A Roma direbbero: Quanto ie rode. Gad Lerner, dopo aver passato una vita credendo di inventarsi un “suo ebraismo” (come se non lo facesse ogni ebreo), scegliendo i rabbini “buoni” che fanno quello che vuole lui, inventandosi il “meticciato” per sposare chi vuole lui, ora dispensa generosi consigli a Lapo Elkann. Chutzpah. DP
Gad Lerner
Troppe volte ho adoperato questa rubrica per criticare la vita esuberante, pretenziosa e disordinata di Lapo Elkann; sempre ricevendo da lui in cambio sorrisi travolgenti, richieste di chiarimento e di consigli, perfino una smentita fattuale: contrariamente alle mie previsioni la sua attività d’imprenditore della moda non è stata un fiasco, anzi.
Ora che Lapo annuncia in pubblico il suo desiderio di convertirsi all’ebraismo, dunque, eviterò il tono del vecchio trombone moralista. A lui bisogna dire, innanzitutto, Baruch ha ba, ovvero: sia benedetto il nuovo venuto nel Nome del Signore. Che tu sia accolto a braccia aperte. Non sarò certo io a opporti l’obiezione della norma per cui si è ebrei solo se figli di madre ebrea: come te, anche i miei figli hanno madre non ebrea eppure sono a tutti gli effetti cresciuti nell’ebraismo, mikve (bagno rituale) e bar mitzva (cerimonia della maggiorità religiosa) compresi. Temo solo tu non possa sfuggire a quel minuscolo intervento chirurgico che sai, lì davanti. Ma visti i numerosi tatuaggi cui non hai esitato a sottoporti, escludo tu possa aver paura di un semplice taglietto intorno al pisello (oltretutto migliorativo sul piano estetico).
Semmai proprio i tatuaggi costituiscono lieve problema. Sarebbe in teoria vietato modificare un corpo datoci a Sua immagine e somiglianza. La stella di Davide che esibisci sull’avambraccio suona un po’ blasfema. Ma pure qui hai diritto a indulgenza. E’ vero che il divieto di tatuaggi veniva osservato come un tabù dalle generazioni precedenti –per loro, per noi, evoca troppo da vicino il marchio di fuoco impresso sui deportati all’ingresso nel lager- ma durante il tuo recente viaggio in Israele avrai verificato di persona quanti giovani ormai disobbediscano allegramente la prescrizione.
Il mio augurio, dunque, è che Shmuel Rabinovich, il rabbino che ti ha accompagnato al Muro del Pianto, al contrario di certi rigidi rabbini nostrani bravi più a dire dei “no” che ad accogliere, sia un buon iniziatore della tua curiosità avvicinandoti al Libro che non smetterà più di appassionarti con le sue storie e le sue domande. Così forse cambierai idea a proposito dell’educazione religiosa dei tuoi figli. Dichiari infatti di voler lasciare loro, quando ne avrai, completa libertà di scelta. Belle parole, in astratto. Ma l’esperienza ci dice che tale libertà essi riusciranno a prendersela davvero, senza eccessivo malessere da spaesamento, solo se avvicinati fin da piccoli al trascendente e alla scelta religiosa convenuta dai genitori. Non lo conferma forse la tua stessa biografia complicata?
Lapo Elkann è a suo modo un turbinoso prodotto di contaminazione e meticciato culturale. Forse va in cerca di un imprinting di purezza originaria. Non lo troverà mai. Ma l’ebraismo ha solo da guadagnarci se bandisce il purismo, compiacendosi di ritrovare tra le sue adesioni contemporanee anche una persona come Lapo.
Al quale, da recidivo, non posso fare a meno di regalare anche stavolta un consiglio: eviti la sindrome Madonna, eviti l’eccesso di pubblicità al suo percorso spirituale. Vi ricordate quel viaggio israeliano della Ciccone con rabbino al seguito per rendere omaggio al culto della Qabbalah? Che orrore, ecco il modello da evitare, ok Lapo? Shalom!
Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.
http://www.gadlerner.it/2009/06/17/dedicato-a-lapo-che-vuole-farsi-ebreo.html