Roma – Fondazione per la gioventù ebraica 1964 – 5724
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Indice
Capitolo 1 – Gli Ebrei in Èretz Israèl fino alla caduta del dominio bizantino
Capitolo 2 – Gli Ebrei della Diaspora fino all’apparire dell’Islamismo
Capitolo 3 – Gli Ebrei in Asia e Africa nel periodo delle origini e dell’espansione dell’Islamismo
Capitolo 4 – Gli Ebrei d’Europa fino all’età delle crociate
Capitolo 5 – Gli Ebrei di Europa nell’età delle Crociate
Capitolo 6 – Gli Ebrei in Asia e Africa nel periodo delle crociate
Capitolo 7 – La Diaspora ebraica nei secoli XIII e XIV
Capitolo 8 – Gli Ebrei fino alla loro espulsione dalla Spagna
Periodo quarto (Seguito)
Capitolo 1 – Gli Ebrei in Èretz Israèl fino alla caduta del dominio bizantino
Le fonti
Èretz Israèl sotto gli imperatori bizantini fino a Giustiniano
L’impero di Giustiniano: a) La legislazione antiebraica; b) Partecipazione di Ebrei a rivolte dei Samaritani
Gli ultimi imperatori bizantini: a) I successori di Giustiniano fino ad Eraclio; b) L’impero di Eraclio e la fine del dominio bizantino
La vita spirituale e la letteratura: a) Lo studio della Torà; b) Composizioni poetiche liturgiche
Le fonti
Le notizie che abbiamo del periodo, assai scarse di particolari, derivano in gran parte da quelle fornite dai cronisti bizantini. Anche i cronisti ebrei del Medio Evo ci forniscono qualche indicazione: specialmente importanti quelle di Yosèf Hakohèn (storico del secolo XVI).
Èretz Israèl sotto gli imperatori bizantini fino a Giustiniano
Fino a Giustiniano le condizioni degli Ebrei rimangono pressoché immutate: nessuna nuova legge fu emanata relativamente agli Ebrei, né alcuna di quelle esistenti venne abrogata. Ciò si deve al fatto che governo e popolazione, agitati da controversie religiose interne al Cristianesimo, che avevano anche ripercussioni sulla vita politica, non si curarono granché degli Ebrei. In conseguenza di questo avvenne poi che certe leggi, per quanto non abrogate, non vennero sempre rigorosamente osservate. Così, nonostante il divieto, vennero costruite nuove sinagoghe, alcune delle quali con notevoli pregi artistici, tra le quali è da ricordare quella di Bet Alfa (###indicherei dove si trova: nord di Israele, a nord di Haifa) di cui molti resti sono stati scoperti. Così pure è certo che, nonostante il divieto, non mancava del tutto a Gerusalemme la popolazione ebraica. Il maggior numero degli Ebrei di Èretz Israèl, che si calcola fossero in tutto circa 150-200 mila, risiedeva in Galilea. Per quanto fosse stato abrogato il patriarcato, non cessò di funzionare l’autorità centrale, riconosciuta di fatto dagli Ebrei, con sede a Tiberiade. Le singole comunità avevano poi le loro organizzazioni locali, a capo delle quali stavano, accanto ai Maestri, altri maggiorenti.
Le condizioni economiche e sociali degli Ebrei, nonostante le restrizioni vigenti, erano generalmente buone, e alcuni di essi occuparono anche delle cariche civili.
Data questa situazione, è naturale che gli Ebrei siano sempre rimasti tranquilli e che non abbiano avuta alcuna parte nelle frequenti rivolte dei Samaritani, gravi specialmente sotto l’impero di Zenone (484) e di Giustiniano (529).
L’impero di Giustiniano
a) La legislazione antiebraica
Elemento importante nella politica di Giustiniano (527-565) era costituito dal programma di annientare tutte le religioni non cristiane e tutte le sette cristiane che professavano principi diversi da quelli della setta dominante nel suo impero. Di questa politica ebbero, come si può immaginare, molto a soffrire gli Ebrei. Giustiniano non solo confermò e aggravò le disposizioni già vigenti contro gli Ebrei, ma, mentre li escluse in genere dalle cariche e dagli onori, li ammise solo a esercitare funzioni che comportavano oneri finanziari, dichiarando esplicitamente che gli Ebrei non dovevano essere esonerati da alcun obbligo ma essere esclusi da qualsiasi onore. La totale esclusione degli Ebrei dai consigli comunali ebbe poi per conseguenza che anche nelle città di forte popolazione ebraica, come Tiberiade e Tzipporì, gli Ebrei non avessero alcuna parte nell’amministrazione locale. Nelle norme emanate da Giustiniano venne stabilito che nei tribunali fosse accettata la loro testimonianza se essa era in favore di Cristiani, ma che gli Ebrei fossero considerati inabili a testimoniare contro di essi.
Per incentivare la conversione di Ebrei al Cristianesimo Giustiniano aggiunse a norme già esistenti quella secondo cui, nel caso di disaccordo fra i genitori per far passare al Cristianesimo un figlio, prevalesse sempre l’opinione di chi voleva questa conversione, fosse esso il padre o la madre, per quanto il diritto generale romano stabilisse che deve sempre prevalere la volontà del padre.
Nel codice di Giustiniano fu poi soppresso il principio secondo cui l’Ebraismo era riconosciuto religione lecita; non solo, ma pur non vietando esplicitamente il libero esercizio dell’Ebraismo, Giustiniano si intromise anche negli usi vigenti nelle sinagoghe e nelle norme del rito ebraico: prescrisse che le letture bibliche venissero accompagnate da traduzione greca e raccomandava quella greca detta dei Settanta (vedi vol. I, p. XXX), allo scopo che la lettura del testo di questa, influenzato in parte da interpretazioni cristiane, inducesse gli Ebrei ad accettarle e, di conseguenza, a convertirsi al Cristianesimo; d’altra parte proibì che nelle riunioni dello shabbàt e delle feste venissero insegnate in pubblico le interpretazioni tradizionali ebraiche e sancì gravi pene per i Maestri e i capi delle sinagoghe che trasgredissero questo ordine. Ad impedire che i Cristiani fossero indotti a seguire usi ebraici, oltre a confermare disposizioni precedenti, proibì agli Ebrei di celebrare pubblicamente la festa di Pèsach quando essa comincia, come abitualmente avviene, prima del giorno in cui cade la Pasqua cristiana. È probabile però che gli Ebrei non abbiano mai ubbidito a questo ordine e che quindi in pratica esso non abbia avuto applicazione.
b) Partecipazione di Ebrei a rivolte dei Samaritani
Scoppiata una nuova rivolta dei Samaritani (556) vi presero parte anche Ebrei e, essendo stato ucciso il governatore bizantino della Palestina, Giustiniano mandò un esercito a sedare la rivolta facendo molte vittime anche fra gli Ebrei.
Gli ultimi imperatori bizantini
a) I successori di Giustiniano fino ad Eraclio
Sotto i primi successori di Giustiniano, Giustino e Tiberio, i disordini interni dell’impero ebbero per conseguenza che si mitigassero alquanto le persecuzioni contro gli Ebrei; in seguito non mancarono, specialmente sotto Maurizio, successore di Tiberio, casi di urti anche violenti fra Ebrei e Cristiani e conversioni forzate. Salito poi sul trono imperiale Foca (602-610), uccisore di Maurizio e noto per la sua crudeltà, si rinnovarono le persecuzioni. Si narra che egli diede ordine di costringere tutti gli Ebrei dell’impero ad accettare il Cristianesimo e che quelli di Èretz Israèl finsero di accettarlo.
b) L’impero di Eraclio e la fine del dominio bizantino
I più potenti nemici dell’impero bizantino erano i Persiani che, in lotta da molto tempo con esso, riportarono molte vittorie durante l’impero di Eraclio successore di Foca. Fra altro, assalirono la Palestina, la occuparono e vi dominarono per una quindicina di anni (614-629). Gli Ebrei, oppressi dal giogo bizantino, parteggiarono per i Persiani e li aiutarono con le opere e col denaro. Specialmente efficaci furono gli aiuti dati dagli Ebrei per la conquista di Gerusalemme (614), ed essi non si astennero dal fare, insieme coi Persiani, strage di Bizantini. Si verificarono anche casi di conversione di Cristiani, perfino ecclesiastici e monaci, all’Ebraismo. Gli Ebrei speravano che i Persiani vincitori, grati per l’aiuto ottenuto, rendessero loro l’autonomia e ridessero loro Gerusalemme, ma queste speranze andarono completamente deluse, e i Persiani non si mostrarono migliori dei Bizantini. Approfittando dei sentimenti ostili ai Persiani che ormai nutrivano gli Ebrei, Eraclio, quando si accinse a lottare per avere la rivincita sui Persiani, cercò di attrarre a sé gli Ebrei con lusinghe e promesse, ed essi gli credettero; ma Eraclio, dopo che entrò trionfalmente come vincitore in Gerusalemme riconquistata (629), riprese la politica bizantina tradizionale ostile agli Ebrei, istigato da ecclesiastici e monaci cristiani che lo indussero a vendicarsi dell’aiuto che gli Ebrei avevano dato ai Persiani e delle stragi di Cristiani che insieme a questi avevano fatto, persuadendolo che era opera meritoria il non mantenere fede alle promesse fatte agli Ebrei. Fu riconfermato agli Ebrei il divieto di risiedere in Gerusalemme, si verificarono nuovamente in molti luoghi le stragi di Ebrei e non pochi di questi furono costretti ad accettare il Cristianesimo. Si narra che perfino un certo Beniamino di Tiberiade, che era stato capo degli Ebrei nella loro lotta accanto ai Persiani, finì per accettare la fede cristiana. Eraclio fu l’ultimo imperatore bizantino che dominò su Èretz Israèl, perché questa fu poco dopo conquistata dal califfo Omar (638).
La vita spirituale e la letteratura
a) Lo studio della Torà
Le condizioni sopra descritte degli Ebrei in Èretz Israèl non erano certo favorevoli ad una intensa vita spirituale e letteraria. La quasi totalità degli Ebrei si mantenne fedele alla Torà, ma gli studi erano in grave decadenza, per quanto non mancassero yeshivòt specialmente a Tiberiade e nei suoi dintorni. Le limitazioni poste all’autonomia interna degli Ebrei ebbero per conseguenza l’arrestarsi dello sviluppo del diritto ebraico, che rimase al punto a cui era giunto con la redazione del Talmud Yerushalmì (vedi vol. I, pag. XXX), e, come già sappiamo, anche allo studio in forma pubblica furono poste delle limitazioni. I Maestri, nonostante i divieti, continuarono ad insegnare al popolo; e lo studio della Torà nei suoi due aspetti della Halakhà e della Aggadà (vedi vol. I, pag. XXX) continuò, ma, più che a sviluppare l’insegnamento tradizionale, si pensò a raccogliere e conservare l’insegnamento delle generazioni precedenti, continuando l’opera dei redattori del Talmud. Di opere particolari scritte nel periodo di cui ci occupiamo non abbiamo notizie sicure, ma non vi è dubbio che in esso furono compilate delle raccolte di midrashìm che servirono poi di base alla redazione delle molte compilazioni che si fecero più tardi e nelle quali sono evidenti elementi che risalgono all’età bizantina. È naturale che in essi non manchino polemiche con il Cristianesimo, come del resto la letteratura cristiana del tempo è ricca di elementi tendenti a mostrare la verità del Cristianesimo e a indurre gli Ebrei ad accettarlo, fondandosi specialmente su arbitrarie interpretazioni del testo biblico, esposte molte volte con metodo analogo a quello usato dai Maestri del Midràsh.
b) Composizioni poetiche liturgiche
Nel periodo di cui ci occupiamo si estese in Èretz Israèl, e poi anche in altri paesi, l’uso di aggiungere componimenti poetici alle tefillòt fondamentali specialmente nei sabati e nelle feste. È probabile che all’estendersi di questo uso abbiano contribuito le restrizioni imposte da Giustiniano allo studio della Torà tradizionale nelle sinagoghe; sta di fatto che molte delle composizioni poetiche liturgiche più antiche contengono molto materiale desunto dai midrashìm sia di Halakhà che di Aggadà: questo materiale, che le leggi dello stato impedivano di insegnare al popolo nella sua forma originaria, venne introdotto nelle aggiunte alla tefillà, spesso con allusioni non sempre chiare, affinché il popolo, udendo recitare e recitando esso stesso quei componimenti, acquistasse conoscenza indiretta di quello che non poteva apprendere direttamente. Questi componimenti poetici si designano, con parola greca, piyutìm (sing. piyùt) e i loro autori paytanìm (sing. paytàn) nomi derivati dalla stessa radice greca da cui deriva la parola “poeta”. Oltre che il materiale a cui sopra abbiamo accennato, i piyutìm contengono l’espressione dei dolori e delle speranze di Israele e dei suoi sentimenti verso Dio e la Torà; alcuni contengono anche racconti, storici o leggendari, di avvenimenti.
Ci sono noti i nomi di tre antichi paytanìm: Yosè ben Yosè, Yannài, El‘azàr Kalìr. Non si hanno notizie sicure sulla loro età precisa e sul luogo di loro origine; ma molti indizi fanno ritenere che essi vivessero in Èretz Israèl o nei paesi circostanti, nell’età bizantina o nel principio dell’età successiva. Alcuni dei loro componimenti si recitano ancora oggi, e quelli del Kalìr sono numerosissimi nei formulari di rito italiano e tedesco per le feste principali, per il 9 di av e altri digiuni.