Due storie speculari del mondo ebraico: «Il medico di Sefarad», sulla vita di Maimonide, e «La fortuna dei Meijer», una saga familiare tra ‘800 e ‘900, narrata con magistrale leggerezza
Elena Loewenthal
Distanti angoli di mondo. Storie diverse, quasi opposte: l’una che si apre all’indomani di una lunga settimana funebre, l’altra con un vivido travaglio di parto. L’una che ha sede nel cuore più sommesso e quasi inosservato dell’Europa, l’altra tutta fra atmosfere mediterranee. Ma soprattutto, due incontri di lettura segnati da prospettive quasi speculari: l’uno è romanzo corale, o meglio schiettamente familiare, così come s’intende la famiglia nel mondo ebraico. Cioè un susseguirsi in terra, su un cammino comune che ciascuno interpreta a proprio modo, generazione dopo generazione. L’altro, invece, è un libro profondamente individuale, come d’obbligo quando si affronta, seppure in via romanzata, la biografia di un grande personaggio. Tale fu, e in modo mirabile, Mosè Maimonide, forse la figura più imponente di tutto l’ebraismo medievale: filosofo, talmudista, medico.
A lui lo scrittore spagnolo César Vidal dedica Il medico di Sefarad (trad. di Alessio Cazzaniga, Ponte alle Grazie, pp. 283, e 14,50). Si tratta di un romanzo storico imperniato sul personaggio Maimonide, soprattutto nei panni di illustre e appassionato medico. Intorno a lui Vidal ricostruisce il contesto dell’epoca con una precisione mai pedante, senza retorica. Ne risulta quel mondo multietnico ante litteram che fu il Mediterraneo medioevale: un po’ cristiano, un po’ musulmano, un po’ ebraico; non sempre pacifico, certo. Ma dotato di una sua armonia tutta speciale.
Ben diverso è, come si diceva, il contesto storico e umano in cui si svolge La fortuna dei Meijer, dello scrittore svizzero Charles Lewinsky (trad. dal tedesco di Valentina Tortelli, Einaudi, pp. 897, e 19,50). La mole del romanzo, infatti, è lo specchio di una storia che si dipana lungo i secoli e dove la protagonista unica è proprio lei, questa grande famiglia annidata in una regione in cui la storia si fa sottovoce. Anche quella dei Meijer, in fondo, che Lewinsky ricostruisce con un tocco a volte davvero magistrale. Affetti, mestieri, contrasti, piccoli segreti e grandi passi verso il futuro: tutto è affrontato con una vena leggera, qualche grano di ironia e soprattutto quel tipico spleen ebraico che è miscuglio di tanti sentimenti insieme.
Ci sono in questo romanzo momenti drammatici e altri di drastico cambiamento – come quando, nel lontano 1871, arriva nella placida dimora di famiglia il misterioso cugino Janki, con il quale l’epopea prende avvio. Ci sono delle belle figure di personaggi, come l’operosa e intelligente Chanele o la viziata ma in fondo altruista Mimi. C’è l’atmosfera dei borghi ebraici, in questa linda rivisitazione svizzera. Su tutto riposa il velo sommesso di una storia dal ritmo pacato dove nulla ha fretta di accadere. Dove persino la catastrofe della Shoah penetra stemperata oltre quei confini: ed è proprio questa, la «fortuna» dei Meijer.
Autore: César Vidal dedica
Titolo: Il medico di Sefarad
Traduzione: Alessio Cazzaniga
Edizioni: Ponte alle Grazie
Pagine: 283
Prezzo: 14,50 euro
(fonte: Tuttolibri, in edicola sabato 31 marzo)