In occasione del Bat Mitzvà di Elianà bat Naomì Mikhaela – Succulenta e irresistibile – Dolci chicche di Torà al femminile
Introduzione dell’autore – Istinto benigno e responsabilità collettiva
Raphael Barki
Le femmine accedono all’obbligo di osservare le mitzvòt a 12 anni mentre i maschi a 13 (TB Nidà 45b; Shulchàn ‘Arùkh, Oràch Chayìm 716).
Secondo Rabbì Yehudà HaNassì le damigelle ci arrivano un anno prima perchè D-o ha dato una “intelligenza (binà) superiore alla donna rispetto all’uomo” (TB Nidà 45b). Tra le capacità dell’intelletto umano (chokhmà = saggezza, binà = comprendonio, dà’at = conoscenza) la binà compare al momento della creazione della donna, quando D-o “va-yìven” (Gen. 2:22), letteralmente [la] “costruì” dalla costola del primo uomo. La radice b.n.h. allude alla capacità di discernimento tra ( = “bein”) due o più cose, tra il giorno e la notte ( = bein yom u-vein layla). Quindi la donna é in grado di assumersi le sue responsabilità e impegnarsi nelle mitzvòt in anticipo rispetto ai maschi. Binà è anche capacità di costruire (livnòt) nuove vite.
Rabbì Shim’òn Ben Eli’èzer ritiene invece che il maschio matura in anticipo rispetto alla femmina [perchè frequenta un maestro] e – secondo il commento in Tosafòt – é comunque più esposto al mondo esterno.
L’Halakhà é secondo Rabbì Yehudà HaNassì.
I Chakhamìm (Avòt DeRabbì Natàn 16) insegnano che gli anni verdi, dalla nascita fino alla maggiorità religiosa, sono dominati dallo Yètzer HaRà’ e che lo Yètzer HaTòv compare solo con l’obbligo delle mitzvòt. Strano! I bambini sono così dolci e teneri! Mentre proprio gli adolescenti sanno essere parecchio sfrontati, particolarmente quando assumono atteggiamenti ribelli.
Prima di tutto cerchiamo di spiegare in cosa consiste l’istinto benigno: lo Yètzer HaTòv permette di comprendere il mondo e spinge ad intervenire con buone azioni per migliorarlo. Durante l’infanzia siamo occupati principalmente a raggiungere il nostro benessere. In generale le buone azioni di un bambino sono motivate da una ricompensa, da una pacca affettuosa sulla spalla e dal timore di essere punito. Si tratta quindi di un atteggiamento meramente egoistico.
Nel momento in cui si matura e si acquisisce l’istinto benigno, non solo si diventa responsabili del proprio comportamento, ma si prende parte attiva nella responsabilità collettiva di Israele per l’osservanza della Torà e delle mitzvòt. Per esempio: si può recitare una benedizione ad alta voce svincolando dall’obbligo chi la ascolta.
Mentre abbiamo molta familiarità con i festeggiamenti di un Bar Mitzvà, risulta meno nota la modalità di marcare il raggiungimento della maggiorità per una femmina. Eppure l’importanza é la stessa ed é motivo di gioia (TB Bavà Kàma 87a)! Pertanto è mitzvà di festeggiare la grandezza di questo giorno con un banchetto accompagnato da parole di Torà ed é buon uso di concludere un ciclo di studio dedicato.
Cara Elianà, con grande saggezza hai scelto di studiare il Chafètz Chayìm, le Regole sulla Maldicenza, uno degli argomenti più impegnativi da mettere in pratica soprattutto nel mondo digitalizzato delle reti sociali in cui la parola viaggia veloce sfuggendo troppo spesso alla nostra capacità di controllo. Hai dimostrato di aver colto precocemente l’importanza di far prevalere l’istinto benigno per vigilare non solo su quello che comunichiamo agli altri ma anche su quello che siamo disposti ad ascoltare e da quali fonti. Continua così, concentra tutte le tue energie sui buoni propositi e segui le vie giuste dell’Eterno per il bene tuo, di chi ti è vicino e di tutto il popolo di Israele.
Questa raccolta di articoli, basata principalmente su contributi allo studio di autorevoli rabbini, include sia scritti riportati fedelmente all’originale che traduzioni, adattamenti e trascrizioni di interventi frontali, filtrate dalla mia limitata capacità di intendere. Quindi eventuali imprecisioni vanno attribuite al sottoscritto e non a fonti ed autori riportati in fondo a ciascun capitolo. Ho cercato di soffermarmi sulle virtù della donna secondo l’ebraismo. L’intento é divulgativo, in linea con lo Spuntino sulla Parashà, pubblicato nel 5783 (2023) in occasione del Bat Mitzvà di Ashèr. La ᵗ ridotta (in ebraico diremmo ze’irà) che appare nel titolo – Ciliegina sulla Torᵗà – da un lato crea un gioco di parole, dall’altro vuole essere un invito a essere umili e a riconoscere la nostra piccolezza di fronte all’Eterno, condizione necessaria per meritarci la Torà. Concludo con un’esortazione all’umiltà, uno degli insegnamenti più importanti della nostra Santa Torà. Metaforicamente, la “torta” (o il contentino, come diremmo in italiano) che crediamo di meritarci ad ogni buona occasione, può diventare qualcosa di molto Superiore – c’è forse un patrimonio superiore alla Torà? – se impariamo a rinunciare a una parte di essa, magari per dividerla o condividerla con gli altri. Così come una torta si gusta meglio in compagnia, anche lo studio della Torà rende al massimo quando si è in buona compagnia o chevruta.
Cara Elianà, continua ad essere come sei, altruista ed empatica, curiosa ed inventiva, amante della pace che persegui avvicinando te stessa e gli altri alla Torà. Prendi ispirazione dalle nostre quattro matriarche, Sara, Rebecca, Rachele e Lea e valga per te la benedizione dei Cohanim (Num. 6:24-27) [secondo gli intendimenti che ho sentito attribuire ad essa da Rav Bentziyòn Mutzàfi]: “che D-o ti benedica [donandoti saggezza] e ti conservi [attraverso i tuoi discendenti]; che D-o illumini il Suo volto verso di te [per una lunga vita in buona salute] e ti renda [piena di] grazia; che D-o Si volga a te [concedendoti ricchezza] e disponga [accordandoti capacità gestionali] pace per te.” Così i sacerdoti porranno il Suo Nome sui figli di Israele e D-o li benedirà.
Con infinito affetto,
Papà