Ideato da un insegnante ebreo, Reuven Feuerstein, per aiutare i bambini scampati all’Olocausto a dimenticare il dramma subito, oggi è un metodo diffuso in tutto il mondo che si basa sul potenziamento cognitivo di chi ha dei deficit o semplicemente per migliorare l’organizzazione della vita quotidiana e lavorativa
Bravi non si nasce, ma si può diventare grazie al metodo Feuerstein, un programma di apprendimento in grado di modificare la struttura cognitiva nel tempo. A idearlo è stato Reuven Feuerstein, insegnante ebreo che fuggito da un campo di concentramento, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, si è trasferito in Israele dove si è dedicato ai bambini scampati alla persecuzione nazista, cercando di far dimenticare loro il dramma subito.
Lavorando con questi bambini ha maturato la convinzione che l’uomo è in grado di lavorare sul proprio intelletto, modificandolo in modo significativo. Docente di psicologia all’Università Bar Ilan in Israele e a Nashville negli Stati Uniti, nel 1992 ha aperto un centro di ricerca, terapia e formazione, l’ICELP con la finalità di far raggiungere a bambini e adulti un più alto livello di funzionamento cognitivo. Nel 1999 ha ottenuto la laurea honoris causa dal dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Torino e nel 2006 dall’Università Cà Foscari di Venezia. Morto nel 2014, il suo metodo è sopravvissuto grazie al Feuerstein Institut di Gerusalemme diretto dal figlio di Reuven Feuerstein.
Il metodo che potenzia l’intelletto
Il metodo messo a punto dallo psicologo israeliano negli anni ‘50 per recuperare i tanti bambini vittime di traumi psicologici durante la Seconda guerra mondiale, si basa sul potenziamento cognitivo. «Il programma prevede la presenza di un mediatore che seleziona e filtra gli stimoli con l’ausilio di alcuni strumenti – spiega Nicoletta Bosco pedagogista di Udine, specializzata nel metodo Feuerstein -. Si tratta di schede con esercizi per la mente che vanno a rinforzare le funzioni cognitive, trasversali a tutti gli apprendimenti e servono anche nell’organizzazione della vita quotidiana e lavorativa».
A chi è rivolto
Il programma di 45 ore si differenzia in due livelli: basic e standard. Il primo prevede due livelli e undici strumenti, è destinato alla formazione di bambini in età prescolare e scolare di primo grado dai 4 ai 7 anni e per coloro che hanno un ritardo cognitivo o un deficit dell’apprendimento grave. Il programma standard invece con tre livelli e quattordici strumenti, è rivolto a ragazzi dagli 8 anni in su, anche delle scuole secondarie e a adulti che vogliono migliorare il proprio rendimento lavorativo.
«Il programma basic è adatto ai bambini dai 4 anni di età e alle persone con deficit cognitivi – puntualizza Bosco -. Il target è vario, dal bambino in età scolare che mostra difficoltà non ben identificabili, fino a ragazzi con disabilità e deficit cognitivi, o anziani che hanno avuto problemi di salute, come un ictus». Il metodo si può applicare anche ad intere classi scolastiche. «Tutti hanno bisogno di imparare ad apprendere e non sempre a scuola viene fatto – prosegue la pedagogista – . Il metodo ideato dall’insegnante ebreo può essere utilizzato in ambito scolastico come in ambito terapeutico. Quindi, un logopedista come uno psicomotricista, o ancora un terapista occupazionale che già lavora dove ci sono difficoltà di apprendimento, possono utilizzare il metodo per lavorare in modo più efficace e mettere insieme le competenze, mentre il personale sanitario può utilizzarlo per i corsi ECM».
Il ruolo del mediatore
Fondamentale è il ruolo del mediatore, ovvero lo specialista che propone le schede e favorisce l’apprendimento migliorando la capacità cognitiva del bambino o dell’adulto a cui si rivolge. «Si tratta di una figura formata al metodo Feuerstein che ha acquisito una certificazione. Si tratta di un percorso formativo che non necessita di una laurea specifica, ma può essere rivolto ad un pedagogista, un insegnante o semplicemente un genitore – fa notare Bosco -. Un terapista che si iscrive al corso diventa a sua volta applicatore degli strumenti studiati». Alla fine di ogni corso il terapista riceve un certificato emesso dal Feuerstein Institut di Gerusalemme. «I corsi sono interessanti e utili per tutti – ammette la pedagogista friulana -. non sono troppo infantili, o mortificanti insomma». Ogni mediatore ha la possibilità di iscriversi all’albo presso il Feuerstein Institut attivando un account sul sito dello stesso, la qualifica ha una durata di quattro anni che può diventare definitiva scrivendo una relazione in merito a trenta ore di applicazione degli strumenti studiati e dopo aver maturato 16 crediti con la partecipazione a corsi online organizzati dallo stesso istituto.
Utile per migliorare il risultato delle prove invalsi come per superare i deficit cognitivi
Imparare ad osservare ogni dettaglio, leggere con attenzione la consegna, ed elaborare una strategia è il percorso che viene insegnato dal mediatore che affianca un bambino o un adolescente. «Individuare gli aiuti o gli indizi è una delle strategie messe in atto per migliorare l’apprendimento – spiega Bosco -, in pratica si elabora un principio e una regola generale che trascenda il contenuto. Quindi si sviluppa un sistema astratto e si immagina, insieme al mediatore, come applicarlo in ambito scolastico o nella vita quotidiana. Gli insegnanti che hanno applicato il metodo ai propri studenti hanno ottenuto ottimi risultati, ad esempio, con i test invalsi sia nella scuola primaria che secondaria». Il corso ha un costo di circa 600 euro e comprende gli strumenti e i diritti del Feuerstein Institut. Una volta completato si può scegliere se diventare formatore, o utilizzare le competenze teoriche nella vita quotidiana. «In ogni caso fondamentale è seguire il corso – puntualizza la professionista – sono ammesse al massimo un 15% di assenze. L’ultimo giorno viene fatta un’autoverifica a cui seguono percorsi di supervisione in piccoli gruppi on line, durante i quali vengono discussi i singoli casi».
I traguardi possibili
Molto diffuso in Olanda, Francia e Regno Unito, oltre all’Italia, il metodo Feuerstein ha conquistato anche Sud America e Stati Uniti, Cina e Giappone. Gli obiettivi sono diversi a seconda delle persone e delle esigenze di partenza. «Bisogna cercare di dare a tutti gli strumenti per poter essere attivi nella società – conclude la pedagogista friulana -. Nel caso di una dislessia, l’obiettivo è trovare le strategie giuste per superare le difficoltà, mentre chi ha avuto una malattia come un ictus, può cercare di ridurre il deficit cognitivo che si genera».