Il nuovo presidente Leone Soued: serve un progetto comune o falliremo
Roberto Delera
Imprenditore tessile, nato in Egitto 54 anni fa, sposato, un figlio. E’ arrivato in Italia nel 1958: «Questo è un Paese bellissimo che mi ha accolto con amore». Leone Soued, il nuovo presidente della Comunità ebraica, aveva solo quattro anni quando è stato costretto, per fuggire da un Paese che per la sua famiglia era divenuto minaccioso, a cercare rifugio in Italia. Ed è proprio lui a ricordare che la Comunità milanese è stata formata dalle diverse ondate di immigrati che cercavano un porto sicuro dove poter vivere e lavorare. Prima gli egiziani, poi i persiani, i libici… Divenuto presidente dopo una turbolenza istituzionale che ha scosso parecchio la società israelitica milanese, Soued dice con serenità ma con molta fermezza: «Non voglio parlare dei problemi del passato, ho a cuore soltanto il futuro».
Un futuro comunque breve visto che le prossime elezioni per il rinnovo delle cariche sono previste tra sei mesi. Soued, che è espressione della lista «religiosa», è uno dei parnassim (i coordinatori) del «tempio di sotto di via Guastalla» (così viene chiamato l’oratorio sefardita orientale), ha ormai una lunga esperienza nelle istituzioni comunitarie, sia a Milano sia a livello nazionale. E questo lo porta a parlare dei problemi concreti allontanandosi immediatamente dai pericoli delle polemiche. «Di polemiche campate per aria non so che farmene», ha dichiarato sul sito della Comunità (appena inaugurato: www.mosaico-cem.it ). E ha aggiunto: «Dobbiamo superare gli steccati e metterci a lavorare sulle cose concrete». Concetto che ha ribadito nel suo «annuncio di intenti» con cui ieri si è presentato alla città: avanti con il programma già avviato dalla precedente presidenza (che ha ringraziato per il lavoro svolto). Ovvero: la definizione del nuovo ufficio rabbinico e la nuova casa di riposo. E poi un maggiore impegno per i giovani e l’apertura verso il sociale («vogliamo essere presenti nella città»).
Ma, quasi più del programma, c’è un punto che sembra stare a cuore al nuovo vertice: mostrare che le due anime della Comunità, che sbrigativamente vengono definite «laica» e «religiosa», sono unite e possono lavorare insieme. Gionata Tedeschi, capofila della lista «laica», lo spiega con un esempio. Quello degli «ebrei invisibili». Li chiamò così per primo l’ex rabbino capo Laras: sono gli ebrei che, per i motivi più diversi, vivono lontani dalla Comunità e per raggiungerli è stato pensato un lavoro specifico da parte delle istituzioni. «Se vogliamo avere successo nel tentativo di ravvicinarli a noi – dice Tedeschi – dobbiamo avere un progetto comune che tenga insieme un approccio laico ma anche contenuti religiosi. Insomma: o lavoriamo insieme o falliremo».
«Superare gli steccati e le barriere», insiste Soued. Perché per il nuovo presidente «la divisione tra laici e religiosi è artificiosa, abbiamo bisogno del contributo di molte persone diverse». Del consiglio straordinario di domenica scorsa che ha portato alla sua elezione dice solo: «Con domenica è tutto finito. Ora in consiglio c’è il confronto tra i diversi gruppi. Il resto lo rimandiamo alle prossime elezioni».
Corriere della Sera – Edizione milanese
Momenti di incertezza, ragioni di speranza
Guido Vitale
Inutile negarlo: gli scorsi giorni hanno fatto registrare momenti di incertezza e di inquietudine fra gli iscritti e le persone che si sentono vicine alla Comunità ebraica di Milano.
Le dimissioni di sei consiglieri, fra cui lo stesso presidente della Comunità, e la loro conseguente sostituzione non possono essere di per se stesse considerate un atto ordinario e lasciano intendere lacerazioni profonde all’interno di un Consiglio ormai comunque prossimo alla scadenza.
Le cose hanno poi preso il corso che gli stessi protagonisti hanno voluto imprimere loro. In queste stesse pagine i lettori di Mosaico potranno verificare la formazione del nuovo Consiglio, la formazione di una nuova, larghissima maggioranza, l’elezione del nuovo presidente e la ricomposizione di una Giunta cui è affidato il delicatissimo compito di condurre nella serenità e nella trasparenza la Comunità al rinnovo degli organismi che dovranno dirigerla nei prossimi anni.
Non è compito di questo organo d’informazione, che costituisce per definizione una voce imparziale e al di sopra delle parti, schierarsi nell’ambito della normale dialettica che movimenta la vita comunitaria.
Il suo compito è quello di registrarla e di cercare, per quanto possibile, una spiegazione a quello che sta accadendo. Il suo compito è quello di favorire il confronto e la conoscenza di tutte le diverse posizioni, di aprire i propri spazi a chiunque desideri intervenire per portare il proprio contributo.
Chiunque voglia utilizzare questo strumento di informazione per diffondere le proprie opinioni nell’ambito di un confronto corretto è quindi invitato a farlo.
E’ invece compito di Mosaico quello di sensibilizzare i dirigenti e gli iscritti di questa comunità, come pure tutti gli ebrei italiani, sull’effetto che può provocare un ricorso poco meditato ai mezzi di informazione di massa.
Non è la prima volta che il pubblico, ebraico e non ebraico, legge sulle pagine dei quotidiani informazioni che corrono il rischio di offrire un quadro distorto della realtà ebraica italiana. La macchina dell’informazione spesso costituisce uno specchio deformante, tende a spettacolarizzare problemi complessi senza poi saper fornire gli strumenti necessari per interpretare la realtà nelle sue reali proporzioni.
Dalle infami campagne d’opinione a sostegno delle discriminazioni razziali alla continua aggressione dei media nei confronti dello Stato di Israele, gli ebrei sono sempre stati le prime vittime di un utilizzo distorto dei mezzi di informazione. Sarebbe un peccato se oggi dimenticassero questa amara lezione.
Rischierebbe infatti di trasparire l’immagine di una comunità dove la litigiosità irragionevole e gratuita prevale, dove covano risentimenti incontrollati che nessuno si sente effettivamente in grado di giustificare e nemmeno di spiegare.
In breve, il pubblico spesso rischia di non comprendere quello che sta avvenendo, ma finisce comunque per trarne una sensazione negativa.
Gli ebrei italiani sono una piccola minoranza in una società che si va facendo sempre più complessa, articolata e problematica. Se vogliono farsi capire hanno bisogno di spiegare con chiarezza e pacatezza le proprie ragioni.
Le comunità hanno bisogno di consolidare un sentimento di coesione al proprio interno per combattere la minaccia del disimpegno, ma anche di raccogliere il consenso e la simpatia nell’ambito della società circostante. Di lanciare messaggi costruttivi, positivi, chiari. Di parlare di progetti e di ideali, piuttosto che di enfatizzare beghe destinate a durare lo spazio di un mattino.
Hanno bisogno di dire con chiarezza che il pluralismo, l’estrema diversità delle posizioni che da sempre coltiviamo con fierezza non ci impedisce e non ci può impedire di proseguire uniti verso la realizzazione degli ideali comuni.
Parliamo spesso, e molto giustamente, del dovere della società di tutelare le minoranze. Ma sarebbe troppo poco accontentarsi di questa consapevolezza. Perché anche le minoranze hanno dei doveri nei confronti della società: primi fra tutti quello di offrire il proprio onesto contributo e quello di costituire un esempio positivo. Quello, in breve, di essere i garanti e il modello della democrazia e della civile convivenza.
http://www.mosaico-cem.it/mostra_prima_di_tutto.php?id=8
Milano 14/11/2005
Nuovo presidente, nuovo Consiglio
Un nuovo presidente e un Consiglio integrato da sei nuove entrate.
In attesa del rinnovo elettorale previsto per la prossima primavera, questo è il risultato della riunione straordinaria del Consiglio della Comunità ebraica di Milano tenutasi nella serata di domenica 13 novembre.
Facendo seguito alle dimissioni da ogni incarico di sei consiglieri (fra cui anche il presidente della Comunità Roberto Jarach), l’organismo ha deciso di integrare i posti rimasti vacanti con i primi dei non eletti e di nominare quindi una nuova Giunta che governi la Comunità.
Il nuovo presidente, che ha assunto anche l’incarico di assessore alle Finanze, è Leone Soued, eletto nella lista Per Israele, nato al Cairo nel 1951, imprenditore tessile, parnas dell’oratorio sefardita orientale di via Guastalla. In passato è stato assessore ai tributi e consigliere Ucei.
I consiglieri integrati in sostituzione dei sei dimissionari sono Yasha Maknouz, Antonella Nardi Foà, David Piazza, Italo Nemni, Alfonso Sassun, Doron Kohanan.
La nuova Giunta vede ora Paola Sereni alla vicepresidenza e all’assessorato alle Scuole, Avram Hason assessore al Culto, Gionata Tedeschi assessore al Personale e all’Organizzazione, Claudio Segre assessore ai Servizi sociali; Sara Modena assessore alla Cultura; Yasha Reibman portavoce.
Dei nuovi consiglieri, Antonella Foà era stata eletta nella lista Chai, mentre tutti gli altri erano della lista Per Israele.
Il Consiglio ora risulta di conseguenza composto come segue:
Leone Soued, presidente, assessore “ad interim” alle Finanze, lista Per Israele
Paola Sereni, vicepresidente e assessore alle Scuole, lista Chai
Yasha Reibman, portavoce, lista Achdut VeShalom
Gionata Tedeschi, assessore al Personale e all’Organizzazione, lista Chai
Sara Modena Terracini, assessore alla Cultura, lista Per Israele
Avram Hason, assessore al Culto, lista Chai
Claudio Segre, assessore ai Servizi Sociali, lista Chai
Michele Boccia, lista Per Israele (con delega di supporto all’assessorato al Culto)
Rafael Schmill, lista Chai (delega ai Giovani)
Yosef Bali Barissever, lista Chai
Joseph Ico Menda, lista Per Israele
Michele Arditi, lista Chai
Eddy Silvers, lista Chai
Yasha Maknouz, lista Per Israele
Antonella Nardi Foà, lista Chai
David Piazza, lista Per Israele
Italo Nemni, lista Per Israele
Alfonso Sassun, lista Per Israele
Doron Kohanan, lista Per Israele
http://www.mosaico-cem.it/mostra_comunita.php?id=5
Accordo tra laici e religiosi dopo le dimissioni di Roberto Jarach
La comunità ebraica sceglie Soued
Il nuovo presidente scelto da sedici delegati su diciassette è di origini egiziane
È la comunità più eterogenea d´Italia, dove ebrei di rito italiano convivono al fianco di ashkenaziti, lubavitch, sefarditi, libici e persiani. E ora, per la prima volta, a guidarla è un presidente di origine egiziana. Si chiama Leone Soued e prende il posto di Roberto Jarach che, dopo mesi di polemiche, si è dimesso martedì scorso assieme a cinque consiglieri. Aprendo la crisi ai vertici della comunità. Ma la decisione presa ieri sera in una riunione straordinaria del parlamentino che regola la vita dei 6.500 iscritti è una svolta per la comunità. Perché con Soued, a capo degli ebrei milanesi arriva un esponente dell´anima più “religiosa” del Consiglio.
Anche se, dicono tutti, quello appena nato con l´ingresso dei primi non eletti, vuole essere proprio un governo di alleanza, con laici e religiosi in equilibrio (hanno nove consiglieri a testa) e con il portavoce Yasha Reibman rimasto il solo in carica della lista di Jarach.
Soued ha ricevuto 16 voti su 17. Nuova vicepresidente è Paola Sereni, a lungo preside della scuola ebraica e oggi assessore alle Scuole. La rottura che si era creata con la lettera di dimissioni di Jarach e degli altri cinque si è dimostrata definitiva. Una decisione, quella di Jarach, a «lungo meditata e sofferta» e spiegata in breve comunicato – otto righe – spedito al Consiglio. «Ce ne andiamo a causa del clima di sfiducia e di forte conflittualità che si è venuto a creare ormai da molto tempo», scrivevano i consiglieri. E così è stato. Una frattura profonda che si è aperta con le dimissioni del rabbino capo Giuseppe Laras e della lunga elezione del suo sostituto, Alfonso Arbib, anche lui di origine sefardita. Fino all´epilogo.
Laici e religiosi. Insieme. Era stato proprio per coniugare le due anime della comunità che Jarach si era presentato con una lista di “centro” creando un equilibrio precario: cinque i suoi eletti, otto gli esponenti laici, 6 quelli più legati alla tradizione. Ma all´interno del consiglio i due schieramenti avevano iniziato a prendere decisioni comuni in contrapposizione con il loro presidente mediatore. «Le divisioni personali e non politiche non bloccheranno la comunità – spiega Reibman – laici e religiosi hanno lavorato insieme in questi anni e proseguiranno su questa strada». Fino alla scadenza naturale del mandato – le elezioni dovrebbero svolgersi tra marzo e giugno – e con molti obiettivi ancora da portare a termine: organizzare il nuovo ufficio del rabbino capo, avvicinare i membri della comunità che si sono allontanati, mandare avanti il progetto della nuova casa di riposo.
http://www.lombardia.margheritaonline.it/cms/view.php?dir_pk=102&cms_pk=2583%3Cbr%3E