La storia di Veneziani (Ferrara, 25 maggio 1878 – Ferrara, 14 gennaio 1958) racchiude in sé i drammi e gli splendori di un’epoca, travalicandoli con le sue radici e i suoi aneliti assoluti. Vittore nasce in una famiglia ebraica di Ferrara: come scrive Uberto Tedeschi[1], in via Vignatagliata «teneva la sua bottega di commerciante il padre di Vittore, Felice, anche lui appassionato di Musica e corista». Agli allievi della scuola ebraica del 1938-1943 «in un ricostruito ghetto mussoliniano di Ferrara», insegnò «matematica Riccardo Veneziani, fratello di Vittore e a quest’ultimo somigliantissimo».
Dopo gli studi al “Frescobaldi” di Ferrara e al Liceo Musicale di Bologna e importanti esperienze a Venezia, Torino e Bologna (oltre alla morte della moglie nel ’18 per la spagnola), nel 1921 Veneziani viene chiamato a dirigere il coro della Scala di Milano: «gli giunge infatti una lettera di Arturo Toscanini, col quale aveva già collaborato al Teatro Dal Verme di Milano (…). Inizia un legame a tre – Toscanini, Veneziani e La Scala -, che, con la sola tragica parentesi tra il ’38 e il ’45 dell’allontanamento di entrambi i Maestri, doveva durare oltre un trentennio»[2].
Una pagina del quaderno di Veneziani ci restituisce la violenza di quei momenti drammatici; nel novembre ’38, infatti, annota: «Licenziato dall’incarico alla Scala perché di razza ebraica». La sua amata Patria accetterà a malincuore di lasciarla 6 anni dopo, nel febbraio ’44, in seguito al crollo del regime fascista e all’occupazione nazista. «Si salvò rifugiandosi in Svizzera», racconta Stefani[3]. Il 21 febbraio ’44 lui e il fratello Riccardo passano la frontiera italo-svizzera grazie all’aiuto del finanziere Salvatore Corrias (partigiano combattente di “Giustizia e Libertà” / Brigata “Emanuele Artom”), poi fucilato dai nazisti a fine gennaio ’45 per aver salvato centinaia di ebrei dalla deportazione[4]. Veneziani «fu ospitato presso un istituto di suore a Roveredo, nei Grigioni italiani (…). Iniziò a dirigere, lui ebreo, il coro parrocchiale. La chiesa aveva bisogno di restauri. In Svizzera, dove non cadevano bombe, li si poteva fare anche in quell’epoca. Furono terminati agli inizi del ’45. Per l’inaugurazione il parroco chiese a Veneziani di comporre una messa. Vinta qualche titubanza, il maestro accettò. Della composizione si erano perdute le tracce». Grazie alla ricerca di Laura Zanoli[5], bibliotecaria del Conservatorio “Frescobaldi” di Ferrara, il manoscritto è stato ritrovato tre anni fa.
Tornato nella sua Ferrara, Veneziani diresse nella Sinagoga un coro in memoria dei soldati caduti in guerra. Poi, l’avventura dell’Accademia Corale: a marzo ’55 le prime prove e tre mesi dopo, il 28 giugno, il primo concerto al Palazzo dei Diamanti, con un programma interamente dedicato ai cori verdiani. Nei successivi due anni, concerti all’Abbazia di Pomposa, ancora ai Diamanti e a San Francesco, fino al 27 settembre 1957 con un concerto a Portomaggiore.
Un patrimonio da conservare, è dunque quest’Accademia Corale, un progetto vivo di cui ancora oggi possiamo ammirare il profondo incanto delle voci e delle musiche.
[1] Nel volume In memoria di Vittore Veneziani, Accademia Corale “Vittore Veneziani” della città di Ferrara, 2008.
[2] Ibid.
[3] Vittore Veneziani, a Ferrara la sua messa ritrovata, Piero Stefani, La Voce di Ferrara-Comacchio, 11 novembre 2022.
[4] Nel 2006 la Commissione dei Giusti di Yad Vashem ha attribuito a Salvatore Corrias il titolo di “Giusto tra le Nazioni”.
[5] Zanoli è autrice della tesi Il fondo Vittore Veneziani: un’ipotesi di catalogazione e riordino (Master di I livello in Archivistica, Diplomatica e Paleografia, UniFe, a.a. 2022-2023). Il fondo Veneziani, conservato presso la biblioteca del Conservatorio Frescobaldi di Ferrara, è stato donato dalla signora Germana Jesi Pesaro, nipote del maestro, al Comune di Ferrara agli inizi degli anni ‘70.