Capitolo 15 – Gli Ebrei fino al termine del secolo XVIII
Italia
Germania: a) Prussia; b) Paesi renani; c) Francoforte
Svizzera
Impero austro-ungarico: a) Austria; Boemia e Moldavia; c) Galizia; d) Ungheria
Polonia
Russia
Olanda
Altri Stati d’Europa: a) Inghilterra; b) Turchia Europea.
Asia e Africa settentrionale
America
Italia
Nel periodo di cui stiamo occupandoci ebbero luogo in quasi tutti gli stati d’Italia lotte fra gli eserciti francesi che si proponevano di imporre i principi rivoluzionari e quelli degli antichi governi, che furono talvolta abbattuti e sostituiti da governi modellati su quello francese dopo la rivoluzione.
Le sorti degli Ebrei seguirono l’alternarsi delle condizioni politiche: ottennero l’emancipazione quando prevalevano i Francesi, tornarono nella situazione precedente quando essi erano sconfitti. In genere gli Ebrei d’Italia salutarono con pubbliche manifestazioni di gioia le vittorie francesi e le loro conseguenze, presero parte alla vita pubblica dei nuovi governi, mostrarono di volere attenuare e quasi sopprimere le differenze fra loro e i Cristiani, e il processo di assimilazione andò facendosi di mano in mano sempre più attivo e più rapido, e parallelamente a concessioni di diritti pari a quelli degli altri cittadini andarono sparendo le autonomie delle Comunità e le facoltà giurisdizionali loro concesse.
Prima ancora che gli eserciti francesi entrassero in Italia, in parecchi luoghi ebbero luogo da parte della plebe dei tumulti contro gli Ebrei, accusati di parteggiare per le idee liberali. I primi ebbero luogo a Firenze (1790) ma senza gravi conseguenze, che si verificarono invece a Roma dove, in seguito alla uccisione di Ugo Basville, segretario dell’ambasciata francese (13 gennaio 1793) il popolo assalì il ghetto e tentò di incendiarlo. Nella stessa Roma e in altre Comunità furono arrestati Ebrei accusati di parteggiare per i Giacobini francesi e vennero aggravate le restrizioni già in vigore. Le vittorie napoleoniche affrancarono poi gli Ebrei delle Comunità lombarde e emiliane, di quelle venete di terraferma e poi anche di Venezia. In tutte le regioni i generali francesi, entrati in una città, promulgavano decreti a favore degli Ebrei, le porte dei ghetti venivano abbattute e venivano piantati alberi della libertà.
Molti Ebrei si arruolavano nella guardia civica e alcuni vennero a far parte dell’amministrazione comunale. Gli Ebrei di Roma ebbero l’emancipazione nel 1798 con le solite conseguenze, e in seguito anche agli Ebrei delta Toscana furono accordati i diritti che ancora non avevano. Applicate le nuove leggi anche in Piemonte, gli Ebrei di tutte le Comunità d’Italia ottennero l’emancipazione. Molti Ebrei andarono subito ad abitare fuori del ghetto e prosperarono nei loro commerci. In alcuni luoghi però i Francesi li sottoposero a gravi tributi.
Questo stato di cose fu però di brevissima durata: ceduta Venezia all’Austria (1797) furono rimesse in vigore molte restrizioni, ma non fu ripristinato il ghetto. Quando poi (1799) i Francesi furono gravemente e ripetutamente sconfitti, le soldatesche dei vari alleati contro la Francia, sostenute da parte della popolazione, si scagliarono in modo speciale contro gli Ebrei e saccheggiarono i ghetti. Non mancarono neppure le uccisioni: così avvenne a Senigallia dove tredici Ebrei vennero trucidati; lo stesso accadde a Siena dove tredici Ebrei furono arsi vivi sul rogo nel quale bruciava l’albero della libertà.
Germania
a) Prussia
Dopo che gli Ebrei ebbero dignitosamente respinto le decisioni di una commissione incaricata dal governo per proporre modificazioni sullo stato degli Ebrei (1789), proposte che alleggerivano in alcuni particolari le disposizioni vigenti, ma mantenevano gli Ebrei in gravi condizioni di inferiorità, ed ebbero dichiarato che a quelle umilianti condizioni preferivano il mantenimento dello stato attuale, nulla venne modificato al loro riguardo, e vennero riconfermate e aggravate le disposizioni tendenti a limitare la libertà degli Ebrei nell’esercizio delle professioni e a impedire l’accrescersi della popolazione e la formazione di nuove famiglie. Il re Federico Guglielmo, forse sotto l’influenza di quel che era avvenuto in Francia, ordinò che la commissione per la riforma dello stato degli Ebrei riprendesse i suoi lavori (1792) e di fatto essa formulò nuove proposte, ma esse non furono prese in considerazione perché intanto scoppiò la guerra con la Francia rivoluzionaria.
In seguito alla seconda (1793) e alla terza (1795) spartizione della Polonia, furono incorporate nella Prussia nuove provincie con forte popolazione ebraica. A coloro che già risiedevano in esse fu permesso di rimanervi pagando forti tasse, assai maggiori di quelle a cui erano soggetti prima e concesso il matrimonio solo agli uomini al di sopra di 25 anni di età che dimostrassero di aver di che mantenere la famiglia; le autonomie delle Comunità furono limitate a quello che riguarda la religione in senso stretto, vennero soppressi i tribunali rabbinici, venne imposto l’insegnamento del tedesco e del polacco nelle scuole ebraiche. Come è ben naturale, numerosi furono nel periodo di cui ci occupiamo gli scritti polemici pro e contro l’emancipazione degli Ebrei.
b) Paesi renani
Le conquiste francesi nei paesi posti sulla riva sinistra del Reno (1791-1792) ebbero per conseguenza che in essi venne stabilita per gli Ebrei l’uguaglianza di diritti. Verso la fine del secolo l’emancipazione era, per il momento, un fatto compiuto e, stabilitisi Ebrei anche in luoghi prima a loro vietati, si formarono delle nuove Comunità.
c) Francoforte
Le condizioni particolarmente umilianti in cui si trovarono gli Ebrei di Francoforte fecero sì che nessuna speranza di miglioramento essi avessero in conseguenza del prevalere dei Francesi, che in genere si mostrarono ostili. Le numerose azioni militari che ebbero luogo nella città e nei suoi dintorni nell’ultimo decennio del secolo li danneggiarono gravemente e il quartiere ebraico fu molte volte duramente colpito.
Svizzera
Come già sappiamo gli Ebrei erano ammessi in Svizzera in determinati luoghi e sotto determinate condizioni. Prima ancora che si facessero sentire nel paese gli effetti della rivoluzione era avvenuto un cambiamento in quanto la Francia, ai tempi del Direttorio, aveva ottenuto che Ebrei francesi che si recassero in Svizzera per ragioni commerciali fossero esenti dalle tasse speciali a cui erano sottoposti gli Ebrei del paese (1797). Costituitasi la Repubblica elvetica (1798) in luogo dell’antica Confederazione, gli Ebrei della Svizzera ottennero di essere equiparati a quelli provenienti dalla Francia, e così, per quel che riguarda le tasse, non ci fu più differenza fra Ebrei e non Ebrei. Sulla questione della completa parità di diritti ebbero luogo lunghe discussioni, analoghe a quelle della Francia. Il Parlamento finì per rinviare ogni deliberazione (1799) e il governo, che si mostrava più liberale del Parlamento, senza contrastare le decisioni di questo, ammise gli Ebrei in luoghi da cui prima erano esclusi e stabilì che gli Ebrei residenti in essi fossero parificati nei loro diritti agli stranieri.
Impero austro-ungarico
a) Austria
Tentativi fatti ai tempi di Leopoldo II (1790-1792), successore di Giuseppe II, e del successore di quello Francesco II (1792-1835) detto poi Francesco I, di fare abrogare le disposizioni relativamente tolleranti di Giuseppe II, e così pure tentativi da parte degli Ebrei di fare revocare disposizioni restrittive, non ebbero quasi nessun effetto, e le condizioni degli Ebrei in Austria e nei paesi che facevano parte dell’impero austriaco rimasero quasi del tutto immutate. Sono da notarsi in modo particolare le disposizioni del governo per limitare l’accrescersi della popolazione ebraica a Vienna, a cui accorrevano di continuo nuovi elementi.
b) Boemia e Moldavia
Particolari limitazioni per quel che riguarda l’incremento, anche naturale, della popolazione, la libertà di commercio, di lavoro e di istruzione ebraica vigevano in Boemia e Moldavia, dove anche venne vietata la nomina di rabbini e di maestri che non avessero un certo grado di cultura non ebraica. Le concessioni poi erano, come di solito, ottenute solo col pagamento di forti somme.
c) Galizia
In Galizia, venuta a far parte dell’impero austriaco in seguito alle spartizioni della Polonia, fu applicato l’“Editto di tolleranza” di Giuseppe II ma furono imposte gravi restrizioni per l’attività degli Ebrei e il loro diritto di possedere e vennero soppresse quasi interamente le autonomie di cui godevano le Comunità. In alcune città, come Leopoli, fu vietata la residenza a nuovi venuti, e dappertutto i residenti ebrei vennero confinati in quartieri speciali. Per contrarre matrimonio occorreva una speciale autorizzazione che era in genere subordinata al fatto che il richiedente avesse un certo grado di cultura generale. I tentativi del governo di imporre questa con la forza, avversati dalla maggior parte dei rabbini e dei conservatori, furono appoggiati specialmente da Herz Homberg, seguace del Mendelssohn, che nel 1787 venne dal governo incaricato della soprintendenza sulle scuole ebraiche di nuovo tipo, istituite per disposizione del governo stesso. Va pure ricordato, fra i tentativi fatti dal governo per allontanare gli Ebrei dalle loro consuetudini, che nel 1797, venne imposta, con l’appoggio dello stesso Homberg, una tassa sui lumi che si accendono il venerdì sera.
Quando venne imposto anche agli Ebrei di Galizia l’obbligo del servizio militare (1788) furono rivolte petizioni all’imperatore perché gli Ebrei ne fossero esentati: il governo consentì a condizione che fosse pagata una forte somma, ma in genere la popolazione non fu in grado di sopportare questo onere. Particolare importanza andò assumendo la Comunità di Brody, nella quale molti Ebrei si arricchirono con profitti di guerra.
d) Ungheria
In Ungheria, che godeva di una notevole autonomia politica, si ottenne, nel 1791, l’esenzione dall’obbligo del servizio militare mediante pagamento di denaro, ma ciò nonostante molti giovani ebrei furono introdotti con violenza nell’esercito. Fu ventilata l’idea di concedere miglioramenti nelle condizioni degli Ebrei se questi avessero mandato i loro giovani al servizio militare, ma la cosa non ebbe seguito, perché l’introduzione degli Ebrei nell’esercito era avversata, oltre che dagli Ebrei conservatori, anche da molti membri del Parlamento ungherese che non ritenevano gli Ebrei degni dell’onore di servire nell’esercito.
Polonia
Negli anni turbolenti che attraversò la Polonia nel penultimo decennio del secolo XVIII, prima della seconda spartizione, nulla fu innovato quanto agli Ebrei. Molto fu scritto sull’argomento da autori ebrei e non ebrei, rappresentanti le varie tendenze: la questione degli Ebrei venne più volte portata davanti al Parlamento, furono nominate commissioni per lo studio dell’argomento, ma il Parlamento, occupato in argomenti ritenuti più importanti e urgenti, non prese nessuna deliberazione, e anche la costituzione polacca del 3 maggio 1791, che recava non poche riforme civili e politiche, nulla di nuovo stabiliva per gli Ebrei. In seguito poi alla nuova spartizione (1793) le sorti degli Ebrei furono diverse a seconda degli stati, Prussia, Austria, Russia, dei quali vennero a far parte i paesi da loro abitati.
Russia
Anche in Russia la popolazione ebraica aumentò di molto in seguito alle spartizioni della Polonia.
La politica del governo verso gli Ebrei durante l’impero di Paolo I (1796- 1801) e successori è una politica di oppressione e di progressive limitazioni nei diritti e nella libertà. Rigorose disposizioni limitavano i luoghi nei quali era ammessa la presenza degli Ebrei, e non era in genere loro concesso di trasferirsi dall’uno all’altro di questi luoghi. Essi vennero per lo più concentrati nelle città e allontanati dai villaggi e erano praticamente alla mercé dei nobili e dei grandi possidenti. Sia in quelle che in questi erano poste gravi limitazioni alle loro attività e il poco che era loro concesso doveva essere pagato a caro prezzo. Nella Russia del tempo in cui ci occupiamo si fecero di mano in mano più frequenti le lagnanze dei contadini contro le oppressioni dei ricchi possidenti, e la causa della miseria di quelli fu attribuita non ai loro oppressori ma agli Ebrei: fra l’altro questi, molti dei quali esercitavano, per conto dei proprietari di terreni, lo smercio di bevande alcooliche, furono accusati di fomentare il vizio dell’ubriachezza, assai diffuso fra i contadini.
Parallelamente all’oppressione, non mancarono proposte tendenti all’assimilazione della popolazione ebraica, allo scopo di “migliorarla” e di renderla utile al paese, analogamente a quello che avveniva in paesi dell’Europa centrale ed occidentale: fra l’altro, si voleva imporre agli Ebrei l’abbandono del loro modo di vestire e della lingua da loro attualmente parlata, e si tendeva, spesso con successo, a limitare e sopprimere le autonomie delle Comunità.
I Karaiti furono, in genere, trattati meglio dei Rabbaniti.
Olanda
In Olanda, come già sappiamo, le condizioni degli Ebrei erano in genere migliori che in altri paesi, e quindi i più di loro non aspiravano a modificazioni e, quando gli eserciti francesi penetrarono nel paese per imporvi i principi della rivoluzione, la maggioranza degli Ebrei parteggiarono per la famiglia regnante degli Orange.
Dopo la vittoria dei Francesi, la caduta degli Orange e la fondazione della repubblica batava (1795), venne proclamata l’uguaglianza dei cittadini, senza distinzione di fede religiosa. La popolazione ebraica era divisa nelle idee e nelle tendenze. I più non vedevano di buon occhio le innovazioni, per timore che queste portassero alla soppressione delle autonomie delle Comunità; un gruppo meno numeroso era seguace entusiasta delle nuove idee. Alle prime elezioni per l’assemblea nazionale gli Ebrei ebbero il diritto di partecipare, ma di fatto pochi lo esercitarono e nessun Ebreo fece parte del primo Parlamento. In questo ebbero luogo discussioni analoghe a quelle che ci furono in Francia e ancora più chiaramente che nelle assemblee francesi, fu, per consenso di tutti, fatta dipendere la soluzione del problema dalla questione se gli Ebrei dovessero essere considerati come appartenenti ad una religione diversa da quella della maggioranza, nel quale caso non c’era dubbio che dovevano essere del tutto equiparati agli altri, o invece come appartenenti ad una nazione a parte e non a quella olandese. Dopo molte discussioni, la deliberazione fu di concedere piena uguaglianza di diritti individualmente agli Ebrei che lo desiderassero e si considerassero appartenenti alla nazione batava (settembre 1796). Con questo vennero abolite le autonomie delle Comunità, ma i fautori dell’antico regime non cedettero, e cosi si ebbero due Comunità distinte, con sinagoghe, rabbini e amministratori separati; in quella formata dagli innovatori denominata ’Adàt Yeshurùn vennero abolite vecchie consuetudini ebraiche, come quella di seppellire i cadaveri nel giorno stesso della morte, venne soppresso il paragrafo “Velamalshinìm” dalla ’Amidà; furono introdotte modificazioni nell’insegnamento ebraico, che venne fondato sulla Bibbia anziché sul Talmud. Le due Comunità furono in lotta e anche le autorità olandesi si intromisero: il comune di Amsterdam parteggiava per i conservatori, ma il governo si pronunciò in favore degli innovatori, non riconobbe i capi della Comunità di Amsterdam, e prescrisse l’elezione di un nuovo consiglio di amministratori (16 marzo 1798): furono elette persone appartenenti alla minoranza degli innovatori.
Alle elezioni per il secondo (1797) e il terzo (1798) Parlamento parteciparono numerosi Ebrei, e alcuni vi furono anche eletti come membri. Non caddero però tutte le antiche restrizioni: fra l’altro, fu mantenuto per gli Ebrei il divieto di frequentare le scuole pubbliche olandesi.
Altri stati d’Europa
a) Inghilterra
In Inghilterra nessun cambiamento per quel che riguarda gli Ebrei si ebbe nel periodo della rivoluzione francese; chi non apparteneva alla Chiesa anglicana non era considerato come cittadino inglese e non mancarono casi di persone — specialmente tra i Sefarditi e i ricchi — che fecero battezzare i loro figli o si battezzarono essi stessi per assicurarsi posizione onorevole. Per quel che riguarda la vita economica, è da segnalare il progressivo sviluppo della banca Rothschild. I discendenti del suo fondatore, banchiere a Francoforte, si stabilirono poi alla fine del secolo XVIII in Inghilterra ed estesero la loro attività a gran parte dell’Europa.
b) Turchia Europea
Nulla è da segnalare nella Turchia Europea dove continuavano a prevalere per numero e per importanza i Sefarditi.
c) Paesi scandinavi
Nel secolo XVIII cominciarono a stanziarsi commercianti e industriali ebrei, provenienti dalla Germania, in Danimarca, e vi fondarono una Comunità a Copenhaghen. Altri, provenienti pure dalla Germania, si stabilirono verso la fine del secolo in Svezia, dove prima essi non erano ammessi, a meno che non si battezzassero. Una famiglia fu eccezionalmente ammessa a Stoccolma (1774) e poi, nonostante l’opposizione della popolazione costituita da Protestanti, anche altre famiglie vi furono ammesse e vi si costituì una piccola Comunità. Gli Ebrei furono da principio obbligati ad abitare in un quartiere speciale e a portare un segno distintivo, e la loro attività fu limitata al commercio di abiti usati. Nel 1782 fu loro ufficialmente concesso di radunarsi per la tefillà pubblica, di costituire Comunità e nominare rabbini a Stoccolma e in altre due città, a condizione che non si facesse nulla che potesse irritare la popolazione cristiana. Nuovi Ebrei venivano ammessi solo se mostravano di essere ben provvisti di mezzi.
Condizioni analoghe si ebbero in Finlandia, dove un piccolo numero di Ebrei continuò a essere tollerato anche dopo che la regione fu incorporata alla Russia.
Asia e Africa settentrionale
Nei paesi musulmani dell’Asia e dell’Africa settentrionale continuarono a vivere alle solite condizioni Ebrei originari di quei paesi e provenienti dalla penisola iberica: questi ultimi, specialmente in Africa, costituivano la parte più ricca della popolazione. In Èretz Israèl, soggetta alla Turchia, andò accrescendosi la popolazione ashkenazita, proveniente da varie regioni d’Europa.
Gli Ebrei del paese, dove le Comunità più importanti erano a Gerusalemme, Chevron, Tiberiade, Tzefàt, erano in gran parte alimentati dalla chalukkà. A Tiberiade e Chevròn si formarono centri di Chassidìm.
Nei paesi di cui ci occupiamo non erano ancora penetrate per nulla le nuove idee che si agitavano in Europa.
America
In America nulla di importante è da segnalare dopo l’uguaglianza concessa agli Ebrei negli Stati Uniti.