Il rabbino ortodosso famoso per i libri sul Kosher Sex difende il diritto dei non osservanti a essere considerati ebrei contro la sentenza incredibile di un tribunale inglese
Rav Shmuley Boteach
Capita, di tanto in tanto, di sentire di una vicenda tanto sconvolgente da sembrare incredibile. Una di queste è apparsa sulle pagine del New York Times a proposito della Jewish Free School di Londra, obbligata ad ammettere un ragazzo, la cui madre ha avuto una conversione non ortodossa, dopo che i genitori avevano presentato un ricorso in un tribunale.
Non entrerò nel merito della continua e amara divisione che esiste in Gran Bretagna tra ebrei ortodossi e progressive. È stato un conflitto che ho vissuto di persona e posso dire di aver lavorato duro per superarlo, attraverso innumerevoli interventi e pubbliche apparizioni, durante gli undici anni che ho vissuto in Gran Bretagna. Ancor meno mi occuperò qui delle pressanti questioni riguardanti lo status di ebreo del convertito, secondo l’interpretazione dei tre principali movimenti in cui si articola l’ebraismo contemporaneo.
Sono un ebreo appassionatamente ortodosso e, egualmente, appassionato dell’idea dell’unità ebraica. Le nostre divisioni devono essere prese in considerazione e superate. Ma questa scioccante storia inglese evoca qualcosa che è molto più urgente e riveste eguale importanza per gli ebrei ortodossi e non ortodossi.
Quello che è stupefacente è che la Corte d’appello di Sua Maestà, esprimendosi contro la scuola, ha dichiarato che l’antica tradizione della comunità ebraica di stabilire l’identità ebraica attraverso i genitori, sarebbe basata su principi etnici, e quindi discriminatoria, e quindi illegale.
“Il presupposto secondo il quale un potenziale studente può essere considerato per l’ammissione solo se sua madre è ebrea, per nascita o conversione, è un test sull’etnicità che va contro la Race Relations Act”, ha dichiarato la Corte. Siano le ragioni “benigne o maligne, teologiche o suprematiste, ciò non rende la situazione più o meno legale”. In un verdetto incredibile, la Corte ha deciso che se il ragazzo pratica l’ebraismo, allora è ebreo: basare la decisione della Commissione delle ammissioni a scuola sull’identità dei suoi genitori sarebbe un’enfasi illegale sull’etnicità, piuttosto che sulla fede religiosa. E’ facile comprendere subito le implicazioni per gli ebrei che non sono per nulla osservanti. Si presume che il governo britannico non li considererebbe ebrei. Ma lasciamo da parte l’incredibile intromissione della magistratura negli affari di una religione e mettiamo a fuoco invece il ragionamento della Corte. Abitando in Inghilterra, diventi automaticamente cittadino inglese se i tuoi genitori sono inglesi. Anche se non ti comporti come un inglese, o odi il tuo luogo di nascita, il Regno Unito non può toglierti il passaporto. Così, se sei un americano residente all’estero, i tuoi figli automaticamente acquisiscono la cittadinanza americana. Io lo so benissimo, perché sei dei miei nove figli sono nati in Gran Bretagna e anche se solo uno dei genitori era americano e, per giunta, la famiglia si era stabilita in Europa, loro hanno acquisito automaticamente la cittadinanza statunitense.
Anche se non celebraste il 4 di Luglio o non aveste mai sentito parlare di Abraham Lincoln, in quella fattispecie voi e i vostri figli sareste americani come George Washington.
Allora, è così difficile per i giudici inglesi capire che l’appartenenza a un popolo passa attraverso un genitore? Gli ebrei sono, prima di tutto, un popolo e solo dopo sono una religione. Noi eravamo i figli di Abramo, Isacco e Giacobbe prima di ricevere la Torah sul Monte Sinai e iniziare a praticare i principi dell’ebraismo.
Essere un popolo viene prima ed è completamente indipendente da qualsiasi affermazione religiosa.
Essere ebrei non è qualcosa che si può perdere e non è qualcosa a cui si può rinunciare. In questo senso, l’ebraismo è radicalmente diverso dal cristianesimo, che richiede un cosciente atto di affermazione della fede.
Mentre non possono esserci cristiani atei, di ebrei non credenti è pieno il mondo. Sono sbalordito dal fatto che un tribunale inglese lo possa mettere in dubbio. Negli 11 anni trascorsi in Gran Bretagna, non ho mai sentito nulla di così offensivo.
Questa sentenza costituisce un assalto giuridico alla vera integrità della religione ebraica così com’è praticata in Gran Bretagna ed è uno spartiacque nella storia ebraica moderna. E con le recenti storie di accademici inglesi che cercano di boicottare i loro colleghi israeliani e la crescita dell’antisemitismo, si rafforzerà ancora di più l’idea che la Gran Bretagna stia diventando un luogo ostile agli ebrei.
Essere un popolo non ci rende un gruppo etnico omogeneo.
Ci sono ebrei di colore ed ebrei bianchi, ebrei europei ed ebrei asiatici. Convertiti di ogni gruppo etnico possono aggiungersi a noi in ogni momento. Ma facendo ciò non abbracciano una fede, bensì un popolo. Non diventano soltanto dei praticanti della fede ebraica, ma una parte della famiglia ebraica. Un convertito è trasformato da outsider a fratello o sorella ebrei. Ma il processo deve necessariamente avere degli standard. Essere un cittadino britannico non è un atto arbitrario. Ci vogliono circa 10 anni di residenza. Così per mia moglie, che è australiana, la naturalizzazione americana, ha richiesto molti anni di residenza e il superamento di un test di cultura generale americana. Adesso immaginate quanto sarebbe assurdo se gli Usa chiedessero alla Gran Bretagna di cambiare i requisiti di residenza, o viceversa, e iniziate a capire l’impudenza dei giudici inglesi nel cercare di alterare i requisiti d’identità di una fede antica di 3500 anni e precorritrice del Cristianesimo.
Fra pochi giorni, la mia organizzazione This World: The values Network sponsorizzerà la prima conferenza sui valori ebraici. Ci saranno personalità ebraiche di primo piano, tra le quali il rav Adin Steinsaltz, il presidente della Yeshiva University Richard Joel, Alan Dershowitz, Dennis Prager, Michael Steinhardt, il presidente dell’AIPAC David Victor e Marianne Williamson. Tra i nostri principali valori religiosi ci sono la comunità e il popolo. Per millenni, dispersi sulla terra, gli ebrei si sono sempre aiutati l’uno con l’altro. Puoi arrivare in qualsiasi città del mondo, e non importa quale sia il tuo livello di osservanza, ma se sei stato invitato da qualcuno per lo Shabbat ti fanno sentire come a casa, anche se, fino a un minuto prima, eri un completo estraneo.
Alla luce di questa oltraggiosa sfida legale inglese all’antico principio del popolo ebraico, avremo una discussione dedicata a spiegare lo speciale valore ebraico dell’identità e del popolo. Con la speranza di aiutare gli ebrei inglesi, facendo loro sapere che non sono soli in questa battaglia fondamentale.
(versione italiana di Rocco Giansante)
Dalla newsletter L’Unione Informa del 12/11/2009
http://moked.it/newsletter/lunione-informa/