Alle urne il successo va alla lista “Per Israele”. Quasi dimezzati gli eletti della componente laica Chai e di Kadima. Tedeschi: “La parte laica non ha colto l´invito a partecipare più direttamente”
ALESSIA GALLIONE – Repubblica – 30 maggio 2006
Nelle stesse ore in cui la città decideva il suo futuro sindaco, c´era un´altra Milano che si metteva in coda di fronte alle urne, quella ebraica. I 6.500 iscritti della comunità più eterogenea d´Italia, la più numerosa dopo Roma, hanno scelto chi li governerà per i prossimi quattro anni. E i numeri dell´”altra elezione” raccontano la vittoria della lista Per Israele, che rappresenta l´anima più tradizionalista e che schierava il presidente uscente Leone Soued, sicuro della riconferma, e il portavoce Yasha Reibman, il più votato. Una affermazione che, con 10 consiglieri eletti su 19, supera le aspettative della vigilia. I laici della lista Chai – «Vita» in ebraico – vedono quasi dimezzati i propri rappresentanti, che passano da otto a cinque. Non decolla neppure Kadima (Avanti) la formazione dell´ex presidente Roberto Jarach, che per il suo ritorno ufficiale nella vita politica comunitaria aveva scelto il nome del partito israeliano di Sharon, ma che riesce a conquistare solo quattro consiglieri.
Eccoli i risultati delle elezioni che disegnano il nuovo assetto degli ebrei milanesi. Che, usando le parole di Reibman, «saranno uniti per una comunità vicina a ogni iscritto, ma anche pronta a spiegare in ogni momento le ragioni di Israele e aperta alla città, alle istituzioni, alle parti religiose e laiche, a quelle sociali e civili». Una comunità in cui si affermano con ancora più forza le componenti religiose e attaccate alle tradizioni e in cui acquistano peso i diversi gruppi – dai libici ai persiani – che la compongono. E se Reibman ha conquistato la maggioranza delle preferenze, il secondo più votato è stato proprio Soued, seguito da Jarach e da Sara Modena, di Per Israele. La prossima settimana, i 19 consiglieri si riuniranno per la prima volta per eleggere la giunta e il presidente che, forte della maggioranza acquisita, sarà ancora una volta Soued, designato sette mesi fa, dopo le dimissioni di Jarach. E lui, l´ex capo egli ebrei milanesi che tornava per vincere, è pronto ad ammettere: «Ha vinto nettamente Per Israele, ma siamo pronti a collaborare per una comunità unita. Personalmente sono molto soddisfatto, ho preso il doppio dei voti rispetto agli altri componenti della mia lista. Cosa ha prevalso? I programmi erano molto simili. Credo che abbiano giocato un ruolo decisivo gli aspetti religiosi e l´attaccamento alla tradizione che non vuol dire assolutamente chiusura».
Collaborazione. È questa la parola d´ordine che caratterizza il clima post-elettorale. Per cercare di dimenticare le divisioni e le polemiche nate negli scorsi mesi. Lo dice chiaramente Soued: «Spero che le vecchie diatribe siano chiuse. Questo è un voto che mi dà il coraggio di lavorare verso l´unione della comunità, alla ricerca della coesione. Questi sette mesi in cui abbiamo avuto la gestione ci hanno messo alla prova e abbiamo dato dimostrazione di buon governo». Ma per Gionata Tedeschi, primo tra gli eletti dei laici, la vera differenza l´ha fatta «la capacità di sollecitare gli elettori e in questo la parte laica non ha colto l´invito a partecipare in maniera più forte rispetto del passato. È la riprova che, per avvicinare gli ebrei, vanno sviluppate più iniziative». Ma per il futuro Tedeschi non ha dubbi: «In questi mesi Soued è riuscito a dimostrare grande spirito di equilibrio. Credo che ci siano tutte le premesse perché la collaborazione tra laici e religiosi continui».
Gli ebrei italiani vanno a destra
Roma, 30 MAG (Velino) – Il voto dei 30 mila membri delle comunita’ ebraica italiana va a destra. Vince la lista “Per Israele”
LA REPUBBLICA
“Da Roma a Milano, da Torino a Napoli, c´e’ chi non ha votato solo per eleggere il proprio sindaco. Nelle stesse ore in cui in molte citta’ si svolgevano le amministrative, i 30mila ebrei italiani sono stati chiamati alle urne anche per designare i delegati che, all´inizio di luglio, dovranno decidere il prossimo consiglio dell´Unione delle comunita’, il loro massimo organo istituzionale. E il risultato e’ stato netto: ha vinto ‘Per Israele’, la lista piu’ tradizionalista, ma anche quella che, utilizzando termini della politica nazionale, e’ piu’ vicina a posizioni di centrodestra. Un dato che sembra rafforzare l´ipotesi che l´attuale guida degli ebrei italiani rimanga nelle mani dell´attuale presidente, Claudio Morpurgo.
Un testa a testa a Roma, la realta’ piu’ numerosa con 15mila iscritti: ‘Per Israele’ ha conquistato 12 rappresentanti – il piu’ votato il portavoce Riccardo Pacifici – contro i 10 della formazione di centrosinistra ‘Per i giovani insieme’.
Numeri schiaccianti a Milano. Qui, dove si rinnovava anche il consiglio locale, la lista ha strappato la maggioranza del parlamentino milanese (10 consiglieri su 19) e quella nazionale. Il bottino finale: sei delegati e il portavoce Yasha Reibman in testa alle preferenze; tre a ‘Kadima’ dell´ex presidente Roberto Jarach e due ai laici. Un quadro che si completa con l´affermazione tra le piccole comunita’ (da Torino a Genova, da Venezia a Firenze) ‘Per le comunita” (sei delegati), formazione che i promotori definiscono
‘trasversale’, con ‘Keillah’, di centrosinistra, ferma a tre.
‘Al di la’ della vittoria – dice Pacifici – siamo pronti al dialogo affinche’ l´Ucei rimanga una casa nella quale tutti possano ritrovarsi’. Ma se a luglio gli 84 elettori laici piu’ cinque rabbini, si divideranno tra polemiche e accordi per decidere il loro nuovo rappresentante – tra i nomi di sinistra probabile quello del romano Saul Megnagi – , oggi si cerca di capire. Cerca di farlo Emanuele Fiano, deputato diessino e consigliere Ucei: ‘Ha vinto la lista che si nutre di tradizione religiosa e di difesa di Israele. Per la sinistra e’ necessaria una riflessione piu’ profonda sul nostro futuro, ora che la stagione delle grandi figure come Amos Luzzatto e Tullia Zevi cede il passo a una nuova generazione tutta da formare’. E David Bidussa, storico e delegato al congresso di luglio va oltre: ‘In Italia, il mondo ebraico e’ totalmente appiattito e assimilato alla cultura del tempo, che vede religiosi contro laici e
identita’ etniche contro quelle multiculturali. Si e’ comportato seguendo un modello di autodifesa della propria identita’, che corrisponde pero’ a una mentalita’ che attraversa tutta l´Europa'”. (red)
EBRAISMO/ UCEI AL VOTO:PREVALE LA DESTRA, TIENE LA SINISTRA
Roma, 29 mag. (Apcom) – Prevale il centro-destra, si difende il centro-sinistra e le liste indipendenti, locali e di centro ottengono una buona performance: È finita coså la tornata elettorale che ha visto, ieri, trentamila ebrei italiani chiamati
alle urne per eleggere il Congresso dell’Unione delle comunità italiane (Ucei). I delegati saranno chiamati, il 2-3-4 luglio, ad eleggere il Consiglio ed il presidente dell’Ucei che rimangono in carica per quattro anni, in quello che assomiglia al sistema elettorale statunitense dei ‘grandi elettori’ presidenziali.
L’attuale numero uno degli ebrei italiani – che potrebbe ricandidarsi – ß Claudio Morpurgo (centrodestra), che ha sostituito a febbraio scorso Amos Luzzatto (centrosinistra), dimissionario per motivi di salute dopo otto anni alla testa dell’Ucei. Anche prima di Luzzatto, la precedente presidentessa, Tullia Zevi (1986-1998) era esponente del centro-sinistra. A quanto riferito da fonti concordanti, interpellate da Apcom a conclusione dello spoglio nella serata di oggi, i risultati di Roma (15.000 aventi diritto al voto) assegnano 12 delegati alla lista per Israele (centro-destra), guidata da Riccardo Pacifici (che ottiene il pieno con 936 voti), 10 delegati a Per i giovani
insieme (centro-sinistra) e un delegato indipendente (Gabriel Levi).
Nella circoscrizione di Milano-Mantova si ripropone uno schema più squilibrato, con 6 delegati a Per Israele (centro-destra), nelle cui fila era candidato il portavoce Yasha Reibman, 3 a Kadima (lista che mutua il nome dal partito israeliano centrista fondato da Ariel Sharon), e 2 delegati per il partito di centro-sinistra Kol Hakeillot. Nella terza circoscrizione (che raggruppa le ‘piccole comunità di Ancona, Bologna, Casale Monferrato, Ferrara, Firenze, Genova, Livorno, Merano, Modena, Padova, Parma, Pisa, Torino, Trieste, Venezia, Vercelli, Verona), la lista indipendente fa il pieno con 6 delegati e altri 3 vengono assegnati alla lista di sinistra Kol Hakeillot (che deriva da Keillah, storico gruppo di sinistra torinese).
Ai 43 delegeti scelti tramite elezione (23 a Roma, 9 a Milano-Mantova e 11 nelle ‘piccole comunità) se ne aggiungono 42 designati dai consigli delle comunità: 14 dalla capitale (9 per il centro-destra e 5 per il centro-sinistra), 7 di Milano (3 di sinistra e 4 tra centro e centro-destra) 2 per Torino, 2 per Firenze e uno per le altre 17 comunità. A quanto riferito, tra le fila delle ‘piccole comunità la situazione tende ad essere meno politicizzata che a Roma e Milano. Altri cinque delegati, infine, vengono scelti 5 rabbini indicati dall’Ufficio rabbinico centrale. In tutto, i primi di luglio si riuniranno 90 ‘grandi elettori’.
Ska
CORRIERE:
Dieci poltrone (su 19) alla lista «Per Israele», cinque ai laici di «Chai» (la coalizione guidata da Gionata Tedeschi), quattro a «Kadima», erede del partito fondato da Ariel Sharon. Vince la tradizione nella comunità ebraica milanese. Circa 6.500 elettori sono stati chiamati, domenica, a rinnovare il nuovo consiglio direttivo. E, al termine di un complicatissimo spoglio durato fino alle cinque di ieri mattina (ogni votante poteva indicare tredici preferenze), è Yasha Reibman, portavoce della comunità ed esponente della lista «Per Israele», il candidato che ha ricevuto più voti.
Secondo per preferenze, il presidente della comunità ebraica, Leone Soued (anch’egli sostenuto da «Per Israele»). Terzo, Roberto Jarach, fino allo scorso novembre a capo della comunità e leader di «Kadima».
«È un risultato importante – commenta Reibman – che dobbiamo studiare e capire». Il motto dei vincitori: «Lavorare insieme in una comunità in cui c’è spazio per tutti». «Collaboreremo con ogni realtà religiosa e sociale – continua Reibman per realizzare progetti concreti».
Stravince, dunque, la lista che negli ultimi anni ha raccolto consensi per aver cambiato il volto della comunità ebraica comunicando, anche al suo esterno, «le ragioni di Israele». E che ha superato le polemiche sorte durante la campagna elettorale per il volantino con il presidente iraniano Ahmadinejad che incitava: «Guai a voi se non votate la lista “Per Israele”». «Da oggi – precisa Reibman – per noi non ci sono più appartenenze a liste ma solo persone».
È l’auspicio di Roberto Jarach, il grande sconfitto di queste elezioni (almeno per la lista): «Spero – dice – che riusciremo a lavorare insieme, sono a disposizione. Non c’è nessuna volontà di rottura». Commento a caldo: «Sono soddisfatto per il riconoscimento personale, ma Kadima non è andata bene: il risultato è stato condizionato dal voto di lista. E gli ebrei non italiani hanno votato compatti “Per Israele”. È andata meglio con l’Ucei».
Gli ebrei milanesi sono stati chiamati a designare anche i delegati al congresso di luglio dell’Unione delle Comunità ebraiche (Ucei): la lista «Per Israele» si è aggiudicata sei consiglieri, «Kadima» tre, «Chai» due. I primi tre votati: Reibman, Jarach, Soued. «È stata una prova di grande democrazia – commenta Emanuele Fiano – con un’incredibile voglia di partecipazione. Mi auguro che chi ha vinto abbia un atteggiamento inclusivo e non esclusivo».
Serviranno almeno otto giorni per conoscere i sette membri della giunta e il presidente. Ma dopo il risultato di ieri, la riconferma di Leone Soued sembra sempre più vicina.
Annachiara Sacchi