“Queste sono le parole che Mosè rivolse a Israele…” Deuteronomio 1:1) Tra gli oggetti più popolari a disposizione di uno studente di una Yeshivah, c’è lo “shtender” un leggio di appoggio da tavolo il cui scopo è tenere il libro che si studia a un’angolazione comoda per facilitare la lettura. Questi supporti sono spesso adornati da un versetto biblico e il più popolare è “questo libro della Torah non si allontanerà dalla tua bocca e mediterai su di esso giorno e notte per osservare tutto ciò che vi è scritto” (Giosuè 1:8). Il motivo per cui questo versetto è il più gettonato è molto semplice: studiare la Torah giorno e notte costituisce un impegno sacro di fondamentale importanza per la sussistenza del popolo ebraico.
Tuttavia, il commento di Rashy (Rabbì Shelo Ytzchaqy, 1040-1105) a questo versetto, afferma che non si riferisce all’intera Torah, bensì specificamente al libro di Devarim: “questo libro della Torah – il libro del Mishneh Torah / Devarim era di fronte a lui (Giosuè)”.
Se guardiamo alla fonte del commento di Rashy, scopriamo che si tratta di un Midrash (Bereshit Rabbah 6:9) dove ci viene insegnato che Rabbì Shimon bar Yochai disse: “il libro del Mishneh Torah / Devarim era costantemente con Giosuè, nel senso che era sempre studiato e rivisto da lui. E quando il Signore apparve a Giosuè, lo trovò seduto con il Mishneh Torah / Devarim in mano. Gli disse: “Sii forte, sii coraggioso, perché questo libro della Torah non si allontanerà dalla tua bocca e mediterai su di esso giorno e notte per osservare tutto ciò che vi è scritto” (Giosuè 1:6–8). Poi lo prese e gli mostrò l’astro del sole. Giosuè gli disse: “Come io non sono stato fermo dal (leggere) questo (libro), così tu starai fermo davanti a me”. Quindi, “il sole si fermò e la luna si fermò” (Giosuè 10:13).
Questi versi testimoniano il fatto che tra Giosuè e il libro di Devarim c’è una profonda connessione. Ma qual è la natura di questa connessione?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo considerare cosa sia il libro di Devarim, vale a dire il libro di riflessione e istruzione che Mosè scrive negli ultimi 37 giorni della sua vita e che lascia in eredità al popolo ebraico.
Fin dal primo capitolo del quinto libro della Torah, Mosè riflette sui successi e sui fallimenti passati del popolo ebraico per assicurarsi che le lezioni siano state apprese e che gli errori del passato non vengano ripetuti. Più in generale, il libro di Devarim contiene quattro elementi cruciali che parlano direttamente a Giosuè: 1. È il riassunto di tutta la Torah; 2. include le leggi a cui un re e/o un leader ebreo deve attenersi; 3. contiene le leggi della guerra secondo il pensiero ebraico; 4. insegna le leggi che il popolo ebraico deve rispettare una volta attraversato il fiume Giordano ed entrato nella terra d’Israele.
Ha dunque perfettamente senso il Midrash che ci insegna che libro di Devarim era sempre studiato e riletto continuamente da Giosuè: perché trattava delle sue necessità, del suo tempo e della sua situazione. Nel complesso, ogni volta che vediamo queste parole su un leggio o in qualsiasi altro posto, possiamo riflettere sul coraggio di Giosuè, sul libro di Devarim che completa i cinque libri della Torah, e alle straordinarie parole che Mosè scrisse in esso per guidare il popolo nel suo ingresso nella terra d’Israele. Questo fa del libro di Devarim un libro di moralità, che ci ricorda che anche quando ci troviamo di fronte alle situazioni più difficili, non dobbiamo mai dimenticare chi siamo e cosa crediamo. Ciò significa che il libro di Devarim è un libro che invita al coraggio, un libro per coraggiosi e per coloro che in esso ricercano la fonte della forza necessaria quando dobbiamo superare grandi prove e gravi sfide, ma soprattutto un libro che parla agli ebrei i quali, se lo studiano come Giosuè, lo potranno comprendere fino in fondo, Shabbat Shalom!