Dalle colonne del Foglio di oggi, Angelo Pezzana, fondatore del Fuori, il primo movimento di liberazione omosessuale in Italia, risponde per le rime all’articolo di Giorgio Israel per Shalom (Kolot di ieri)
Angelo Pezzana
“Si può dire no ai matrimoni gay senza per questo essere accusati di omofobia?”, si chiede Giorgio Israel sul mensile ‘Shalom’, una domanda retorica che contiene già in sé la risposta positiva. Di rincalzo, Roger Scruton, sul Foglio di sabato, si spinge ancora più in là, arrivando però a delle conclusioni involontariamente controproducenti per la sua tesi, che mira ad escludere la validità delle richieste di uguaglianza dei cittadini gay.
“Introdurre l’orientamento sessuale nella ‘non discriminazione dei sistemi legali moderni significa normalizzare l’omosessualità”. Non occorreva essere filosofo per accorgersene, bastava una pur superficiale conoscenza delle battaglie per il riconoscimento dei diritti-doveri degli omosessuali, per smetterla di inventare lobby che non esistono, minacce al sano e giusto equilibrio eterosessuale della società, la volontà di minare la famiglia tradizionale, con l’ istituzione del matrimonio, che una famiglia composta da due donne o da due uomini finirebbe per distruggere.
Ma quando mai ? Se è vero che i valori famigliari tradizionali sono in crisi, cercarne la spiegazione in chi vuole semplicemente il riconoscimento di poter vivere alla luce del sole un rapporto che si spera durevole, e che quindi ha bisogno, come il suo parallelo etero, di tutte quelle clausole che lo rendono legittimo di fronte alla società, allora perchè fa tanta paura la parola matrimonio ? Dopo decenni passati a lottare per conquistare uno straccio di identità, per non essere più definiti invertiti, pervertiti, malati, peccatori, buoni solo a strappare risate a quelli che sghignazzando sulle checche si sentivano molto aperti, moderni, che dicevano a titolo di merito ‘ma io ho degli amici gay, non ho niente contro, basta che siano al loro posto’, di grazia, possiamo dire che di quel posto, non sappiamo più che farcene ?
Certo, sappiamo bene che le famiglie che nasceranno, se la legge lo consentirà, avranno gli stessi problemi di quelle etero, qualcuna funzionerà, altre no, l’amore eterno sarà una magnifica illusione, ma potrà anche durare, esattamente come succede oggi in tutte le famiglie. Liberiamoci subito da un equivoco, tirato in ballo perché molto sensibile: l’offesa a Dio, a qualunque religione appartenga. Dio non c’entra, il matrimonio è un contratto che si può registrare in chiesa e nel municipio, anche qui, esattamente come succede oggi, la fede non c’entra nulla. Ma i figli ? come faranno a crescere se avranno due papà o due mamme ? Succederà, anche qui, come nelle famiglie dove manca un genitore, e l’allevamento dei figli tocca al sopravvissuto, oppure, come nelle famiglie etero separate o divorziate, così si farà in quelle gay. Se l’amore non è eterno per gli etero, perché dovrebbe esserlo per noi ?. Ma, dicono quelli che sdegnosamente respingono l’etichetta di omofobi, come cresceranno ?
Se si informassero, invece, saprebbero che oggi le famiglie gay con figli sono tantissime, e che i figli crescono circondati dallo stesso amore come in tutte le famiglie tradizionali. Quando Scruton dice che “ l’introduzione del matrimonio gay.. è una decisione che influenza il mondo sociale, significa degradare il matrimonio da status a contratto “ di nuovo tira acqua al nostro mulino, infatti, da sempre il matrimonio è stato definito ‘contratto’, e se a contrarlo sono due donne o due uomini, non cambia nulla, sempre contratto è, non davanti a Dio, se la chiesa di appartenenza non lo concede ancora, ma davanti a un funzionario comunale, con intorno una folla di parenti e amici festanti, come succede in ogni matrimonio che si rispetta. Si mettano il cuore in pace gli amici omofobi, è ora di cambiare registro, in Italia ci arriveremo per ultimi, ma ci siamo abituati, nel mondo civile quelle macchiette che vi piacevano tanto si esibiscono ancora ma a pagamento, nei teatri, nella vita quotidiana stanno scomparendo,lasciano il posto a omosessuali e lesbiche normali, quella normalità che ci accusavate di respingere, ma adesso che la rivendichiamo vi ostinate a negarcela.
Vincerete ancora qualche battaglia, ma guerra no, quella l’avete persa. Lo sapevate che negli Stati Uniti il 55% dei giovani tra i 16 e i 30 anni sono favorevoli al matrimonio gay ? Non lo giudico una vittoria – anche se mi rende orgoglioso pensarlo- quanto piuttosto una legittimazione, che eliminerà quelle discriminazioni alle quali tenevate tanto. E se poi Qualcuno dice che il matrimonio gay è “una ferita alla pace” , gli si può sempre rispondere: “ma lo sa che lei ha sempre voglia di scherzare.”