Tra il 1880 e il 1914 circa due milioni di ebrei askenaziti parlanti yiddhish emigrarono dall’Europa Orientale, dove i ripetuti pogrom avevano reso la loro vita insostenibile, in America del Nord. Provenivano principalmente dalle comunità dell’Impero russo, in particolare dalla cosiddetta Zona di residenza (che comprendeva Polonia, Lituania, Bielorussia, Ucraina e Moldavia).
La maggior parte di questi emigrati ebrei trovò riparo a New York nel Lower East Side, quartiere che divenne una specie di ghetto afflitto dalla povertà, dal sovraffollamento, dal degrado, dalla prostituzione, dalla disoccupazione e dalle guerre tra bande giovanili. Un ghetto popolato da gangster, vagabondi, truffatori, agitatori politici, sognatori e rabbini hassidici.
Negli anni trenta gli immigrati ebrei a New York erano tenuti fuori dalle industrie più rispettabili, così editori, scrittori e artisti ne crearono una nuova, tutta loro: quella del cinema. Tutti i grandi produttori del cinema, infatti, erano ebrei. E poi un’altra industria: quella del fumetto.
I comic books (albi a fumetti) sono la creazione di alcuni giovani ebrei che seppero cogliere l’occasione per farsi strada nella vita e realizzare il “sogno americano”, diventando i protagonisti della favolosa Golden Age del fumetto.
Ricordiamo qui i nomi ancora oggi noti, omettendo, per mancanza di spazio, quelli delle numerose case editrici spazzate via negli anni cinquanta.
Max Gaines (in origine Ginzberg) nacque a New York nel 1894 da una famiglia ebrea. Nel 1933, quando era un insegnante disoccupato del Bronx, ebbe l’idea di acquistare la licenza di vecchie strisce quotidiane pubblicate dai quotidiani e di ristamparle. Nel 1934, insieme al suo amico Harry L. Wildenberg, convinse la Eastern Color Printing a raccogliere fumetti che erano stati precedentemente pubblicati sui giornali domenicali e a stamparli in un formato più piccolo (circa 22×28 cm).
Gaines e Wildenberg stamparono 100mila copie di Famous Funnies: A Carnival of Comics, un albo di 36 pagine che includeva tavole di Mutt e Jeff, Joe Palooka, Dixie Dugan, Harry Hairbreadth e Connie tra gli altri. La tiratura andò rapidamente esaurita. Famous Funnies: A Carnival of Comics è oggi considerato il primo comic book. Venne distribuito attraverso la catena di grandi magazzini Woolworths, sebbene non sia chiaro se venduto o regalato a scopo promozionale.
Nei mesi seguenti, Gaines e Wildenberg pubblicarono altri due albi di questo tipo: Century of Comics, di cento pagine con tiratura 250mila copie, seguito da Skippy’s Own Book of Comics di 52 pagine con tiratura 500mila copie. Ben presto i due convinsero il potente distributore Harold Gould, presidente della American News, a distribuire 250mila copie di Famous Funnies nelle edicole.
Il primo numero del bimestrale uscì a maggio, ma venne datato luglio per assicurargli una presenza in edicola fino al numero successivo. Sebbene Famous Funnies sia diventato mensile dal terzo numero, la pratica di postdatare gli albi divenne comune e continua a essere applicata ancora oggi. Il numero 8 di Famous Funnies fu il primo a realizzare un profitto (guadagnando 2.664,25 dollari) dando così vita a una nuova industria che si impose come uno dei pochi punti luminosi commerciali della Grande Depressione economica scoppiata nel 1929 e destinata a continuare fino alla Seconda guerra mondiale.
Jack Liebowitz, uno dei fondatori della Dc Comics, era nato Yacov Lebovitz a Proskuriv, l’attuale città di Khmelnytsky, in Ucraina, nell’ottobre del 1900, da una famiglia ebrea. Il suo vero padre non è noto, sua madre Mindl sposò Yulyus Lebovitz quando il figlio aveva tre anni. Yacov adottò presto il cognome del patrigno e nel 1910 la famiglia emigrò negli Stati Uniti.
Arrivarono nel quartiere ebraico del Lower East Side di New York e, come era comune all’epoca, adottarono nomi anglicizzati: i suoi genitori diventarono Julius e Minnie Liebowitz, mentre lui divenne Jacob, presto abbreviato in Jack. Jack iniziò giovanissimo a vendere quotidiani come strillone, mentre alle scuole superiori divenne esperto in contabilità.
Nel 1927, si trasferì nel Bronx dove nel 1929 conobbe Harry Donenfeld, ai tempi un editore di pulp a sfondo erotico. Insieme, nel 1932 i due fondarono la Independent News una società che distribuiva riviste.
Nel 1935, Jack Liebowitz e Harry Donenfeld vennero contattati dal maggiore Malcolm Wheeler-Nicholson, il quale cercava un distributore per la sua National Allied Publications, che aveva iniziato da poco a produrre New Fun, il primo comic book che pubblicava esclusivamente materiale originale anziché utilizzare strisce ristampate. Liebowitz e Donenfeld iniziarono a distribuire New Fun e nel 1937 Liebowitz divenne socio di Wheeler-Nicholson, che voleva dare alle stampe un secondo albo ma non aveva abbastanza soldi. L’albo era Detective Comics.
Harry Donenfeld, l’altro fondatore della Dc, nacque nel 1893 in una famiglia ebrea a Iași, in Romania, e all’età di cinque anni emigrò negli Stati Uniti con i genitori e il fratello Irving. Come molte altre famiglie i Donenfeld entrarono in America attraverso Ellis Island e si stabilirono a New York, nella zona del Lower East Side. Dopo aver evitato la leva nel 1917, Harry sposò Gussie Weinstein nel 1918, e grazie a un prestito dei suoceri poté aprire un negozio di abbigliamento a Newark, nel vicino New Jersey.
Il negozio fallì e Donenfeld si diede ad attività illegali legate al proibizionismo che gli permisero di raggranellare abbastanza denaro per rilevare la Martin Press, la casa editrice fondata dai suoi fratelli. Durante gli anni venti si specializzò nella pubblicazione di “sex pulp” come Hot stories, Juicy Tales e La Paree, a causa delle quali rischiò un’incriminazione per pornografia.
Nel 1929, come favore a un vecchio cliente, Julius Liebowitz, Donenfeld diede lavoro al figlio di Julius, Jack. Qualche anno dopo i due divennero soci prima nella casa di distribuzione Independent News e poi nella casa editrice Detective Comics Inc., che nel 1938 pubblicò il primo numero di Action Comics, dando inizio al boom dei supereroi.
Sheldon Mayer nacque nel 1917 a New York nel quartiere di Harlem, da una famiglia di origini ebraiche. Nel 1935, all’età di 18 anni, iniziò a lavorare per la National Allied Publications, così si chiamava la Dc Comics all’inizio, scrivendo e disegnando fumetti umoristici, diventando così uno dei primissimi impiegati nel campo dei comic books.
Nel 1938, Sheldon Mayer vide per caso le strisce di Superman, che Jerry Siegel a Joe Shuster avevano realizzato e che da anni tentavano di vendere a qualche quotidiano, che immancabilmente le respingeva considerandole troppo infantili. Quando Mayer vide questo superuomo muscoloso in calzamaglia sollevare un’automobile sopra la propria testa, facendo disperdere i criminali come topi spaventati, capì subito di trovarsi di fronte a qualcosa di estremamente innovativo e geniale.
Mayer ne parlò in termini entusiastici al suo capo Max Gaines, sostenendo che questo “Uomo del domani” sarebbe stato “la prossima grande novità” nei fumetti. Gaines colse l’occasione al balzo e nel giro di pochi giorni lui, Mayer, Siegel e Shuster tagliarono e incollarono frettolosamente le strisce di Superman nel formato dei comic books. Gaines inviò quindi le tavole al suo amico Harry Donenfeld, che con Jack Liebowitz era recentemente diventato editore della Dc, rilevando la società da Wheeler-Nicholson a corto di risorse finanziarie. Donenfeld era scettico, ma si fidò dell’istinto di Gaines per il marketing e acconsentì a pubblicare Superman su Action Comics n. 1, dedicandogli la copertina. Il resto è storia.
Jerry Siegel
Jerry Siegel nacque il 17 ottobre 1914 a Cleveland, Ohio, da una famiglia ebrea. I suoi genitori erano immigrati ebrei arrivati a New York nel 1900, fuggiti dalla nativa Lituania a causa del forte antisemitismo. Suo padre era nato Mikhel Iankel Segalovich e sua madre Sora Meita Khaikels, ma cambiarono i loro nomi in Michael e Sarah Siegel dopo essersi trasferiti negli Stati Uniti. Jerry era l’ultimo di sei figli. Suo padre era un sarto che possedeva un negozio di abbigliamento.
La famiglia di Siegel abitava nel quartiere ebraico di Glenville. All’età di circa 16 anni, mentre frequentava le scuole superiori fece amicizia con Joe Shuster. Appena laureato, Siegel scrisse una storia nel gennaio 1933 intitolata “Il regno del superuomo”, dove uno scienziato pazzo conferisce a un vagabondo in fila per il pane capacità telepatiche. Questo primo Superman venne in seguito rielaborato completamente assieme a Joe Shuster e diventò un bravo ragazzo con un’origine aliena, un’identità segreta e un mantello…
Joe Shuster
Joseph Shuster, il primo disegnatore di Superman, nacque a Toronto (in Canada) da una famiglia ebrea. Suo padre, Julius Shuster (originariamente Shusterowich), era un immigrato proveniente da Rotterdam (Olanda) che aveva una sartoria nel quartiere dell’abbigliamento di Toronto. Sua madre, Ida (Katharske), era venuta da Kiev, nell’Impero russo (ora capitale dell’Ucraina).
Nel 1924, quando Joe Shuster aveva 10 anni, la sua famiglia si trasferì a Cleveland, Ohio. Lì Joe Shuster frequentò la Glenville High School, dove fece amicizia con Jerry Siegel, con il quale iniziò a pubblicare una fanzine di fantascienza chiamata Science Fiction.
Il duo iniziò il suo percorso nel mondo dei fumetti collaborando con la National Allied Publications del maggiore Malcolm Wheeler-Nicholson, su New Fun, il primo comic book che pubblicava esclusivamente materiale originale anziché utilizzare strisce ristampate. I due esordirono con il moschettiere Henri Duval e il detective del soprannaturale Doctor Occult, entrambi apparsi per la prima volta su New Fun n. 6 (ottobre 1935).
Bob Kane nacque Robert Kahn a New York il 24 ottobre 1915. I suoi genitori erano di origine ebraica askenazita provenienti dall’Europa orientale. Sua madre, Augusta, era una casalinga e suo padre, Herman Kahn, un incisore. Kane ebbe un’infanzia tranquilla, studiò alla DeWitt Clinton High School nel Bronx. Dopo la laurea, cambiò legalmente il nome in Robert Kane.
Nel Bronx incontrò e fece amicizia con Will Eisner, che in futuro sarebbe diventato il suo datore di lavoro quando entrerà a far parte dello studio Iger & Eisner, uno dei tre grandi studi dove andava concentrandosi il processo creativo della realizzazione dei comic books che venivano consegnati “chiavi in mano” agli editori, i quali li avrebbero poi stampati e distribuiti nelle edicole.
Fino al 1939 Bob Kane era considerato un fumettista, nella migliore delle ipotesi, con idee derivate e talento minimo. Ancora oggi molti si chiedono come poté avere il colpo di genio necessario per dare vita a uno dei personaggi più famosi della storia del fumetto: Batman.
Kane affermò di essersi ispirato alle interpretazioni dell’attore Douglas Fairbanks nei panni di Zorro per creare l’uomo pipistrello. Si ispirò inoltre al famoso disegno dell’ornitottero di Leonardo Da Vinci, oltre che da The Bat Whispers, il film del 1930 basato su un romanzo giallo di Mary Rinehart del 1908: The Circular.
Bob Kane aveva concepito un Batman molto diverso da quello attuale: era biondo con una tuta rossa, una mascherina alla Spirit e due ali da pipistrello rigide attaccate alla schiena. Kane era conscio del fatto che il look aveva bisogno di una revisione considerevole e per questo chiamò Bill Finger, un ragazzo che aveva conosciuto a una festa un anno prima e che lo aveva impressionato per la sua cultura e il suo talento come scrittore.
Bill Finger nacque a Denver, in Colorado, nel 1914 da una famiglia ebrea askenazita. Suo padre, Louis Finger, nacque nell’Impero austro-ungarico nel 1890 ed emigrò negli Stati Uniti nel 1907. Poco si sa della sua madre biologica Rosa Rosenblatt. La sua matrigna Tessie nacque nel 1892 a New York. La famiglia si trasferì nel Bronx, dove durante la Grande Depressione Louis Finger fu costretto a chiudere la sua sartoria.
Finger si diplomò alla DeWitt Clinton High School nel 1933. Nonostante Kane abbia ammesso in un’intervista degli anni ottanta che Finger era stato responsabile del “50-75%” degli elementi creativi presenti in Batman il suo importante contributo fu ufficializzato solo nel 2015, quando la Dc dovette riconoscere Bill Finger come co-creatore di Batman e i relativi diritti agli eredi.
Per prima cosa Bill Finger propose delle modifiche al costume, che diventò come quello che conosciamo oggi, e diede a Batman la sua identità segreta: Bruce Wayne. Finger prese il nome Bruce da Robert the Bruce, un re scozzese che lottò contro gli inglesi per l’indipendenza del proprio paese, e il cognome Wayne da Mad Anthony Wayne, un generale che combattè sempre contro gli inglesi durante la Guerra d’indipendenza americana.
A differenza di Kane, che pensava di fare di Batman una fotocopia di Superman, Finger ebbe l’intuizione di non dotarlo di alcun superpotere, caratteristica questa che contribuì a differenziarlo dagli altri eroi dei comic book, e lo dotò di vari gadget.
Jerry Iger nacque nel 1903 a New York, da genitori ebrei austriaci Rosa e Jacob Iger. Nel 1925, nonostante non avesse avuto una formazione artistica, divenne un cartoonist per il quotidiano New York American. Dieci anni dopo fu tra coloro che contribuirono alla nascita dei comic books realizzando strisce umoristiche di una pagina come Bobby, Peewee e Happy Daze per Famous Funnies.
Il successo dei comic books gli spalancò le porte di un nuovo enorme mercato dove la domanda era in continua crescita e bisognava inventarsi un intero settore produttivo. Sorsero così i grandi studi di autori che consegnavano fumetti completi agli editori, che sarebbero poi stati stampati e distribuiti nelle edicole.
Nel 1936 Jerry Iger insieme al diciannovenne Will Eisner dette vita ad uno dei più importanti tra questi studi, lo Studio Iger e Eisner che in breve tempo raggiunse i quindici dipendenti. Il primo acquisto fu Bob Kane (futuro creatore di Batman), presto seguito dai giovani Lou Fine, Jack Kirby, Bob Powell, Joe Simon, Mort Meskin, Nick Viscardi, Klaus Nordling, Bob Powell e George Tuska.
La produzione di Eisner & Iger fu un successo immediato e presto lo studio fornì comic books a Fox Comics, Fiction House, Quality Comics e altre case editrici. Quando i due si separarono nel 1940 si divisero una cifra considerevole per l’epoca (una curiosità: Jerry Iger era lo zio di Bob, l’attuale amministratore delegato della Disney).
Will Eisner
Will Eisner nacque nel 1917 nel quartiere newyorkese di Brooklyn da una famiglia di immigrati ebrei. Egli stesso ha raccontato la sua vita in diverse graphic novel. In “Verso la tempesta” descrive il padre, austriaco, un pittore che lavorava come scenografo per un teatro della comunità yiddish che trasmise al figlio la passione per l’illustrazione. La madre, originaria della Romania, è descritta in quest’opera come molto ancorata alla realtà e legata alle cose semplici della vita, che controbilanciava le fantasie dei due maschi. Il giovane Eisner cresce nel famigerato Bronx, quartiere al quale dedica un vero e proprio canto d’amore nella graphic novel “Dropsie Avenue”.
In quel quartiere, in quella strada, con quei “derelitti”, Eisner ha trascorso la giovinezza negli anni terribili della Depressione dopo il 1929. Si trovava a vivere tra quelli che avevano perso il lavoro e dovevano da un giorno all’altro inventarsi qualcosa per sopravvivere, fianco a fianco con gli immigrati italiani e irlandesi, giocando con i monelli di strada nei cortili con i panni stesi.
Infine, nella graphic novel autobiografica “The Dreamer”, Will Eisner ha descritto il funzionamento dello studio Eisner & Iger. Si partiva da una sceneggiatura più o meno elaborata scritta dallo stesso Eisner, da Toni Blum o Bob Powell, quindi seguiva l’elaborazione del layout di ogni pagina dell’episodio, che il più delle volte era eseguito sempre da Eisner. Poi venivano le matite, il lettering e infine l’inchiostrazione. Era un lavoro di gruppo che in alcuni momenti assomigliava a una catena di montaggio.
Martin Goodman, l’uomo che fondò la Marvel, nacque Moses Goodman il 18 gennaio 1908 a Brooklyn, New York. Suo padre, Isaac Goodman, di origini ebraiche, era nato nel 1872 a Vilnius, attuale capitale della Lituania, e arrivato in America nel 1892. Sua madre, Anna Gleichenhaus, anch’essa di origini ebraiche, era nata nel 1875 sempre in Lituania, e arrivata in America nel 1890. I suoi genitori si sposarono a New York nel 1895 ed ebbero tredici figli.
Sebbene Moses Goodman avesse sette sorelle maggiori, era il figlio maschio maggiore della famiglia Goodman. Il padre era sarto e operatore di macchine da cucire in una fabbrica di vestiti. Durante la sua infanzia Moses Goodman veniva chiamato “Moe”, ma quando entrò nella scuola pubblica fu iscritto con il nome di “Morris Goodman”.
All’età di 16 anni il giovane Morris trovò lavoro presso la Eastern Distributing Company, la società di distribuzione di periodici che si occupava anche di stampa. Nell’estate del 1932 Morris Goodman iniziò a usare per la prima volta il nome “Martin Goodman”, quando lasciò il lavoro presso la Eastern Distribution per mettersi in proprio e assieme al socio Louis H. Silberkleit fondando la Mutual Magazine Distributors. Oltre che come distributore, la Mutual Magazine divenne anche editore in proprio di alcune riviste pulp che ebbero un certo successo. Dalle pulp ai comic books il passo è breve ed è quello che successe nel 1939 dopo la pubblicazione di Marvel Comics n. 1, l’albo contenente il primo episodio di Sub-Mariner e della Torcia Umana originale, è storia.
Joe Simon nacque nel 1913 come Hymie Simon e crebbe a Rochester, New York. Suo padre Harry Simon, era un ebreo emigrato da Leeds, Inghilterra, nel 1905, e aveva sposato Rose Kurland nel 1911. La famiglia viveva in un appartamento al primo piano che fungeva anche da sartoria per il padre (a quei tempi i vestiti venivano realizzati uno alla volta prendendo le misure del cliente: strano a dirsi, nessuna azienda aveva ancora pensato a una produzione standard di diverse misure).
Simon frequentò la Benjamin Franklin High School, e dopo la laurea ottenuta nel 1932 lavorò come direttore artistico per il quotidiano Rochester Journal. Qualche tempo dopo, il suo capo raccomandò Simon a Lloyd Jacquet, responsabile della Funnies Inc., uno dei “confezionatori” di fumetti che fornivano contenuti agli editori che intendevano cimentarsi nel campo dei comic books.
Tra i loro clienti c’era Martin Goodman, l’editore della Timely Comics. Nel 1940 alla Timely incontrò Jack Kirby anch’egli figlio di un sarto, con il quale avrebbe presto iniziato una collaborazione che sarebbe durata quasi quindici anni.
I due iniziarono a lavorare insieme su Blue Bolt n. 2 per la Novelty Press, uscito nel maggio del 1940. L’anno dopo avrebbero creato Capitan America per Goodman, uno dei personaggi più famosi della Golden Age.
Jack Kirby, nato Jacob Kurtzberg nel 1917 nel Lower East Side, è famoso soprattutto per aver co-creato con Stan Lee la maggior parte dei supereroi Marvel. È uno dei padri fondatori della moderna cultura pop, e uno degli artisti più influenti del Novecento. Quanto la sua vita sia stata permeata di cultura ebraica ce lo dimostra una delle sue opere principali: il “Quarto Mondo”, una metanarrazione raccontata attraverso diverse serie, a partire dai New Gods, tra il 1970 e il 1973.
Su Jimmy Olsen n. 134 del dicembre 1970 introdusse il personaggio di punta della saga, il cattivo Darkseid, una specie di Hitler cosmico. Se lui e la sua cricca di malvagi sono metafore naziste, i Nuovi Dei buoni che si oppongono a loro rappresentano gli ebrei. La storia contiene forti risonanze bibliche ed è raccontata con un linguaggio strano che riecheggia quello delle Scritture.
Orion il guerriero è una figura mosaica, il figlio naturale di Darkseid cresciuto nella corte reale del nemico. Il personaggio più ebraico dell’opera è però l’Alto Padre, leader di Nuova Genesi e contraltare di Darkseid. Nato come Izaya (nome preso dal profeta Isiah), in New Gods n. 7 racconta il suo incontro con la Sorgente, un potere superiore che gli parla sotto forma di fiamma e lo incita a guidare il suo popolo nella lotta contro l’oppressore. Un po’ come il roveto ardente a Mosè quando gli ebrei erano prigionieri dagli egizi.
Kirby basò gli dei buoni dei New Gods su figure ebraiche e gli dei malvagi sui nazisti, a rimarcare l’influenza che questa contrapposizione ebbe sulla sua vita a cominciare dal pugno che Capitan America sferra a Hitler sull’iconica copertina di Captain America Comics n. 1.
Stanley Martin Lieber nacque il 28 dicembre 1922 a Manhattan, nell’appartamento dei suoi genitori immigrati ebrei, Celia (nata Solomon) e Jack Lieber, all’angolo tra West 98th Street e il West End. Il padre era nato Iancu Urn Liber nella Romania orientale, ed era stato vittima di un antisemitismo particolarmente duro nel suo paese di origine, che lo aveva portato a sviluppare un particolare attaccamento alla cultura ebraica e alle sue tradizioni.
Suo figlio Stan, invece, tendeva a nascondere le proprie origini. A un certo punto suo padre gli scrisse in una lettera: “Non stai facendo abbastanza per il popolo ebraico. Non stai sostenendo lo Stato di Israele. Hai fama e soldi ma non stai puntando nella direzione giusta”. Nonostante il suo laicismo, le origini di Stan Lee emergono prepotentemente in tutte le sue co-creazioni. Lee non solo rese i supereroi più umani, ma li rese anche più ebrei.
Le sue storie hanno il sapore delle rappresentazioni teatrali yiddish: melodrammi conditi con un lapidario cinismo e un umorismo irriverente, autoironico, a volte fatalistico. I suoi personaggi non vivono nelle immaginarie Metropolis e Gotham City, ma nella reale New York, la città con la più grande popolazione ebraica al mondo.
Nessuno dei supereroi che scrive è esplicitamente ebreo, ma sicuramente si comportano come tali. Sono alienati (La Cosa, Hulk, Sub-Mariner, Silver Surfer), diventano capri espiatori (Spider-Man), sono perseguitati (X-Men), traumatizzati (Captain America del secondo dopoguerra), tormentati dal senso di colpa (Spider-Man, Capitan America), pieni di disprezzo per se stessi (La Cosa, Spider-Man, X-Men, Hulk), litigano costantemente tra loro (Fantastici Quattro, Vendicatori, X-Men) e sono particolarmente sarcastici (tutti).
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