Capitolo 9 – Gli Ebrei in Italia dalla metà del secolo XVII all’età della rivoluzione francese
Lo Stato della Chiesa
Repubblica di Venezia
Altri Stati: a) Toscana; b) Genova; c) Lombardia; d) Napoli e Sicilia; e) Piemonte
La vita spirituale: a) Gli studi e la letteratura; b) Il movimento di Shabbetài Tzevì; c) La musica
Lo Stato della Chiesa
La reazione cattolica andò facendosi di mano in mano sempre più pesante sugli Ebrei: tutte le antiche restrizioni vennero confermate e aggravate, e gli Ebrei si trovarono, di fatto, soggetti agli arbitri dei Gesuiti e della Inquisizione. A Roma fu quasi interamente vietato agli Ebrei ogni genere di commercio all’infuori di quello di abiti usati. Una parte della popolazione era dedita al piccolo artigianato, specialmente alla sartoria. Per quanto il più degli Ebrei vivesse in condizioni misere, gravavano su di loro tasse fortissime. Specialmente caratteristica quella che era loro imposta per le spese inerenti alle prediche per ottenere la loro conversione, alle quali erano obbligati ad assistere, quella per il mantenimento della casa dei catecumeni per l’istruzione degli apostati volontari o costretti, quella per ottenere il diritto di fare uso di matzòt durante Pèsach. Le pressioni di ogni genere per ottenere conversioni al Cristianesimo erano continue: frequenti furono i battesimi forzati di bambini incoscienti all’insaputa dei genitori, battesimi dei quali non era possibile ottenere l’annullamento e che avevano per conseguenza che i figli battezzati venivano del tutto allontanati dai genitori. Se un coniuge, volontariamente o anche senza il suo consenso, veniva battezzato, il matrimonio restava automaticamente sciolto se l’altro coniuge non abiurava. Con grandissima severità funzionava l’Inquisizione nei confronti dei libri ebraici. In frequenti visite alle case di Ebrei venivano confiscati i libri che non erano muniti dell’approvazione dei censori e venivano restituiti solo dopo che ne erano cancellati i passi e le parole che i censori ritenevano ostili al Cristianesimo.
Atti umilianti a cui erano costretti gli Ebrei di fronte alle autorità o quando erano esposti allo schermo della popolazione, specialmente durante il Carnevale, potevano in parte essere evitati col pagamento di forti somme di denaro, ma in genere l’accettazione di queste era accompagnata da atti offensivi nei confronti dei rappresentati degli Ebrei che recavano i tributi.
Gli amministratori della Comunità erano ritenuti responsabili per il pagamento di tasse dovuti dai singoli, tanto che divenne difficile trovare chi accettasse di fare parte dei consigli della Comunità, e allora fu promulgata dal governo papale una legge che obbligava gli eletti ad assumere l’ufficio. Anche le persecuzioni contro i libri ebraici non ebbero tregua: frequenti perquisizioni e distruzioni vennero eseguite, e nel 1575 vennero del tutto proibiti i libri ebraici, salvo alcune eccezioni.
Qualche respiro ebbero gli Ebrei sotto il pontificato di Clemente XIV (1769- 1775) che sciolse l’ordine dei Gesuiti, dichiarò calunniosa l’accusa di omicidio rituale rivolta agli Ebrei di Polonia e nel territorio del suo stato alleggerì le restrizioni imposte agli Ebrei per quel che riguarda l’esercizio delle professioni, ma sotto il suo successore Pio VI (1775-1798) si ritornò alla reazione più rigorosa.
Oltre che a Roma, erano sotto il dominio della Chiesa e quindi sottoposte alle stesse leggi alcune altre città sedi di Comunità ebraiche, fra cui specialmente importanti Ferrara e Ancona.
A Ferrara è da ricordare, fra l’altro, che nel 1755 l’Inquisizione fece spezzare tutte le lapidi che si trovavano nel cimitero ebraico e venne imposto il divieto di erigerne in avvenire.
Repubblica di Venezia
A Venezia gli Ebrei ebbero parte notevole nel commercio con altre parti d’Italia e con l’Oriente, sia come negozianti che come armatori di navi. Essendo essi causa di prosperità economica per il paese, non furono in genere molestati e molti di essi accumularono notevoli ricchezze. In contrasto con questo, la popolazione minuta dedita al piccolo commercio e all’artigianato viveva in condizioni misere e ad ogni rinnovo decennale del contratto fra la repubblica e la Comunità ebraica venivano imposte nuove restrizioni: nel 1777 si giunse al punto di proporre che fosse concesso agli Ebrei solo il commercio di abiti usati: ma, di fatto, questa disposizione non venne attuata. Non mancarono casi di tentativi della popolazione di usare violenza contro gli Ebrei coi soliti pretesti, ma in genere il governo li difese.
Nell’altra Comunità importante della repubblica veneta, Padova, gli Ebrei corsero grave pericolo nel 1684, perché accusati di pregare per la vittoria dei Turchi contro i Cristiani in Ungheria. Il ghetto venne assalito e saccheggiato; le truppe della repubblica riuscirono poi ad allontanare gli invasori, ma poi nuove violenze ebbero a soffrire gli Ebrei, in seguito all’accusa di una donna che affermava che essi avevano rapito un suo bambino per servirsi del suo sangue. Solo dopo alcuni giorni di violenze e saccheggi l’ordine fu ristabilito.
Altri Stati
a) Toscana
Migliori che nelle altre parti d’Italia furono le condizioni degli Ebrei in Toscana, dove fiorirono specialmente le Comunità di Firenze e di Livorno, nelle quali gli Ebrei quasi non erano sottoposti a restrizioni. Tra le poche che vigevano va ricordato che medici ebrei potevano curare Cristiani solo dietro una speciale autorizzazione.
b) Genova
Anche a Genova gli Ebrei vissero tranquilli, e con notevoli libertà nell’esercizio del commercio e dell’industria. Furono persino dispensati dall’obbligo di assistere alle prediche di propaganda cattolica, e tentativi di limitare i loro diritti non ebbero effetto.
c) Lombardia
In Lombardia non si ebbero notevoli mutamenti anche dopo che, nel 1714, Mantova, Milano ed altre Comunità minori passarono sotto il dominio austriaco.
d) Napoli e Sicilia
Tentativi fatti a Napoli e in Sicilia di tornare ad attirarvi gli Ebrei, sia da parte del governo austriaco che vi dominò per qualche tempo, sia di quello borbonico a partire dal 1738, non ebbero quasi alcun successo.
Nel 1740 il re di Napoli Carlo IV di Borbone accordò agli Ebrei ampie libertà, perfino quelle di possedere beni stabili, non essere obbligati a portare il segno, servirsi di personale di servizio cristiano, e alcuni commercianti si stabilirono in Napoli. Ma poi, in seguito all’opposizione e al malcontento della popolazione cristiana e alle pressioni del clero, il re revocò le sue decisioni precedenti.
e) Piemonte
Le condizioni rimasero pressoché immutate. Fu esercitata attivamente la ###pto- pagani, alla conversione, e si ricordano, nel 1715, discorsi a questo scopo di un apostata, Luigi Pisani di Gerusalemme.
La vita spirituale
a) Gli studi e la letteratura
Gli studi e la letteratura continuarono ad essere coltivati dagli Ebrei in Italia, per quanto in misura minore che nel secolo precedente.
Nel campo talmudico e halakhico è da segnalare specialmente, oltre che una quantità di responsi rituali, la grande enciclopedia talmudica di Yitzchàk Lampronti di Ferrara (1679-1756), Pàchad Yitzchàk, che raccoglie in articoli disposti in ordine alfabetico, le norme del diritto talmudico e la giurisprudenza successiva, con ampia e precisa citazione, e spesso riproduzione integrale delle fonti.
Posto segnalato nel campo poetico, morale e kabbalistico, ha Moshè Chayìm Luzzatto (1707-1447) di Padova. In seguito a controversie con le autorità rabbiniche d’Italia che non vedevano di buon occhio la diffusione che egli dava agli studi kabbalistici, nei quali si vedevano pericoli di tendenze al movimento di Shabbetài Tzevì, si trasferì ad Amsterdam e poi in Èretz Israèl poco prima della sua morte.
È autore, fra l’altro, di poesie d’occasione, di drammi, tra i quali Ma’asè Shimshòn, Layesharìm Tehillà, e il dramma pastorale Migdàl ’Oz, di un trattato di retorica Leshòn Limmudìm, dell’opera morale Mesillàt Yesharìm e di vari scritti kabbalistici. È considerato da alcuni come il precursore della letteratura ebraica moderna.
Tra altri poeti sono da ricordarsi Ya’akòv e Immanuel Francès, autori, fra altro, di una satira contro Shabbetài Tzevì del quale furono fieri oppositori, Moshè Zaccùt, nativo di Amsterdam e poi trasferitosi in Italia, autore di un dramma biblico Yesòd ’Olàm, di una descrizione dell’inferno, Toftè ’Arukh; Ya’akòv Daniel Olmo, che ne continuò l’opera col suo ’Èden ’Arùkh, descrizione del paradiso; Shabbetài Chayìm Marini di Padova, autore di un rifacimento ebraico delle Metamorfosi di Ovidio, e i due fratelli Efràim e Yitzchàk Luzzatto.
b) Il movimento di Shabbetài Tzevì
Naturalmente anche in Italia, dove fiorivano gli studi kabbalistici e molti seguivano tendenze mistiche, Shabbetài Tzevì trovò numerosi aderenti e furono vivaci le polemiche fra i suoi seguaci e i suoi avversari, specialmente a Livorno e a Venezia, dove numerosi viaggiatori di passaggio recavano notizie su quel che avveniva in altri paesi. Prima dell’abiura di Shabbetài i più furono tra i suoi seguaci, e anche molti rabbini sono da annoverarsi fra questi, per quanto non mancassero suoi accaniti avversari. Tra i suoi fautori è da ricordare in modo speciale Avraham Rovigo di Modena che emigrò in Èretz Israèl e poi morì in Italia durante uno dei viaggi che vi fece per raccogliere aiuti per Èretz Israèl. Dopo l’abiura, diminuì il numero dei seguaci di Shabbetài, ma anche in Italia, come in altri paesi, il movimento continuò.
c) La musica
Tra gli Ebrei fu anche coltivata la musica, e si ha notizia di non poche composizioni musicali di Ebrei, e di rappresentazioni con accompagnamento di musica in occasione delle feste e di avvenimenti familiari, in case private, in luoghi vari, ed anche nei battè hakkenèset. Tra i cultori di musica è da ricordarsi in modo speciale Shelomò De Rossi (Mehaadummìm) di Mantova (secoli XVI-XVII).