunità ebraica americana a quanto accadde durante l’Inquisizione in Spagna. Con la differenza che allora fu la paura e il terrore a spingere gli ebrei a occultare la propria identità, mentre adesso avviene alla luce del sole e sotto i fasti della più aperta e tollerante delle democrazie occidentali.
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