Capitolo 14 – Gli Ebrei in Francia durante la rivoluzione francese
Discussioni nell’Assemblea nazionale sulla questione delle condizioni degli Ebrei
Emancipazione degli Ebrei sefarditi
Emancipazione di tutti gli Ebrei della Francia
Discussioni nell’Assemblea nazionale sulla questione delle condizioni degli Ebrei
Radunatasi l’Assemblea nazionale, che si trasformò poi in Assemblea costituente, non si poteva mancare di discutere come dovessero essere considerati in Francia gli Ebrei.
Gli Ebrei come tali non presero parte alle elezioni né vi furono eletti, ma, di fatto, esercitarono diritti di eleggibilità attiva e passiva alcuni Ebrei sefarditi della Francia meridionale che si consideravano ed erano considerati differenti dagli Ashkenaziti.
I membri dell’Assemblea, rappresentanti dei Francesi, avevano avuto istruzioni contrastanti dai loro elettori; alcuni invitavano i loro delegati a mantenere le restrizioni relative agli Ebrei, altri invece chiedevano l’uguaglianza di questi rispetto agli altri cittadini. Gli Ebrei chiesero, per mezzo di loro rappresentanti, che le restrizioni fossero abolite; ma in queste richieste si manifestarono due tendenze: quella dei fautori dell’assimilazione e quella di coloro che la combattevano: i primi volevano, fra l’altro, la soppressione dei tribunali ebraici e delle autonomie delle Comunità; gli altri chiesero che, anche dopo ottenuta l’emancipazione, venisse confermato il diritto di giurisdizione speciale per certi argomenti. La questione fu discussa in molte sedute dell’assemblea.
La dichiarazione dei diritti dell’uomo parve ad alcuni tale da contenere implicitamente l’abolizione di ogni differenza di diritti in conseguenza della religione professata, mentre altri, pur riconoscendo ai singoli Ebrei i diritti umani e civili pari a quelli degli altri cittadini, sostenevano che non dovevano loro essere concessi diritti politici, come quello di essere elettori ed eleggibili, in quanto essi appartenevano ad una nazione diversa dalla francese. Fra i sostenitori dei pieni diritti degli Ebrei è da ricordare l’abate cattolico Grégoire che manifestò le sue idee in discorsi tenuti all’assemblea e in varie pubblicazioni.
I membri dell’assemblea furono vivamente colpiti dalla esposizione che delegati degli Ebrei dell’Alsazia-Lorena, ricevuti dall’assemblea stessa, fecero delle violenze cui erano stati vittime gli Ebrei di quei paesi, in occasione di disordini che vi si manifestarono, e tutti furono d’accordo nella necessità di agire perché fatti del genere non si ripetessero. Ma, quanto al problema della parificazione completa degli Ebrei agli altri cittadini, dopo molte discussioni in cui si sentirono le voci dei rappresentanti di tendenze opposte che fecero proposte diverse, si decise di aggiornare la soluzione. Nel testo della deliberazione (24 dicembre 1789), affermatosi il principio teorico che anche ai non Cattolici si riconoscesse il diritto di eleggibilità attiva e passiva, si aggiungeva che nessuna innovazione si faceva per quello che riguardava gli Ebrei e che per quello che si riferiva a questi l’assemblea si riservava di esprimere in seguito il proprio punto di vista.
Emancipazione degli Ebrei sefarditi
Gli Ebrei di origine spagnola e portoghese, detti portoghesi, avignonesi o sefarditi, costituivano, come già sappiamo, un gruppo speciale di Ebrei e a loro, anche prima della rivoluzione, erano stati concessi diritti e privilegi che non erano riconosciuti agli Ebrei Ashkenaziti dell’Alsazia-Lorena.
La deliberazione dell’assemblea del 24 dicembre fu causa di disillusione per tutti gli Ebrei, che ritenevano risolta la questione che li riguardava con la dichiarazione dei diritti dell’uomo; ma i Sefarditi di Bordeaux e delle regioni vicine si sentirono inoltre offesi per essere accomunati agli Ashkenaziti del nord della Francia. Fin dall’Agosto 1789, quando avvennero le violenze a danno degli Ebrei dell’Alsazia-Lorena, essi si erano rivolti all’abate Grégoire per accentuare che nulla in comune essi avevano con quelli, dipinti come fanatici, oscurantisti, desiderosi di tenersi appartati dal resto della popolazione, mentre essi avevano mostrato di volersi fondere con la popolazione cristiana, e che quindi si sarebbero ritenuti offesi se l’assemblea prendesse a riguardo degli Ebrei deliberazioni che li riguardassero tutti, senza distinzione. La deliberazione presa che, di fatto, non distingueva Ebrei da Ebrei, li indusse ad agire, non per ottenere quello che secondo loro sarebbe stato vantaggioso per tutti gli Ebrei, ma perché fosse legalmente riconosciuto il loro diritto all’emancipazione, che invece era giusto negare agli Ashkenaziti.
Resa nota la deliberazione del 24 dicembre, i Sefarditi indirizzarono, una settimana dopo, una lettera all’assemblea nella quale riconfermavano le idee prima espresse, accentuavano il “fanatismo” degli Ebrei di altra origine, dichiaravano di essersi mantenuti distinti da questi, di non avere mai avuto e di non voler aver nulla in comune con loro e sostenevano quindi il loro diritto all’emancipazione. L’assemblea tenne molte sedute, alcune delle quali combattutissime; in genere erano per l’accoglimento delle richieste dei Sefarditi i partiti di sinistra, contrari quelli dei nobili e del clero, che non ammettevano distinzioni fra Ebrei e Ebrei. Le discussioni si conclusero con una deliberazione, presa a maggioranza di voti, secondo la quale, riconosciuto che gli Ebrei detti portoghesi, sefarditi e avignonesi godevano da tempo di speciali diritti e privilegi, si confermavano questi e, di conseguenza, essi potevano godere di fatto di tutti i diritti civili e politici, se in essi si verificavano le condizioni stabilite per questo dall’assemblea. Questa decisione fu accolta con giubilo dagli Ebrei sefarditi: non mancarono, per qualche tempo, manifestazioni ostili a questi da parte di Cristiani nei paesi da loro abitati, ma esse furono facilmente contrastate e sedate, e l’emancipazione di quella frazione di Ebrei divenne un fatto compiuto.
Emancipazione di tutti gli Ebrei della Francia
Come è ben naturale, gli Ebrei che non venivano emancipati furono vivamente colpiti dalla decisione dell’assemblea e si proposero di fare di tutto perché la parità di diritti venisse concessa a tutti gli Ebrei della Francia. Particolarmente attivi in questo senso furono gli Ebrei di Parigi, molti dei quali avevano partecipato alla rivoluzione con le azioni e col denaro, erano entrati a far parte della Guardia Nazionale, in conseguenza di che il comune di Parigi li considerava ormai uguali agli altri cittadini. Va però notato, ad onore degli Ebrei di Parigi, che, a differenza dei Sefarditi, non richiesero un trattamento di favore per se stessi, ma per tutti gli Ebrei della Francia che non erano compresi nella emancipazione accordata. Gli sforzi degli Ebrei di Parigi, che mirarono soprattutto ad ottenere che il comune di Parigi chiedesse all’assemblea nazionale l’emancipazione di tutti gli Ebrei, furono coronati da successo. Ma nell’assemblea nazionale continuò per molto tempo a prevalere l’idea di rinviare la decisione sui diritti degli Ebrei. I contrari alla concessione fecero notare che la concessione di questi avrebbe suscitato vive opposizioni e disordini in Alsazia e Lorena dove la popolazione cristiana era ostile agli Ebrei. Durante le discussioni nell’assemblea fu anche esercitata propaganda per eccitare le popolazioni dell’Alsazia-Lorena ad atti di violenza contro gli Ebrei, ma l’Assemblea diede alle autorità locali chiare istruzioni di impedire e reprimere atti del genere. La tendenza a temporeggiare dell’assemblea si manifestò chiaramente quando, essendo stato deciso che avessero pieni diritti di cittadini tutti gli stranieri che risiedevano in Francia da almeno cinque anni (30 aprile 1790), fu chiaramente aggiunto che questo non riguardava gli Ebrei (che pure risiedevano in Francia da secoli) per i quali era rinviata ogni decisione (2 luglio 1790). In quell’occasione però si deliberò di abrogare le norme che imponevano il pagamento di tasse speciali agli Ebrei di Metz e di altri luoghi come compenso della protezione e del diritto di residenza da loro accordati.
La questione degli Ebrei ritornò in seguito molte volte nell’assemblea e sempre venne rinviata la decisione, fino a che finalmente l’assemblea costituente, che era succeduta all’assemblea nazionale, preparò un disegno di legge che ebbe anche l’approvazione reale (14 settembre 1790) dove si stabilì che l’uguaglianza di tutti i cittadini comprendeva anche parità di diritti agli Ebrei, che prestassero, alla pari degli altri, il giuramento civico e si impegnassero ad adempiere ai doveri stabiliti dalla legge. Nelle istruzioni che vennero in seguito emanate (28 settembre 1790) fu esplicitamente dichiarato che la parità di diritti concessi agli Ebrei implicava abrogazione di tutti i privilegi di cui essi godevano, atto con il quale veniva soppressa l’autonomia delle Comunità ebraiche e dei loro istituti.
I nemici degli Ebrei non si dettero pace e riuscirono a ottenere che, in compenso della ottenuta emancipazione, e per placare la popolazione cristiana a loro ostile, gli Ebrei dell’Alsazia-Lorena, molti dei quali erano creditori dei Cristiani per somme ingenti, dovessero rinunciare alla riscossione di buona parte dei debiti contratti con loro. Il 13 novembre, quando già l’assemblea costituente si era trasformata in assemblea legislativa, questa disposizione venne definitivamente approvata dal re.
Primi effetti dell’emancipazione in Francia
La conseguita emancipazione ebbe come prima conseguenza il progresso del patriottismo francese e dell’assimilazione fra gli Ebrei. Molti Ebrei parteciparono, anche come volontari, alle guerre della Francia. Non mancarono quelli che dichiararono apertamente che ormai nessun sentimento e nessuna aspirazione ebraica albergava nel loro animo: la Francia era diventata per loro terra d’Israele e Gerusalemme. La lotta che per un certo tempo sostennero i rivoluzionari contro la religione cattolica colpì naturalmente anche l’Ebraismo, e molti Ebrei, o volontariamente o perché costretti, aderirono al culto della “Dea ragione” e dell’ “Ente supremo”, festeggiarono la decade anziché il sabato; molte sinagoghe vennero chiuse, molti oggetti sacri, persino pergamene dei Sifrè Torà, vennero dotati allo Stato o trasformati in oggetti di uso profano; numerosi genitori si affidarono per l’istruzione e l’educazione i loro figli a scuole francesi anziché a scuole ebraiche. Nonostante tutto questo, molti Ebrei caddero vittime del “terrore” perché considerati stranieri, o appartenenti a partiti non graditi al governo o tiepidi assertori dei principi che questo adottava e cercava di imporre.
L’odio contro gli Ebrei da parte delle popolazioni specialmente dell’Alsazia-Lorena non diminuì, soprattutto per ragioni economiche: la rinuncia che gli Ebrei dovettero fare all’esazione dei debiti passati non placò i debitori che, nella necessità di ricorrere agli Ebrei per nuovi prestiti, videro in essi degli avari esosi e crudeli quando ne esigevano il pagamento. Ebrei, specialmente sefarditi e parigini, che riuscirono a raggiungere elevate posizioni economiche e sociali, suscitarono, come sempre in simili casi, la gelosia della popolazione cristiana.
Nei primi tempi successivi all’emancipazione aumentò notevolmente la popolazione ebraica nel territorio francese, perché, attratti dalle nuove condizioni, vi accorsero non pochi Ebrei da altri paesi, specialmente tedeschi, dove continuava il regime di oppressione e di persecuzione.