“L’Eterno, Signore dei cieli, che mi trasse dalla casa di mio padre e dalla terra dove sono nato e mi parlò e mi giurò dicendo ‘Io darò alla tua progenie questo paese’; Egli stesso manderà il Suo angelo davanti a te e tu prenderai di là una moglie per mio figlio” (Genesi 24:7).
Queste parole rappresentano l’incarico ricevuto da Eliezer, il servitore di Abramo che fu mandato ad Aram Naharayim per trovare una moglie per Isacco. La missione di Eliezer ebbe successo poiché portò Rebecca, la nipote di un fratello di Abramo, a sposare Isacco.
La questione che i commentatori si pongono in questo versetto è chi era questo angelo che avrebbe garantito il successo della missione?
Rabbì Yeshaya Horowitz (“Shela Hakadosh”, 1565-1630), spiega che questo angelo non era altro che il capo di tutti gli angeli dei cieli.
Siccome la Torà definisce Eliezer come servitore di Abramo “hamoshel bechol asher lo/che controllava tutte le sue proprietà” (Genesi 24:2), il Signore avrebbe mandato l’angelo che aveva un ruolo corrispondente nei cieli. Solo colui che governava tutti gli angeli poteva essere inviato per accompagnare Eliezer e assicurare il successo della sua missione.
Per questo motivo, spiega Rabbì Yeshaya Horowitz, la Torà si riferisce a Eliezer sia come “haeved/il servitore” sia come “haish/l’uomo” e, in alcuni contesti biblici, la parola “ish/uomo” si riferisce a un angelo inviato in questo mondo per compiere una certa missione. Quindi, in questo capitolo, quando compare la parola “haish/l’uomo”, la Torà non si riferisce a Eliezer ma all’angelo che lo accompagnò e che garantì il suo successo.
Il Talmud racconta un particolare di questa storia che la Torà occulta: quando la famiglia di Rebecca vide la ricchezza che Eliezer aveva portato con sé, tentò di ucciderlo avvelenando il cibo che gli serviva, in modo da potersi impossessare delle sue ricchezze. Ma l’angelo che l’accompagnava cambiò i piatti, prendendo il piatto servito a Eliezer e ponendolo davanti a Betuel, il padre di Rebecca, che per questo morì.
Ancora un dettaglio: nel verso conclusivo (Genesi 24:61), prima è scritto che Rebecca e le sue ancelle seguirono haish/l’uomo (watelechna acharè haish/andarono dietro l’uomo) e poi che “il servitore prese Rebecca (wayiqakh haeved et Rivkà).
Il compito dell’angelo, che sappiamo essere haish/l’uomo, era assicurare che Rebecca uscisse fuori dalla casa della sua famiglia. Una volta compiuta la missione, l’angelo se ne andò e tornò nei cieli e fu allora che “haeved/il servitore Eliezer, prese Rebecca per portarla a Isacco.
Questa storia, in qualche modo, ci da lo spunto per riflettere sul fatto che le cose arrivano quando devono arrivare, l’importante, affinché ciò avvenga, è essere indirizzati nella giusta direzione e procedere nel giusto cammino.
In particolare, quando si tratta dell’area degli “Shidduchim”, unire una coppia a scopo matrimoniale, il primo passo è porre la nostra fiducia in Dio e credere fermamente che Egli invierà il Suo angelo per trovare in ogni persona la sua giusta corrispondenza. La giusta unione arriverà quando dovrà arrivare e niente potrà mai mettersi in mezzo e il Signore può inviare persino i Suoi angeli per assicurarsi che questo accada.
Una volta, uno studente di una yeshivà (scuola di studi rabbinici) in Ungheria, pose una domanda molto difficile al capo della scuola ma lui non conosceva la risposta.
Lo studente scrisse allora a molti dei principali maestri di Torà dell’epoca uno dei quali inviò una risposta molto brillante alla sua domanda. Lo studente chiese al capo della scuola, che acconsentì, il permesso di viaggiare per andare ad incontrare questo rabbino.
Durante il viaggio, lo studente alloggiò in una locanda e lì incontrò lo studente di un’altra yeshiva.
Cominciarono a parlare e l’altro studente lo informò che era un discepolo del Chatam Sofer (Rabbì Moshe Sofer di Pressburg, 1762-1839), il quale lo aveva mandato a consegnare una sua lettera per un certo rabbino. Il rabbino a cui era stato inviato il messaggio del Chatam Sofer era lo stesso rabbino che aveva risposto al primo studente e dal quale stava andando e visto che doveva andare da questo rabbino, l’altro studente gli chiese se poteva portargli la lettera e risparmiargli un viaggio e lui acconsentì.
Il ragazzo continuò il suo viaggio raggiunse il rabbino e trascorse alcuni giorni lì studiando Torà con lui. Prima di andarsene, disse:
“Quasi dimenticavo, ho incontrato un ragazzo che aveva bisogno di consegnare questa lettera per lei dal parte del Chatam Sofer”. Il rabbino aprì la lettera, la lesse, la richiuse, guardò lo studente della yeshiva e disse: “Mazal tov! Sono contento che sposerai mia figlia!”
Nella lettera del Chatam Sofer a questo rabbino, c’era scritto che avrebbe dovuto far sposare sua figlia con il ragazzo che gli avesse portato quella lettera…
La lezione da imparare da questo racconto è che dobbiamo smettere di preoccuparci, di riporre la nostra fiducia in Dio e confidare che un angelo sia già stato inviato per dare a ogni persona quello che deve ricevere. Prima impareremo ad usare questa qualità, prima vedremo diradare l’oscurità che ci circonda, Shabbat Shalom!