II. I Banchi di credito – Il “segno giudaico” – La “morte nera” – I Monti di Pietà
Intorno al 1000 in tutti i paesi cristiani vengono istituite le Corporazioni di arti e mestieri, per appartenere alle quali bisognava professare la fede cristiana; da questo momento gli Ebrei, esclusi da ogni a campo di attività, sono sospinti verso l’unica professione preclusa ai Cristiani: quella di banchieri (come è noto, la Chiesa proibisce di prestar denaro a interesse). La vita degli Ebrei subisce un mutamento radicale; non solo in Italia, ma in tutta Europa: facendo commercio di denaro si rendono necessari ovunque, ed è per questa sola ragione anche che ovunque sono tollerati. Gli Ebrei di Roma possono considerarsi i pionieri di questa nuova attività economica: i banchi di credito.
Questo mestiere veniva esercitato anche da Cristiani, specialmente italiani; ed è perciò che essi erano chiamati Lombardi, nome dato loro nei paesi d’oltre Alpe, sebbene fossero prevalentemente toscani e soprattutto fiorentini; ma dopo il III Concilio Lateranense (1179), in cui si era stabilito che fosse negata sepoltura cristiana a chi prestava denaro a interesse, gli Ebrei si resero più che mai necessari, e il loro lavoro aumentò considerevolmente. Si formarono così a tante piccole Comunità scaglionate in tutto il Paese; non c’era centro dell’Italia settentrionale o centrale che non avesse una Comunità ebraica. I rapporti tra gli Ebrei e il Comune o il Signore della città che li ospitava erano regolati da un contratto chiamato condotta. Con la condotta il Signore (o il Comune) garantiva agli Ebrei protezione, libertà di culto e il permesso di aprire banchi di pegni (i debitori lasciavano in pegno al banchiere qualche oggetto, che veniva restituito all’estinzione del debito; oppure, se questo non avveniva, era messo in vendita); in cambio gli Ebrei dovevano pagare forti tasse, che venivano detratte dai proventi degli interessi, il cui tasso era fissato dal 15 al 25%. Tra le varie clausole della condotta c’era questa: gli Ebrei dovevano tenere un registro dei conti. Secondo la consuetudine del tempo, gli Ebrei scrivevano in italiano con caratteri ebraici (anche in altri Paesi gli Ebrei scrivevano nella lingua nazionale con caratteri ebraici); questo fino a quando papa Paolo IV con la bolla Cum nimis absurdum (1555) proibì agli Ebrei di servirsi di tali caratteri per i loro registri.
Il IV Concilio Lateranense (1215), convocato da papa Innocenzo III, ordina che gli Ebrei viventi nei paesi cristiani portino come contrassegno una rotella di stoffa gialla cucita sulla parte sinistra del petto. Già nel 600 il Califfo Omar aveva ordinato che tutti i non mussulmani (ossia ebrei ed anche cristiani) viventi nei paesi arabi portassero una pezza di stoffa gialla cucita sul petto o sulla schiena. Ed ora papa Innocenzo III, dopo aver tentato ripetutamente e sempre inutilmente di convertire gli Ebrei, pensò di isolarli imponendo questo contrassegno (che per le donne era un velo giallo, il contrassegno delle meretrici). Il primo paese cristiano che impose agli Ebrei il “segno giudaico”, fu l’Inghilterra (1218). In Italia tale disposizione fu adottata in epoche diverse secondo gli Stati; prima ad adottarla fu Venezia: una rotella gialla sostituita in seguito da un cappello giallo.
Le condizioni degli Ebrei a Roma e nello Stato pontificio vanno peggiorando: gli Ebrei devono fare le spese di due feste popolari che si tengono annualmente a Roma: una per il popolo in Piazza Navona, e l’altra per i soldati al Monte Testaccio. Per essere esonerati dall’obbligo umiliante di parteciparvi, gli Ebrei, fin dal 1312, pagano una forte tassa, che viene suddivisa fra tutte le Comunità dello Stato pontificio. Malgrado le tristi condizioni ambientali, gli Ebrei svolgono attività letteraria; e di quest’epoca ricorderemo il poeta Emanuele Romano, amico di Dante e forse suo coetaneo.
Nel 1348 scoppia in tutta Europa una terribile pestilenza, che fu chiamata “la morte nera” ; gli Ebrei vengono accusati di avvelenare i pozzi per diffondere la malattia: accusa che trova credito anche per il fatto che, vivendo essi segregati e seguendo rigorose norme igieniche, sconosciute ai più, la pestilenza mieteva fra loro minor numero di vittime. Questa calunnia si diffonde e provoca spaventose persecuzioni, specialmente in Germania; molti Ebrei tedeschi cercano rifugio in Italia e vanno ad ingrossare le già esistenti Comunità dell’Italia Settentrionale.
Già in epoche anteriori a quella in cui visse Lutero si manifestarono in vari Paesi cristiani fermenti di rivolta contro la Corte papale; e la Chiesa, per soffocarli, indice nel 1414 un Concilio ecumenico a Costanza con lo scopo di lottare per l’unità della Chiesa ed estirpare ogni forma di eresia (la Chiesa di Roma considera eretici tutti coloro che vivono fuori di essa). In questo Concilio viene ribadito l’ordine che gli Ebrei devono portare il marchio giallo (come già ricordato, un cappello giallo per gli uomini, e per le donne un velo giallo, che è anche il contrassegno delle meretrici). Preoccupati della situazione che si è venuta creando, rappresentanti di tutti gli Ebrei d’Italia si radunano nel 1416 a Bologna per tentare di trovare mezzi di salvezza di fronte alle minacce che si profilano da ogni parte. I più accaniti nemici degli Ebrei sono in quest’epoca i frati predicatori: Bernardino da Siena (poi canonizzato), per quarant’anni predica contro gli Ebrei, insistendo sulla necessità di imporre ovunque obbligo del “segno giudaico”, e di confiscare ai “Giudei” tutti i denari “accumulati con l’usura”; Giovanni di Capistrano, responsabile della condanna al rogo di molti Ebrei; Bernardino da Feltre, la cui predicazione velenosa ha come conseguenza la cacciata degli Ebrei da Treviso, Vicenza, Bergamo, e altre città dell’Italia Settentrionale. Soprattutto quest’ultimo è tristemente noto per avere provocato il Processo di Trento (1475), un processo per omicidio rituale, che ebbe come conseguenza il massacro fra le torture di tutta la Comunità ebraica di Trento. Dopo questo processo, gli Ebrei furono espulsi da tutto il Trentino (a Riva c’era una Comunità abbastanza importante); e gli Ebrei lanciarono contro il Trentino il cherem (scomunica), che vige tuttora (3). Il bambino Simone, la cui morte fu attribuita agli Ebrei, fu poi beatificato dal papa Sisto V mediante una bolla (1588) in cui non si fa cenno ad omicidio rituale, perché altri papi avevano condannato questa calunnia (papa Innocenzo IV, nel XIII secolo, con quattro bolle). Nella bolla di papa Sisto V è detto soltanto che Simone da Trento fu “martirizzato ed ucciso dai perfidi Giudei in dispregio alla fede cristiana” .
(3) In seguito comparvero, ma per breve tempo, Ebrei ancora a Riva e a Pergine.
Altra conseguenza della propaganda di odio di Bernardino da Feltre, che scagliava anatemi contro chi vivesse in relazione e buoni rapporti con Ebrei (e che in quel tempo esistessero buoni rapporti fra Ebrei e Cristiani lo prova, tra l’altro, il fatto che Leone Ebreo da Cremona, in occasione del matrimonio della figlia, invita tutta la popolazione a feste durate otto giorni, con grande indignazione del frate, che fu finalmente espulso da Firenze per le sue prediche piene di odio) è l’istituzione dei Monti di Pietà, che dovevano ostacolare l’attività economica degli Ebrei. A Bologna, per esempio, il Monte di Pietà fu istituito nel 1473 con la seguente definizione: Mons pietatis contra parvas ludaeorum usuras erectus.