Ancora un rabbino che minaccia la causa nel tribunale civile piuttosto che in uno rabbinico (Bet Din), contraddicendo la stessa Halakhà che avrebbe dovuto far rispettare. Comunità col coltello alla gola (Kolòt)
Gabriella Ziani
Fatto senza precedenti in Italia, la comunità ebraica di Trieste licenzia sui due piedi il suo rabbino capo, togliendogli il ruolo di guida spirituale ma nello stesso tempo il posto di lavoro. E il rabbino capo, dopo essersi già a lungo consultato con il sindacato Cgil anche per precedenti dissensi, minaccia di far causa alla Comunità, ha assunto un avvocato a Udine, e domani parte per Israele per raccontare tutto al Rabbino capo, la massima autorità mondiale.
«Decisione di licenziare il rabbino che non ha precedenti in Italia»: lo ammette in tutta tranquillità il presidente della Comunità, Alessandro Salonichio: «Una scelta molto meditata, molto sofferta, sottoposta al vaglio della Consulta rabbinica italiana, seguendo il severo statuto dell’Unione delle Comunità ebraiche, decisione sulla quale non torneremo però in alcun modo indietro».
Incredibile strappo che getta sulla vicenda un’ombra scura. Che cosa ha fatto di così grave il rabbino Itzhak David Margalit, 64 anni, nato in Israele, a Trieste dal 2007? «Non eravamo soddisfatti del suo operato – prosegue il presidente –, nei rapporti tra Comunità e rabbino c’è una necessità di interlocuzione diversa da quella che è stata fornita, sia all’interno e sia verso l’esterno, la Comunità ha bisogno di qualcuno che abbia questo nel suo Dna, invece questo rabbino israeliano non ha capito che gli ebrei della diaspora hanno bisogno di condividere molte cose. Non c’è nessuna polemica – prosegue Salonichio –, ma solo la scelta di avere una conduzione diversa per questa Comunità che da 8 secoli vive a Trieste. Bisogna tutelare il rapporto tra i rabbini coi propri correligionari. Abbiamo fatto questo passo dopo ben 6 anni, e a 3 anni dalla mia nomina a presidente dopo l’elezione del nuovo Consiglio. Ci siamo presi una responsabilità molto pesante, ma nella comunità c’era insoddisfazione generale».
Il verdetto è stato diffuso il 31 ottobre scorso a tutti gli iscritti in scarse cinque righe:
«Il Consiglio della Comunità ebraica di Trieste nella riunione straordinaria tenutasi nella giornata di domenica 27 ottobre 2013, ha deliberato, all’unanimità dei presenti, nessun astenuto e/o dissenziente, di sollevare Rav Itzhak David Margalit dall’incarico di Rabbino Capo della Comunità di Trieste. Un cordiale shalom. Il presidente».
«Un caso delicato? Delicato. E sarà anche molto rumoroso – minaccia rispondendo al telefono Margalit –, ma non sono ancora pronto a fare dichiarazioni. L’unica cosa è che confermo i fatti, e che ho molto, moltissimo da dire, e lo dirò, più avanti. Intanto vado a riferire al Rabbino capo d’Israele, torno il 20 novembre. La causa? Non è ancora presentata in tribunale, ma l’opzione c’è».
Espresso in maniera così eclatante il suo sgradimento per questo rabbino israeliano che invece nel 2007 era stato chiamato evidentemente con fiducia, che cosa farà adesso la Comunità ebraica senza un suo capo? Ribadendo che questo è «un rapporto di lavoro anche se implica una guida spirituale, e che quando vengono meno i presupposti c’è il dovere di intervenire«, Salonichio spiega che «questo è un periodo di transizione, verranno qui altri rabbini a darci una mano quando ce ne sarà bisogno. Abbiamo già fatto richiesta all’assemblea rabbinica italiana, affinché ci dia un supporto. E così sarà finché non troviamo un rabbino nuovo. Non vogliamo vivere quel che è successo con spirito di rottura, non vogliamo provare stress».
Tra le voci che nessuno conferma, perché sono strascichi tuttora in corso di valutazione, ci sarebbero anche contenziosi economici in piedi tra Margalit e la Comunità, precedenti e seguenti il brusco e determinato addio.
Il Piccolo – 13.11.13