Capitolo 12 – Gli Ebrei dell’Europa Orientale dalla metà del secolo XVIII alla rivoluzione francese
Polonia: a) Condizioni generali; accuse di omicidio rituale e intervento del papato; b) Gli studi e la letteratura; c) Il movimento di Shabbetài Tzevì: Chassidìm e Frankisti; d) Il movimento chassidico e i Mitnagghedìm; e) La Haskalà
Russia: a) Condizioni degli Ebrei fino al governo di Caterina II; b) Caterina II e gli Ebrei; c) Gli studi e la cultura
Polonia
a) Condizioni generali; accuse di omicidio rituale e intervento del papato
Le sventure degli Ebrei in Polonia non ebbero termine col trattato di pace stipulato nell’agosto del 1649.
Ripresesi le ostilità dopo circa un anno e mezzo, Chmelnitzki fu sconfitto (luglio 1651) e gli Ebrei poterono tornare in Ucraina. Ma in seguito, dopo che la parte orientale della Polonia venne invasa dai Russi, furono espulsi o sterminati tutti gli Ebrei della Russia Bianca e della Lituania. Quando poi in seguito la Polonia venne invasa dalle milizie di Carlo X di Svezia, gli eserciti polacchi si slanciarono di nuovo contro gli Ebrei e commisero nuove stragi non minori di quelle dei Cosacchi. Molte delle Comunità che erano rimaste vennero distrutte. Le vittime ebraiche nel decennio 1648-1658 furono certamente non meno di centomila, e vi è chi ritiene siano state assai più numerose, fino a mezzo milione circa.
Dopo questi avvenimenti, è facile comprendere quali fossero le condizioni degli Ebrei in Polonia. Alcuni re, che si succedettero per circa un secolo, emanarono dei provvedimenti che miravano a proteggerli; ma l’autorità dei re in Polonia andava sempre più declinando, e gli Ebrei si trovarono di fatto alla mercé delle autorità locali e dei signori, che continuarono a opprimerli in ogni modo, sia assoggettandoli a tasse sempre più gravose che impoverirono i singoli e le Comunità, sia inscenando di continuo processi per omicidio rituale che finivano per lo più con la condanna a morte degli innocenti accusati: bastava che si trovasse il cadavere di un Cristiano senza che si conoscesse la causa della sua morte perché Ebrei venissero accusati e condannati. Gli Ebrei si decisero finalmente a rivolgersi direttamente al papa per indurlo a mettere fine a questo stato di cose. Il papa Benedetto XIV (1740-1758) incaricò il cardinale Ganganelli di esaminare la questione: il rapporto del cardinale, presentato a Clemente XIII (1758-1769) successore di Benedetto, dimostrava del tutto prive di fondamento le accuse di omicidio rituale e richiedeva provvedimenti in difesa degli Ebrei di Polonia, e, in seguito a un ordine ricevuto da Roma, il nunzio apostolico a Varsavia informò il governo che la Santa Sede, in seguito a ricerche profonde, aveva concluso che nessun elemento appoggiava l’idea secondo cui gli Ebrei si servissero di sangue umano per la confezione delle matzòt e di conseguenza uccidessero Cristiani per procurarselo (1763).
Intanto nuovi contrasti e nuovi disordini che agitarono la Polonia determinarono nuove violenze contro gli Ebrei, presi come di solito in mezzo fra i contendenti, e in Polonia si rinnovarono stragi analoghe a quelle del 1648.
Anche l’organizzazione delle Comunità venne grandemente indebolita, dopo che, nel 1764, un decreto reale scioglieva il consiglio dei quattro paesi. In seguito poi alla seconda e terza spartizione della Polonia (1793-1795) la sorte degli Ebrei dei vari suoi territori seguì quella dei loro fratelli soggetti ai vari governi di cui quei territori vennero a fare parte.
Gli Ebrei continuarono a occuparsi in gran parte di piccolo commercio e di piccolo artigianato. Non pochi erano affittuari di tenute e fabbricanti e venditori di bevande alcoliche. I primi erano oppressi dai proprietari; i secondi mal visti dalla popolazione minuta che, poiché era dedita all’ubriachezza e di conseguenza spendeva molto denaro negli spacci degli Ebrei, accusava poi questi di essere causa del suo immiserimento.
b) Gli studi e la letteratura
Le condizioni in cui si trovarono gli Ebrei in Polonia nei tempi di cui ci occupiamo non furono certo favorevoli agli studi: i dotti che scamparono agli eccidi in parte emigrarono, e solo le Comunità maggiori ebbero rabbini di fama e importanza. La letteratura rabbinica e talmudica del tempo non ha originalità, e nessuna opera di grande valore fu composta; si moltiplicarono solo commenti e super-commenti ai testi classici di Halakhà, specialmente allo Shulkhàn ’Arùkh. Non mancarono neppure, oltre che elegie e relazioni ispirate dalle sventure del tempo, scritti omiletici e morali, informati per lo più a idee mistiche e pervase dalle credenze negli spiriti, nella trasmigrazione delle anime, e contenenti idee sulle condizioni delle anime nel mondo futuro. Fuori del campo ritualistico e morale, è da ricordare un’opera di carattere storico, il Sèder Hadoròt di Yechiel Heilprin (1670-1746 circa) che dà notizie, sulla base del contenuto di opere precedenti, degli avvenimenti di storia ebraica dalle origini ai tempi dell’autore, l’elenco dei Tannaìm e degli Amoraìm con citazione dei passi dove essi sono menzionati, e l’elenco dei libri ebraici posteriori al Talmud e dei loro autori.
Le scienze profane non furono coltivate: va però notato che non pochi giovani si recarono dalla Polonia in Italia, specialmente a Padova, per studiare medicina e poi esercitarla nel loro paese. Uno di questi, Tovià ben Moshè Hakohèn, scrisse pure in ebraico una specie di enciclopedia scientifica (Ma’asè Tovià) contenente nozioni di metafisica, astronomia, geografia, antropologia, chimica, fisiologia.
Notevole sviluppo ebbe pure la letteratura popolare, specialmente in yiddish, in parte con opere originali, in parte con traduzione di altre lingue.
c) Il movimento di Shabbetài Tzevì
Anche in Polonia Shabbetài Tzevì ebbe numerosi seguaci, che ritenevano che nel 1706, quarant’anni dopo la sua conversione, secondo loro apparente, all’Islamismo, sarebbe tornato e avrebbe compiuto l’opera della redenzione. Tra questi è in modo speciale da ricordare Yehudà Hechasìd, fondatore di una specie di setta detta dei Chassidìm. Guidati da lui e da altri, numerosi loro seguaci partirono nel 1700 per andare incontro al Messia in Èretz Israèl, e durante il loro viaggio attraverso vari paesi d’Europa molti si aggregarono a loro. A Gerusalemme essi vissero in gravi difficoltà perché, sprovvisti di mezzi, non poterono avere aiuti dagli Ebrei del paese, anch’essi in condizioni di miseria; finito l’anno atteso e non avvenuta la redenzione, il gruppo si disperse; parte di coloro che tornarono in Polonia continuò ad avere fede nella prossima redenzione e ad eseguire alcune delle pratiche stabilite da Shabbetài, come la festa del 9 di av. Nonostante la vivace opposizione delle autorità rabbiniche alcuni continuarono segretamente nella loro aspettativa della redenzione, altri finirono per aderire interamente o parzialmente al Cristianesimo o all’Islamismo.
Tra queste propaggini del movimento sabbatiano, e da ricordare in modo particolare quello della setta dei Frankisti. Questo nome deriva da quello del suo fondatore, Ya’akòv Leibovicz, nativo della Polonia, che in Turchia, dove si recò per esercitarvi il commercio ambulante, era conosciuto come Frank, col quale nome in oriente si designavano gli Europei. Privo di qualsiasi istruzione e imbevuto di misticismo, si considerò come reincarnazione di Shabbetài e come seconda persona della Trinità. Egli ed i suoi seguaci rinnegarono il Talmùd, considerarono lo Zòhar come fonte principale di insegnamento, si diedero a pratiche licenziose, e per certi aspetti si avvicinarono al Cristianesimo. In conseguenza delle loro dichiarazioni di avversione al Talmud, che essi fecero alle autorità cattoliche, ebbero luogo delle discussioni sul Talmud che finirono con la confisca e la distruzione di molte copie di questo. I Frankisti, nonostante il loro avvicinamento al Cristianesimo, furono dalle autorità cattoliche dichiarati eretici; Frank venne arrestato e imprigionato e poi rilasciato, e morì nel 1791. Una sua figlia ne continuò per qualche tempo l’opera. Il movimento frankista, avversato dalle autorità ebraiche e cristiane, durò fino agli inizi del secolo XIX. La maggioranza dei suoi seguaci finì col passare senza altro al Cristianesimo, assimilandosi del tutto ai Polacchi.
d) Il movimento chassidico spirituale, e i Mitnagghedìm
Movimento di grande importanza e che, a differenza di quelli di cui già abbiamo parlato, lasciò durevoli tracce nell’Ebraismo, ha tuttora numerosi seguaci, e non portò all’allontanamento di essi da questo è quello del Chassidismo, che non ha nulla a che fare coi Chassidìm seguaci di Shabbetài Tzevì. Quale suo fondatore è considerato Israèl, detto Ba’àl Shem Tov (iniziali: Bst). Egli, nato nel 1700 in una piccola città della Polonia, si mostrò fin dai suoi primi anni tendente al misticismo e all’isolamento e a dare al sentimento e all’intuizione maggiore importanza che alla ragione ed allo studio. Dopo avere dimorato in vari luoghi, traendo spesso il suo sostentamento da professioni umili di varia natura, raccolse intorno a sé una piccola schiera di compagni che condividevano i suoi atteggiamenti spirituali: la cerchia andò poi allargandosi e costituì un gruppo notevole. Poco, quasi nulla scrisse il Ba’àl Shem Tov, e quello che sappiamo di lui e del movimento da lui iniziato deriva da appunti, memorie e racconti dei suoi seguaci più devoti. Il principio fondamentale del Chassidismo è che non tanto nello studio profondo quanto nel senso intimo del divino consiste l’elemento essenziale della vita dell’Ebreo. Questi deve abituarsi a vedere in se stesso e nel mondo circostante la presenza della Divinità, con la quale può venire a contatto mediante la preghiera e la meditazione. Il senso di attaccamento alla Divinità e l’amore per il prossimo hanno maggiore valore che l’esatto adempimento dei particolari rituali, per quanto questi non vadano trascurati. Le azioni e i pensieri dell’uomo hanno delle ripercussioni nelle sfere celesti del mondo dello spirito, e chi riesce a elevarsi alla Divinità può anche compiere atti miracolosi, atti ad alterare il corso normale degli avvenimenti. La vita e gli atti tendenti a raggiungere questo alto grado sono aperti a tutti, anche ai più umili e ignoranti, ma naturalmente pochi riescono ad arrivarci. Chi vi riesce è un essere superiore, detto tzaddìk, onorato e venerato dal popolo che a lui ricorre per averne istruzione, consigli ed anche operazioni miracolose. Col diffondersi del Chassidismo in molti luoghi, ogni gruppo ebbe il suo tzaddìk. Uno speciale movimento di Chassidìm, che tendeva a fondarne i principi su elementi razionali è designato come movimento di Chokhmà, Binà, Dàat/Scienza, intelligenza e conoscenza, e si suole designare, dalle iniziali di queste parole, Chabàd. I Chassidìm adottarono delle formule liturgiche in parte diverse da quelle degli Ashkenazìm, in uso in Polonia, introducendovi alcune modificazioni derivate dal formulario dei Sefaradìm secondo le istruzioni date da Yitzchàk Luria. Sia per questo e sia per il poco conto in cui in genere i Chassidìm tennero lo studio talmudico essi incontrarono vive opposizioni da parte di molte autorità rabbiniche e dei loro seguaci.
Gli avversari del Chassidismo si chiamarono Mitnagghedìm (oppositori) e talvolta fecero giungere la loro opposizione fino a considerare i Chassidìm quasi fuori dell’Ebraismo. Tra gli oppositori al Chassidismo è da notarsi Eliàhu ben Shelomò di Vilna (1720-1797) noto come il Gaòn di Vilna. Dotto talmudista di valore grandissimo, dedito interamente allo studio e lontano da ogni attività pubblica, è autore di una quantità di note, commenti e scritti sulla letteratura biblica, talmudica e kabbalistica, e di scienze profane, di cui si valse per l’interpretazione di testi tradizionali. Egli approvò l’azione delle autorità rabbiniche contro il Chassidismo, ed è fra i firmatari di un documento in questo senso.
e) La Haskalà
Il movimento di Haskalà sorto in Germania ebbe nel tempo di cui ci occupiamo poco seguito in Polonia, dove fu avversato fieramente sia dai Chassidìm che dai Mitnagghedìm. Tra coloro che ne furono influenzati è da ricordare il filosofo Shelomò Maimon (1753-1800): nato e cresciuto in Lituania si trasferì poi in Germania dove appartenne per qualche tempo alla cerchia di Mendelssohn e alla fine si allontanò completamente dal pensiero ebraico, ebbe qualche intenzione di accettare il Cristianesimo, e alla fine divenne del tutto estraneo a qualsiasi religione.
Russia
a) Condizioni degli Ebrei fino al governo di Caterina II
Gli Ebrei di Russia attraversarono, fra la metà del secolo XVII e la metà del XVIII, un periodo tristissimo della loro storia. Considerati come nemici di Gesù e del Cristianesimo, furono oppressi in ogni modo se non aderivano ad accettare il battesimo. Tollerati e angariati nelle località dove vivevano da tempo, non fu loro concesso di stanziarsi in altri territori, ed anche da dove erano ammessi furono talvolta espulsi. Non di rado si ebbero processi e condanne per accuse di omicidio rituale e di istigazione a convertirsi all’Ebraismo: convertiti a questo e accusati di averli indotti alla conversione abiura vennero talvolta condannati a morte. In alcune regioni dove gli Ebrei non erano ammessi o da cui erano stati espulsi si manifestarono delle azioni tendenti a permettervi loro la residenza per i danni commerciali che produceva la loro assenza, ma in genere quelle azioni non ebbero successo.
b) Caterina II e gli Ebrei
Tendenze un po’ più liberali manifestò la imperatrice Caterina II (1762-1789) dopo i primi anni del suo impero, specialmente quando furono annesse alla Russia alcune regioni della Polonia dove vivevano numerosi Ebrei e si ritenne di non poterli espellere. In un primo tempo vennero confermate le autonomie delle Comunità vigenti sotto il governo polacco, ma in seguito gli Ebrei vennero assegnati, come il resto della popolazione, a determinate classi di cittadini. In conseguenza di questo acquistarono parte dei diritti che prima erano loro negati, e alcuni ebbero cariche ed uffici pubblici; ma essi vennero costretti ad abitare in certe città e a rinunciare alle occupazioni che avevano in numerosi villaggi dove abitavano e dalle quali traevano il loro sostentamento. Da gran parte del paese continuarono, come per il passato, a essere esclusi.
c) Gli studi e la cultura
Gli studi e la cultura degli Ebrei della Russia erano del tutto conformi alle usanze antiche, e fondati quasi esclusivamente sullo studio talmudico. Tentativi di sostituire scuole di tipo più moderno, come era stato fatto in Germania, non riuscirono.